L’individuazione delle Zone Economiche Speciali in Basilicata scelta incauta ed intempestiva o strategica e lungimirante?

L’ampio dibattito politico sviluppatosi in Basilicata, a seguito delle scelte operate dalla Regione Basilicata in ordine alla individuazione delle Zone Economiche Speciali (di seguito Zes), ai sensi dell’art.4 del D.L 20 giugno 2017 n. 91, convertito nella Legge 3 agosto 2017 n. 123, impone un approfondimento, che aiuti a comprendere la materia, di cui è discussione, e meglio delinei i contorni di una problematica, che rischia di implodere, come spesso capita, determinando una guerra tra poveri, che, nella situazione storica ed economica così delicata, non giova a questa regione.

foto dell’area artigianale e dei terreni golenali di Francavilla

In conseguenza dell’originario art. 4 del D.L n. 91 del 20.6.2017, recante “Disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno”, la Giunta Regionale di Basilicata ha approvato la delibera n. 876 del 4 agosto 2017, con cui, in esecuzione degli artt. 4 e 5 del citato D.L 91/2017, ha preso atto di uno studio preliminare dal titolo “La Basilicata un’area cerniera.Le infrastrutture e la logistica”, redatto dall’Osservatorio Banche Imprese, acquisito il 3.8.2017, il quale evidenzia che il sistema logistico meridionale gravita sui nodi di Bari,Brindisi,Taranto, Gioia Tauro, Napoli e Salerno. In conseguenza di tale assunto, lo studio individua in Basilicata nei poli di Ferrandina e Galdo di Lauria le possibili ZES, necessarie ad integrare la Basilicata nel sistema delle reti europee nazionali per il trasporto delle merci e per ”offrire vantaggi alle imprese delle aree contermini murgiane e tarantine”. In virtù di tali considerazioni, la Giunta Regionale, con la delibera n. 876 del 4.8.2017, ha preso atto dello studio analizzato, contenente le proposte di Zone economiche Speciali all’interno della Regione Basilicata individuate nei poli di Ferrandina e Galdo di Lauria, rinviando atti successivi ad eventuali modifiche del D.L n. 91/2017. La scelta delle ZES, così come, sostanzialmente, individuate dalla Giunta Regionale, ha aperto un ampio e serrato dibattito, su cui, a vario titolo, sono intervenuti personalità di spicco della politica regionale, da alcuni parlamentari in carica ad ex parlamentari, da alcuni Sindaci ( Tito, Francavilla, Matera) ai Sindacati, da consiglieri regionali alle forze politiche, che contestando le scelte operate sul piano metodologico e della partecipazione democratica, hanno rivendicato la discussione nelle sedi istituzionali con la compartecipazione di tutti i soggetti interessati, comprese le associazioni di categoria e Confindustria locale.

Area Artigianale Francavilla in Sinni

In realtà al Governatore si imputa di non aver promosso un dibattito democratico partecipato e di non aver coinvolto le forze politiche ed i soggetti istituzionali per una scelta strategica, che peraltro privilegia il comune di Lauria, notoriamente suo paese di nascita e di residenza. Nell’ultima visita del Ministro De Vincenti, il Governatore ed il Ministro hanno confermato il polo di Ferrandina ed hanno ”congelato” Galdo di Lauria; De Vincenti,peraltro, ha chiarito che il Decreto legge n. 91, ormai convertito in legge, ha delineato i contorni di fondo delle ZES, mentre entro la metà di ottobre il Presidente del Consiglio dei Ministri dovrà emanare due decreti che preciseranno da una parte le delimitazioni delle ZES e dall’altra le semplificazioni burocratiche capaci di rendere più attrattive queste aree, tanto in esecuzione dell’art. 4- comma 3 del più volte citato D.L n. 91/2017. Pittella, di fronte alle reiterate critiche pervenute da più parti ha confermato l’indicazione del polo di Ferrandina, collegato al porto di Taranto, ed ha declassato a semplice ipotesi quello di Galdo di Lauria, collegabile al porto di Gioia Tauro e/o Salerno. Ma perché tanto interesse per le ZES? I vantaggi “per le nuove imprese e per quelle già esistenti che avviano un programma di attività economiche, imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale nelle ZES, sono delineati dall’art. 5, commi 1 e 2,e possono riassumersi in:

  • procedure semplificate e regimi procedimentali speciali, recanti accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati, rispetto alle procedure e ai regimi previsti dalla normativa ordinaria;
  • accesso alle infrastrutture presenti e previste nel Piano di Sviluppo strategico delle ZES;
  • in relazione agli investimenti effettuati nelle ZES, il credito di imposta, di cui all’art. 1, comma 98 e seguenti della L. 208/2015, è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquisiti entro il 31.12.2020, nel limite massimo, per ciascun progetto di investimento, di 50 milioni di euro.

