Gino Costanza

Signore, sono un precario, / invoco la tua misericordia. / Signore, non ti chiedo che scenda
di nuovo la manna dal cielo! / Non ti chiedo favori particolari, / non ti chiedo d’essere raccomandato,
non ti chiedo d’essere segnalato. / Signore, sto bene in salute, / ho le carte in regola.
Signore, sono un povero cristo, ricco di fede. / Gravo sui miei genitori, / che sono pazienti e mi capiscono.
Appaio un mediocre, / ma ho tanta voglia di smuovere il mondo, / di rendermi attivo con dignità.
Signore, anch’io ho il dono della pazienza, / ma guai al momento della disperazione. / Signore, sono sensibile e fragile,

ad un passo dall’imponderabile. / Signore, sono un precario, invoco il tuo aiuto. / Non farmi perdere la salute,
non farmi perdere la testa, / non farmi perdere la fiducia / nelle mie risorse inespresse.
Sostienimi nella questua / d’uno spazio nel consorzio degli operosi.
Signore, sono un precario, invoco il tuo perdono; / con tutti i miei limiti e le mie pecche,
sono un essere umano in cerca di lavoro, / in cerca della mia dignità, / in questo mondo che non va.
Signore, sono un precario, dammi la forza / di credere che c’è ancora bisogno di me.
Grazie, Signore, per l’ascolto attento / del grido di un precario stanco, / che vive d’ansiosa attesa.
haiku
(Pietà)
Colgo la pietà
da tanta blasfemia
devastatrice.
(Sul pungitòpo)
Sul pungitòpo
la calavèrna adórna
la ragnatéla.