Le immagini dei Santi – Le foto dei defunti

sacred_heart_and_immaculate_heartDal libro “Francavilla in Sinni ricordi e considerazioni sulla realtà sociale, economica, politica, culturale, magica, religiosa…” di Antonio De Minco, pubblichiamo il capitolo: “Le immagini dei Santi – Le foto dei defunti

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Immagine “figura esteriore dei corpi in quanto percepiti dai sensi, dalla vista” *

Qualunque immagine sacra, che si ponesse davanti agi occhi, comunque facesse capolino, la parte interiore dell’uomo, di quell’uomo meridionale, sobbalzava e subiva un fascino, un’influenza, uno stato d’animo particolare. La sacralità delle immagini riproducenti il Cristo, la Madonna, S. Antonio… produceva nel nostro animo la più incondizionata sottomissione, la più profonda venerazione, quasi un assurdo annichilimento. Attraverso i secoli aver interiorizzato una così profonda credenza, un’atavica e persistente tradizione di venerazione di quelle immagini, anche in presenza di una di quelle scolorite, quella immagine rappresentava la cristallizzazione di un sentimento di una convinzione, di una realtà vera, assoluta, non più annullabile. D’altro canto era e credo sia ancora, anzi me lo auguro, la realtà che conduce l’uomo attraverso le svariati fase dell’esistenza umana, verso quell’altra realtà escatologica, in cui tutti, senza distinzione di classe, di età, di censo (frutto esasperato ed enfatizzato della cultura), saremo tutti uguali, per realizzare la vera comunione dello Spirito. Le immaginette erano custodite e donate da parenti, sacerdoti, nell’esercizio della dottrina Cristiana, ai giovani agli uomini soprattutto se partivano per luoghi lontani, per la guerra, per emigrare, affinché proteggessero da tutti i mali.

abitinoLe donne anziane erano aduse a confezionare “gli abitini”. Erano questi involucri di stoffa contenenti delle immagini sacre, da portare sempre addosso alla persona, perché potessero vegliare lungo il cammino dell’esistenza umana. Una credenza molto salutare!

Immaginate un po’ che cosa riesce a compiere quella intima convinzione nella mente di un uomo, che si porta addosso quelle immagine. Sapere convincersi che Gesù, S. Antonio… a seconda del Santo incluso in quell’abitino, facesse parte della sua identità; si perché ci si identificava in quella permeante credenza, in quella immaginifica convinzione di una realtà così strutturata.

Trovarsi in una situazione di disagio, di pericolo e disporre dell’aiuto extra corporeo, extra mentale, non produce in tutti noi un senso meraviglioso di sicurezza?

Ecco che le abitazioni erano stracolme di immagini collocate su mensolette: Il crocefisso (la croce con Gesù crocefisso) su di ogni testata di letto, le statuette, ex voti, corone, rosari e tutto quanto potesse simboleggiare il sacro. L’animo e la mente del francavillese erano pervase da un profondo sentimento verso il Divino, ma credo anche , che alcuni, più che venerare con il senso della più genuina religiosità, senso spontaneo del divino, amore incondizionato verso il Creatore, nutrissero in loro quel timore che Dio, disapprovando la loro condotta, potesse colpirli con le malattie, con disgrazie fino a distruggerli con la morte.

Quante volte si è sentito inveire contro il Buon Dio, per la morte di una persona cara!

nardi10Altra immagine carissima al francavillese, era rappresentata dalla foto di un defunto: padre, madre, fratello, amici… con i quali si intendeva mantenere un rapporto il più lungo possibile nel tempo, esponendola in posti strategici rispetto alle azioni quotidiane, così da sentirne la presenza o il ravvivamento mentale, senza rimozione e senza scordarsene mai. Gli avi, i nonni, poi, realizzavano in foto giganti la posizione preminente di esposizione. Essi dominavano lo spazio dei vivi; i vivi ne perpetuavano la presenza senza soluzione di continuità. Dalle mura delle camere quei defunti vegliavano su quella famiglia di cui erano stati i generatori, i precorritori.

*(Garzanti)

 

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