La memoria è un dovere, non una possibilità: il 30° anniversario dell’eccidio dei Carabinieri Medaglia d’Oro al Valor Militare Fortunato Arena e Claudio Pezzuto

Il 12 febbraio, si è svolta la cerimonia di commemorazione per il 30° anniversario dell’eccidio dei Carabinieri Medaglia d’Oro al Valor Militare Fortunato Arena e Claudio Pezzuto”, assassinati la sera del 12 febbraio 1992 a Pontecagnano Faiano.

 

Dapprima nella Chiesa di San Benedetto, durante la cerimonia religiosa officiata dal Cappellano Militare, che ha rimarcato l’atto eroico, e d’amore, compiuto trent’anni orsono dai giovanissimi Carabinieri, e poi nel luogo in cui avvenne l’efferato omicidio per mano di due malviventi, ovvero Piazza Garibaldi, è stata data testimonianza della memoria e della gratitudine che ancora oggi serbano per le due vittime le Istituzioni e la società civile.

Presenti alla manifestazione erano il Dottor Francesco Russo, Prefetto di Salerno; il Generale Antonio Jannece, Comandante della Legione Carabinieri Campania; il Colonnello Gianluca Trombetti, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Salerno Significativa, la partecipazione delle vedove dei caduti, le Medaglie d’Oro al Valor Militare alla Memoria Tania Pisani Pezzuto, con il figlio Alessio, e Angela Lampasona Arena.

Il Sindaco Giuseppe Lanzara ha ribadito il nitido ricordo di quella sera, che egli visse, nelle vesti di giovane abitante di Faiano, con grande turbamento, sottolineando che

“se ciascuno di noi, come ragazzo, come uomo, come educatore, come membro delle Forze dell’Ordine o come Amministratore, farà la propria parte, come fecero i nostri indimenticati Carabinieri caduti nell’esercizio dei loro doveri, la società sarà migliore e non ci saranno alibi. La città di Pontecagnano Faiano non smetta mai, e sono certo non lo farà, di impegnarsi nella lotta alla delinquenza ed alle mafie in difesa della legalità”.

Altrettanto toccante il discorso del Gen. Jannece, il quale dall’alto del suo ruolo di Comandante della Legione Carabinieri Campania, dopo aver ringraziato i presenti, civili e militari intervenuti, ha richiamato l’attenzione sul ruolo al quale i militari in servizio sono chiamati quando scelgono di indossare la divisa che fu di Claudio e Fortunato. Ma sopratutto alle famiglie che sono dietro ciascun Carabiniere. Parole cariche di saggezza e di rinnovamento. Se da una parte ci sono uomini in divisa chiamati a fare il proprio dovere, dall’altra parte ci sono famiglie che inevitabilmente subiscono gli effetti positivi e negativi di questa scelta. E ha esortato i militari presenti a essere vicini alle famiglie dei colleghi che non ci sono più, perché come ha affermato il Generale Jannece:

“Quando un collega non c’è più dobbiamo farci carico di cosa lascia e soprattutto di chi lascia. Dietro ogni Carabiniere c’è una famiglia che dovrà diventare la nostra”.

Il pensiero nell’ascoltare queste parole è andato a Tania e Alessio, che da trent’anni portano a diverso titolo nel proprio cuore ma soprattutto nel vivere quotidiano il ruolo di Vedova e Orfano del Carabiniere M.O.V.M. Claudio Pezzuto.

Alessio in questi trent’anni non ha mai mancato un’ occasione per commemorare il papà. Con grande coraggio testimonia cosa vuol dire essere un Orfano dell’Arma dei Carabinieri. Cerca in ogni pantalone con le bande rosse qualcosa che gli ricordi il papà. E’ un sostenitore della legalità, attivo tra i giovani non si tira mai indietro quando gli viene chiesto di raccontare il proprio vissuto. Tania, vedova del Carabiniere Pezzuto, ha convertito la solitudine personale e il dolore in parole per i giovani. Impegnata attivamente insieme ad Alessio nel seminare una cultura della legalità in ogni dove da trent’anni ospite in scuole, piazze, musei, emittenti televisive e radio, attraverso i social network non smette di testimoniare l’eroismo di Claudio, invitando i giovani a stare dalla parte giusta.

Eppure nonostante il grande valore culturale e sociale con cui la famiglia Pezzuto onora il ricordo del Carabiniere Eroe Claudio M.O.V.M., al di là dei pregevoli ricordi dedicati a questo giorno da comunità limitrofe, quale il Comune di Noepoli, o che a vario titolo hanno incrociato la storia di Claudio Pezzuto come il Comune di Bellizzi, Comune di Surbo (e altri che mi scuseranno se non li ho citati) non è valso lo stesso per la Comunità di Francavilla in Sinni. Una Comunità, che forse più delle altre potrebbe onorare la memoria di un Eroe Nazionale le cui spoglie sono custodite con grande onore per la comunità stessa nel Cimitero Comunale. Il 12 febbraio, da trenta anni oramai non è un giorno come gli altri sul calendario, ma è un giorno che è entrato a far parte della storia italiana, con l’eccidio di Faiano. Perché Claudio è un Eroe nazionale, insignito del più alto riconoscimento che lo Stato Italiano riconosce alle sue vittime: la Medaglia d’Oro al Valor Militare, ma è sopratutto cittadino adottivo della città di Francavilla in Sinni. Invece il 12 febbraio nella comunità di Francavilla in Sinni è calato il silenzio. Silenzio delle Istituzioni politiche, religiose e militari, silenzio della popolazione. Un giorno come altri. Ma non è così. Il ricordo di quanto accaduto potrebbe essere l’occasione per favorire la cultura della legalità mantenendo vivo, per tutti, adulti e bambini, e sopratutto per le future generazioni, il ricordo di quanto tragicamente accaduto.

Concludo prendendo in prestito le parole di Primo Levi

Tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo”.

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