Numeri, elezioni e bufale

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Il Def è il documento di economia e finanza stilato ogni anno dal governo per indicare azioni e previsioni economiche per gli anni a venire. Fino a qualche anno fa si chiamava DPEF, poi il riferimento alla programmazione l’hanno tolto, sapeva troppo di XX secolo. Gratta gratta la sostanza è sempre quella. Il Def dovrebbe prevedere, ma sbaglia sempre; trovare un documento di previsione che in passato abbia “azzeccato” i numeri è quasi impossibile. Diventa esilarante quando prova a prevedere cosa succederà fra 3 o 4 anni. Sapete perché? Perché le cose andranno sempre bene, tra 3 o 4 anni. Sapete perché? Perché 99 su 100 il governo non sarà più lo stesso (ci sarà qualcun altro a dire che le cose vanno male). È molto simile a quanto succede nelle banche. Ti vendono (è il loro mestiere) quello che devono. Magari un investimento non va bene, torni in banca, ma il direttore non c’è più. Vorresti sgozzarlo, ma è andato in un’altra filiale. Se da un lato è vero che la politica deve indicare una strada, deve dare una prospettiva al paese, dall’altro sarebbe meglio non addentrarsi in meandri infìdi, dove la probabilità di spararla grossa è sempre molto “grossa”. E invece no, ogni anno lo stesso film, simpatico e divertente per chi non crede alle favole, ricco di speranze per chi ascolta i titoli dei Tg. Ogni anno il governo di turno dice di aver trovato la chiave per aprire le porte del paradiso, ogni anno le riforme messe (anzi più spesso quelle che verranno messe) in campo avranno in futuro un effetto benefico nell’ordine di diversi punti di ricchezza in più. Monti nel 2012 diceva: le riforme che stiamo approvando avranno un impatto sulla crescita potenziale del paese di quasi il 7%! Renzi, più modestamente (e questo è strano!), si è limitato ad aggiungere solo qualche decimale. Avete visto qualcosa? No? Perché la previsione si riferisce al.. lungo periodo. Sui tagli invece si scrive, ma non si parla. Ne sa qualcosa Cottarelli, commissario per la spending review, ripreso a muso duro da Renzi per aver parlato troppo e male. Perché scrivere nel Def che entro tre anni la spesa pubblica verrà tagliata di 32 miliardi è un imagesconto (il Def è un mattone di 150 pagine; non lo legge nessuno), altro è andare in televisione e dire a bruciapelo: fra 3 anni dovremo avere 90.000 dipendenti pubblici in meno! Insomma, il battutiere fiorentino, quando si va su certi argomenti, perde un po’ la verve e si abbottona. Su altri, invece, a volte è rivoluzionario (l’Europa non ci può dire cosa fare), a volte è moderato (non lo faremo per l’Europa, ma per i nostri figli). Nel suo partito lo tirano per il bavero: taglia le tasse, non toccare le spese, non puoi legalizzare la precarietà. Lui per il momento va per la sua strada, dice di si a tutti, ma poi fa di testa sua. Vorrebbe davvero far cambiare musica al paese, ma non ha ancora pronto il nuovo “spartito” (non che sia facile, anzi!). Oggi il suo assillo è approvare provvedimenti anti-casta per mettere il “bavaglio” a Grillo. E se qualcuno non è d’accordo, da battutiere si trasforma in pistolero. Implacabile, non perdona; uno a uno sta eliminando tutti coloro che gli intralciano il cammino. Sindacati, industriali, banchieri, uomini del suo partito (soprattutto). Un dubbio ce l’ha. Andare o no al voto il prossimo anno. Su questo ancora non ha scelto, deciderà dopo le Europee, che si augura a lui propizie. Se stravince, l’anno prossimo o addirittura in autunno si voterà; vuole una maggioranza fedele e quella attuale non lo è affatto. Eppure dimentica che se anche vincerà le elezioni generali (con italicum o porcellum o mattarellum che sia), nella prossima legislatura sarà sufficiente il distacco dalla maggioranza di una trentina di deputati (un classico delle ultime 6 legislature) per ritornare al punto di partenza (governi tecnici, di transizione, ecc.). E allora mi chiedo: avere un paese normale in cui si eleggono il parlamento e il governo ogni 5 anni (come succede con le regioni e con i sindaci) non è proprio possibile?! Quanto dovremo aspettare prima di essere certi di poter rinfacciare al capo del governo di turno che i numeri indicati nel Def di 4 anni prima erano una bufala? Sarebbe un bello scherzetto, ma forse diventerà il divertimento dei nostri figli.

 

 

 

 

One thought on “Numeri, elezioni e bufale

  1. L’unica certezza delle previsioni economiche è che dopo si dovrà spiegare in cosa di è sbagliato. Per quanto riguarda l’avere un paese normale, a parte una legge elettorale come quella che auspica Vincenzo, che nessuno farà, basterebbe un elettorato attivo maturo, che nessuno vuole, vedi le riforme dei programmi scolastici, che mai riguardano la così detta educazione civica, l’unico tentativo che io ricordi, da quando insegno, è stato tentato da Berlinguer ministro dell’istruzione, ancora era pubblica, egli voleva inserire l”insegnamento del diritto in tutte le scuole, il governo successivo si affretò subito ad azzerare la riforma per puntare su impresa, informatica, inglese, senza mai farlo realmente.

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