Italo Elmo
Oggi la Domenica delle Palme (e Diella e Dhafnis), che ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme accolto dalla folla con i rami di ulivo. Il ramoscello porti tanta pace, serenità e armonia nella Vostra casa.
UNA VOLTA C’ERA LA “KALIMERA“, CONFEZIONATA CON ALBERI O RAMI DI ALLORO, “DHAFNA“.
Le tradizioni popolari della Settimana Santa incominciano, in tutti i paesi arbëreshë, con la ricorrenza della “Domenica delle Palme”, così detta dall’ondeggiare dei palmizi, che inondano le chiese per la benedizione.
Dopo la messa, si svolge per le vie del paese una processione che rievoca l’ingresso di Cristo a Gerusalemme; i fedeli recano rametti di ulivi e di alloro.
Si è soliti partecipare con particolare devozione al rito della benedizione di ramoscelli di ulivo e delle foglie di palme.
Moltissimi li appendono, come segno augurale di pace, al capezzale del letto, ai piedi del crocefisso, sotto le immagini dei santi, dei propri cari scomparsi ed anche dietro la porta d’ingresso e vengono conservati fino alla Domenica delle Palme dell’anno successivo.
Era consuetudine anticamente, il sabato precedente la domenica delle Palme, andare in campagna a raccogliere qualche fuscello della pianta di alloro e incrociando i rametti, si confezionava la “kalimera“, che per l’occasione veniva addobbata con dolci tipici, “nxhinetat” e taralli, ma anche con fichi, ed altri doni con in cima un arancio ed una fettuccina di seta che donavano alle rispettive fidanzate ed amiche.
In quest’uso si potevano riscontrare tracce di antiche forme propiziatorie di fecondità e fertilità.
In tempi moderni, invece, i doni destinati solo ai bambini, consistono in cioccolate, caramelle ed altre ghiottonerie.
Il significato di “Dhafna” per la mitologia.
Dafne è una fanciulla bellissima, il cui nome significa “alloro“, albero dal grande significato mitico e simbolico, utilizzato nel mondo greco e romano quando gli eroi erano incoronati con l’alloro ad indicare che avevano percorso non solo il regno della Terra, ma anche quello degli inferi.
Dafne, figlia di Gea e del fiume Peneo (o secondo altri del fiume Lacone), era una deliziosa ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia quando la sua vita fu stravolta dal capriccio di due divinità: Apollo ed Eros.
Dafne si era trasformata in un leggiadro e forte albero che prese il nome di LAURO (dal greco dafne = lauro).
La trasformazione era avvenuta sotto gli occhi di Apollo che disperato, abbracciava il tronco nella speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne. Alla fine il dio, considerati inutili i suoi tentativi, proclamò a gran voce che la pianta dell’alloro sarebbe stata sacra al suo culto e segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori.
Dafne trova dentro di se le risorse, ben rappresentate dalle radici profonde, che l’accompagneranno ad aprirsi all’altro per trovare attraverso l’amore, l’unità.