Il riconoscimento di tali vantaggi è subordinato a due condizioni:

  1. Il mantenimento dell’attività per sette anni;
  2. le imprese non devono essere in stato di liquidazione o di scioglimento.

Appare del tutto evidente che i vantaggi e le prospettive di sviluppo economico e sociale delle aree individuate ZES sono notevoli e rendono tali aree fortemente appetibili. Proprio questo, tuttavia, impone che la scelta sia obiettiva e, in una regione caratterizzata da gravi squilibri tra le varie aree, mirata a riequilibri territoriali tra aree meno forti o in crisi ed aree notoriamente più forti, nel rispetto, ovviamente, del comma 2 del più volte citato D.L n. 91/2017, come convertito nella L. n. 123/2017, che indica le ZES come “ un’area geograficamente delimitata e chiaramente identificata, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti, purché presentino un nesso economico funzionale, che comprenda un’area portuale sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei Trasporti (TEN-T).Questo spiega perché lo studio redatto dall’Osservatorio Banche Imprese, fatto proprio dalla Giunta Regionale con la delibera n. 876/2017, individua il polo di Ferrandina, collegabile al porto di Taranto e quello di Galdo di Lauria, collegabile al, porto di Gioia Tauro o di Salerno.Ma la L. 3.8.2017n. 123, di conversione del D.L n. 91/2017, approvata il giorno prima della delibera di Giunta Regionale n. 876/2017 del 4.8.2017, sia pure pubblicata sulla G.U il 12.8.2017, introduce all’art. 4, il comma 4 bis che recita testualmente:

Antonio Amatucci

“Ciascuna regione, di cui al comma 4 può presentare una proposta di istituzione di una ZES nel proprio territorio o al massimo due proposte ove siano presenti più aree portuali….omissis..Le regioni che non posseggono aree portuali aventi le caratteristiche di cui al comma 2, possono presentare istanza di istituzione di una ZES solo in forma associativa, qualora contigue o in associazione con un’area portuale aventi tali caratteristiche.” “ La regione o le regioni in caso di ZES interregionali, formulano la proposta di istituzione della ZES, specificando le caratteristiche dell’area identificata” (art. 4 comma 6 L. 123/2017). E’ probabile che la Giunta Regionale, ritenendo che la legge di conversione del D.L 91/2017 facesse salvi i provvedimenti già adottati in vigenza del decreto legge, si sia mossa con tempestività, ma la legge 123 non fa salvi tali provvedimenti, pur specificando che, a norma dell’art. 15-comma 5 della L. 400/88 le modifiche apportate dalla legge di conversione hanno efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della norma sulla Gazzetta Ufficiale.(13.8.2017).In questo caso,tuttavia, pare improbabile la tesi della valenza giuridica della scelta delle ZES operate con la delibera di Giunta Regionale n. 876 del 4.8.2017, anche perché intervenuta in assenza dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri propedeutici alle scelta, per cui la Regione è chiamata ad operare una proposta condivisa e strategica di una sola ZES interregionale, d’intesa con la regione avente un’area portuale con le connotazioni previste dalla Legge. Ed è qui la vera sfida della classe dirigente regionale, chiamata a disegnare l’area da proporre tenendo conto delle emergenze storiche, economiche e sociali, cercando di perseguire quel riequilibrio regionale sempre invocato e mai realizzato in Basilicata. Pur riconoscendo che tutto il territorio regionale meriterebbe di essere incluso nell’unica ZES interregionale, pare più perseguibile l’ipotesi di una proposta di una ZES che non può non gravitare nell’area portuale di Taranto o Salerno, che possa ricomprendere le aree più deboli e/o in crisi industriale della regione, prime fra tutte le aree interne comprendenti i poli di Ferrandina, la Val d’Agri ed il Senisese-lagonegrese. Non esistono vincoli quantitativi e dimensionali all’individuazione della ZES, che può ricomprendere anche aree non territorialmente adiacenti, purchè presentino un nesso economico funzionale ed un’area portuale di riferimento. Detta proposta potrebbe trovare d’accordo un vasto territorio, in parte servito anche dall’aeroporto di Pisticci e dalla realizzande Murgia.Pollino, Salerno-Potenza-Bari, in eterna aspettativa di scelte strategiche di riequilibrio territoriale ed economico, includendo insieme settori produttivi già esistenti o in crisi ed aprendo a nuove attività collegabili a settori culturali ed ambientali. Ovviamente tale ipotesi deve passare attraverso una necessaria interlocuzione con tutti i soggetti istituzionali interessati , con la indifferibile mediazione con la regione avente l’area portuale di riferimento, che potrebbe essere la Puglia o la Campania, a seconda che si privilegi il collegamento con l’area portuale di Taranto o di Salerno.Scelte diversamente operate, perseguite con metodologie intrise da presunto decisionismo, rischiano di rimanere incomprese e, nelle scelte finali, di breve respiro, ancorate ad una visione circoscritta al particulare, che la buona politica dovrebbe aver accantonato da tempo.

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