Una volta… Natale

Flora Febbraio
Flora Febbraio

Tanto tempo fa, un anno… gli zampognari la sera della vigilia di Natale arrivando dalla campagna, forse addirittura dalla montagna e, passando sotto casa mia in via Certosa, si avviarono verso la Chiesa suonando una pastorale rude e sommessa. Mia madre chiamò me e mia sorella: –venite a vedere, guardate, nevica pure!

Mi ricordo una visione veramente da presepio: Il cielo chiaro e a mille a mille fiocchi bianchi che scendevano, mentre i pastori avanzavano avvolti nei loro mantelli scuri regalando quelle note emesse dai loro “totarelli”. Ero proprio piccola, forse cinque o sei anni, non di più, ma quell’immagine è incisa nella mia mente e mi rievoca così il racconto e la rappresentazione dell’arrivo dei pastori alla capanna di Betlemme. Anche a casa mia si allestiva un paesaggio e io pensavo che se non si fosse preparato, Gesù non sarebbe nato dove non era stato preparato il presepe. Così zio Carminuccio mi accontentava. Buonanima, su un vecchio tavolino, nei giorni precedenti il Natale, posava scatole e cartoni, poi fogli vecchi di giornali che fermava con colla di farina e, una volta ben secco, dava il colore con vera maestrìa. Nasceva così il piano per un paesaggio su cui poi sistemava casette e capanne sul muschio vero, pezzi di specchio rotto per farne cascate e laghetti, sassolini per limitare gli spazi, naturalmente i personaggi rappresentanti la società del tempo e infine la stalla con mangiatoia, fieno, asino e bue, Maria e Giuseppe in attesa. Il Bambino si posizionava al suono delle campane a mezzanotte. Era un presepe senza luci ma, pieno di vita e voci, era lo specchio reale di quella società con gli affanni e le attese di allora. Così si comprendeva, si concepiva, si viveva la nascita di Gesù, Dio Salvatore. Quell’atmosfera che sapeva di semplicità pacificava gli animi dei grandi, entusiasmava i piccoli e accomunava tutti nell’attesa della festa. Intanto proprio l’antivigilia fervevano altri eventi, ad annunciarli erano gli aromi che si diffondevano dalla cucina: la cannella, la vanillina, il cacao, il

le famose Crespelle del forno DI GIACOMO
le famose Crespelle del forno DI GIACOMO

liquore strega, scorza d’arancia e di limone……. Che sinfonia di profumi gli ingredienti per la preparazione della crema a base di castagne o ceci per i calzoncini! E ancora cannaricoli e rosette mentre lievitava la pasta per fare le grespelle! Quando i dolci erano stati preparati con raffinato garbo anche nella forma, si sistemava sul fuoco “allegro e moderato”, un comodo treppiedi su cui si adagiava una capiente padella piena di olio nuovo in cui si cuocevano in rigoroso ordine: grespelle, cannaricoli, rosette e infine i calzoncini. (era necessario rispettare l’ordine per evitare problemi durante la cottura: evitare di imbrattare l’olio a causa della presenza dello zucchero e del ripieno negli ultimi dolci). Mi ricordo l’acquolina che saliva e mia zia che intimava: – non toccate e non bevete, altrimenti “ammanca l’olio intra a sartania”! Poi arrivava la vigilia e la cena doveva essere magra….. ma … il baccalà con l’uvetta, olive cipolla e peperoni…. Il tradizionale cavolfiore… i zafaren arruscet, i fichi secchi imbottiti…noci e mandarini e tutto il ben di Dio dei dolci preparatibisognava consumare 13 diverse porzioni, chiaramente assaggi … (non serve commentare). Quando ripenso a tutte queste tradizioni, mi commuovo e mi rammarico per averle abbandonate anche se non del tutto. Per alcuni sapori, per fortuna ci pensa la panetteria Di Giacomo. Per il resto si va oltre le mille proposte e gli allestimenti vari, ce ne sono anche di troppo, ci stordiscono ma non ci danno la sazietà di quelli di un tempo.

6 riguardo a “Una volta… Natale

  1. Purtroppo si sono abbandonate del tutto perché quelle poche rimaste sono così snaturate da abitudini di vita diverse e da frenesia di consumismo da diventare altro. “Non ci danno la sazietà ed i sogni di quelli di un tempo”. Buone feste. Ermete Nustrini

  2. Bel ricordo della tradizione francavillese che riesce ancora ad intenerirci…regalandoci un’emozione sicuramente salutare. Auguri, Flora..

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