Falconara Albanese, la nuova tappa del Viaggio nei borghi di origine albanese

LA FASE ANTECEDENTE DEI COSTUMI “LLAMBADHOR” NEL MUSEO ETNOGRAFICO “SORELLE MANES” DI FALCONARA ALBANESE, SUL TIRRENO COSENTINO.
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Uno dei costumi più antichi in Arberia, rinvenuto in famiglia privata a Falconara Albanese, con il diadema nuziale Seicentesco quando nella parte posteriore, il colore del tessuto ai due lati, era solito abbinare a quello del costume.

Falconara Albanese
Probabilmente nell’Ottocento, la stoffa posteriore della Keza è stata sostituita dal tessuto laminato in oro. Anche il velo non rispecchia la moda francese del “tulle” e non vi sono influenze spagnole nella scollatura che definiva un corpetto che mettesse in mostra le forme secondo la moda francese.
Il costume è stato rinvenuto senza il corpetto (xhipuni). La trasformazione e rifunzionalizzazione indumentaria avvenuta nel passato, dimostra che le fogge del vestire tradizionale in Arberia abbiano avuto uno sviluppo autoctono nel Regno di Napoli, grazie all’arricchimento di alcuni elementi del costume ordinario. Non ci sono riferimenti con l’Albania.
L”analisi storica del complesso vestimentario, che prende avvio nel XVI e si conclude alla fine del XIX secolo, rende visibile oggi, attraverso i costumi tradizionali, custoditi nel Museo Etnografico “Sorelle Manes”, presso il Palazzo Ildegonda di Falconara Albanese, la fase antecedente ai costumi “llambadhor” o “llastri” (tessuti laminati in oro), di metà Ottocento.
Dopo le scene nuziali in carta filigranata dei paesi arbëreshë dell’Alto Crotonese del 1768, incisi da Giovanni David (1743-1790), a Falconara Albanese troviamo testimonianze antiche di costumi veri (non stampe), custoditi nel Museo Etnografico “Sorelle Manes”, presso il Palazzo Ildegonda. Un tesoro inestimabile.
Stoffe in seta pregiata, damasco e broccato, a testimonianza che gli arbëreshë, attraverso il traffico di artigiani tessili e intere famiglie, acquistavano i tessuti nell’industria serica di Catanzaro che aveva ottenuto dall’imperatore Carlo V, nel 1519, il Consolato dell’Arte della Seta, che implicava anche dei privilegi fiscali, fino a quel momento, concessi solo alla città di Napoli, I mercanti catanzaresi erano affrancati di tutti i dazi, anche di quelli della seta.
Fu il primo consolato dell’arte della seta che si fondò nel Regno, dopo quello di Napoli, fondato da Ferdinando I, nel 1465, e composto di tre consoli della nobile arte della seta. Vari gli elementi del costume che si rifanno alla composizione del vestiario nel Settecento, dipinto da illustri artisti.
Ringraziamo di cuore il prof. Angelo Matrangolo per l’ospitalità a noi riservata. Una persona molto brava, affabile, disponibile e di reale attaccamento al patrimonio secolare della nostra etnia, incidendo non poco all’allestimento nel Museo Etnografico “Sorelle Manes, di un importante spaccato storico della culturale materiale. Con i suoi saperi sulle tradizioni popolari e le varie fasi della vestizione della sposa, ha agevolato il mio lavoro per un reportage davvero eccelso.
In particolare, il reportage ha messo in luce le varie fasi della vestizione della sposa ed alcune scene di commiato della sposa dai parenti, dai genitori e dalle amiche.
Falconara A. la vestizione della sposa
Ringraziamo doverosamente i protagonisti delle foto per la disponibilità e per i momenti che hanno fatto rivivere le antiche scene di nozze nella società tradizionale di Falconara Albanese: Sara Naccarato (la sposa) con il costume settecentesco, Carolina Gnisci (la madre), ed Emanuela Matrangolo (sorella della sposa) con il costume Ottocentesco.
La nostra gratitudine va anche al sindaco di Falconara Albanese, Ercole Conti, che ha favorito con il suo percorso politico uno dei Musei più importanti in Arberia con documenti della cultura materiale di straordinaria importanza storica che riguardano le fogge del vestire antico, elementi cardini della nostra identità, insieme alla lingua e al rito religioso.

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