Una, dieci, cento Segherie Palombaro

newsmonte_pollinoDa decenni si parla, con frequente insistenza, del turismo come unica vera arma per lo sviluppo del nostro territorio.
Non vorrei apparire bastian contrario, ma ormai il mondo lo conoscono tutti; tutti fanno viaggi nei luoghi più disparati e tutti possono dire con estrema lucidità che questa affermazione è assolutamente infondata.
Tipicamente, il turismo di massa si rivolge verso tre mete: mare, montagna e città.
Le zone interne della Basilicata hanno un territorio bello e vario che, però, poco si presta al turismo di massa e di lunga durata.
Potrebbero funzionare delle formule weekend tematiche (per esempio per la raccolta dei funghi), ma solo in alcuni periodi dell’anno.
Difficilmente invece una famiglia partirà da Roma o da Monaco di Baviera per trascorrere una settimana di vacanza a Francavilla o a Senise.
Le uniche località che possono attirare un discreto numero di turisti sono San Severino, Terranova e Rotonda, localizzate in prossimità delle cime del Pollino.
Per gli altri paesi le possibilità sono limitatissime e insufficienti a garantire sviluppo; l’offerta si riduce a bei paesaggi e ad aria fine; il guaio è che l’Italia è piena di paesi con queste caratteristiche.
Con la moda del biologico poi il cibo “genuino” si trova dappertutto.
A tutto ciò, si aggiunga la scarsa offerta ricettiva, dovuta appunto a carenza di domanda.
Pertanto, invece di continuare a fantasticare e bluffare sul turismo, la classe dirigente del territorio, agendo da stimolo verso il governo regionale, dovrebbe puntare ad attrarre aziende extra-territoriali, per ricreare una, dieci, cento Segherie Palombaro.
Francavilla-Area-Artigianale-e1338451687795Mettendo a disposizione aree artigianali e industriali non utilizzate.
Affidando in comodato terreno e strutture esistenti, se utilizzabili.
Assicurando sgravi contributivi per 15 anni, continuità produttiva e nessun problema di sicurezza.
Accettando minimi contrattuali nella fase iniziale, vista la carenza di competenze.
Garantendo rapidità nelle scelte burocratiche.
Chiedendo al governo nazionale una tassazione al 10% in cambio degli inutili e inutilizzati fondi strutturali europei.
Pubblicizzando il progetto, proponendolo alle aziende che hanno in cantiere investimenti, anche all’estero.
Qualche settimana fa Antonio Fortunato ha riproposto un articolo di De Minco sulla segheria Palombaro, un investimento esterno degli anni ’30.
Secondo De Minco non ne abbiamo saputo approfittare, e forse aveva ragione, e le Sue parole spiegano meglio di mille esempi le potenzialità di una simile esperienza in un’area a “scarsa vocazione imprenditoriale” (scarsa per quantità, non per qualità).
E’ una sfida dura e impegnativa, ma nei prossimi 10 anni potrebbe mutare sostanzialmente la struttura economica, sociale e demografica del nostro territorio.
La classe dirigente, a partire dai piccoli comuni, dovrebbe seriamente interrogarsi sull’opportunità di accantonare lo slogan ormai stantio della vocazione turistica, e dedicarsi all’obiettivo ben più attuabile di attirare nella nostra zona i Palombaro del XXI secolo.

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