Giuseppe Tuzio

Fino alla metà degli anni 70 del secolo scorso a Senise c’era la tradizione della “Posata” quando si celebravano i funerali. Non importava dove abitasse il defunto, il corteo funebre percorreva lo stesso tragitto della processione dei Santi, era quasi una forma di commiato dai luoghi cari per lo scomparso. Il feretro portato basso a mano, era preceduto non solo dal/i sacerdote/i e dai chierichetti con il crocefisso, ma anche da un portatore di un tavolo, dove si poggiava la bara.
L’ultimo dei portatori è stato Rocco ‘i runata.
Precedeva il corteo funebre di quel tanto che bastava per poter preparare il tavolo, affinché accogliesse in sicurezza il defunto, dove la/e famiglia/e chiedevano la “posata”. Arrivato il corteo al luogo indicato, il Sacerdote, i familiari, il richiedenti la fermata e tutti i presenti recitavano le litanie dei defunti.
Finite le orazioni un addetto, che poteva essere uno della famiglia o un conoscente dello scomparso, passava con un quaderno dove annotava le offerte della famiglia che chiedeva “la posata” e di quelle del vicinato.
L’offerta non superava le cento lire, nel periodo finale di questa tradizione, che termina nel 1976. A funerale concluso l’addetto all’annotazione delle offerte portava il quaderno con il nomi degli offerenti il ricavato alla famiglia del defunto.
L’importo totale offerto veniva dato alla Parrocchia, mentre il quaderno veniva conservato dai familiari e serviva da promemoria per un futuro disobbligo verso chi aveva fatto l’offerta.
Fonte: il Borsino – Senise – di Giuseppe Tuzio