Enza Berardone
È un letto sfatto della storia, ancora caldo,
la Rabatana,

un misterioso e sinuoso fascio di muti vicoli,
che vanno a morire
nell’arido grembo dei calanchi, gonfi di vento,
sazi di fichi d’india,
un’oasi di silenzio,
un nugolo di case chiuse
in fuga verso l’infinito,
un labirinto di tempi
che si rincorrono e diventano sensazioni,
stati d’animo.

Qui si respira con l’anima,
si viaggia nel passato
per ritornare a casa,
per ritrovare se stessi,
una finestra sul mondo,

spalancata sull’inquieta umanità, che cerca ancora risposte e salvezza.
È un andirivieni tra vite e luoghi, tra sparuti ed ostinati ciuffi d’erba e visi scavati dal sole e dalla saggezza;
un dolce viatico che ci indica come abitare poeticamente i nostri spazi.
Bisogna andare via, per imparare a rimanere e a respirare ancora altre albe, altre storie.