don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."

L’Italia è contagiata da una inarrestabile “fame di denaro”, che degrada le istituzioni e non pochi degli uomini che la gestiscono. Questi ultimi decenni ci hanno abituato a una orrenda corruzione, che ha coinvolto istituzioni e personalità ritenute al di sopra di ogni sospetto.
La corruzione, e usiamo questa sola parola comprendendo in essa i vari tipi di reato, fece crollare la “prima repubblica” e si trasferì automaticamente nella “seconda”; distrusse miti e idoli dell’una e dell’altra; e fatalmente condusse gli italiani a una sfiducia pressoché totale nei confronti delle istituzioni che governavano la loro società e degli uomini che a esse sono preposti.
Politici di altro rango, magistrati, militari ai vertici della gerarchia, avvocati celebri e industriali potenti furono coinvolti nel duplice ruolo di corrotti e corruttori; spesso furono scoperti; pochissimi furono condannati. Anzi, molti conservano il loro ruolo e lo conserveranno fino a che la giustizia non avrà compiuto un itinerario che sembra interminabile.
Abbiamo usato la parola “corruzione” per il suo significato dispregiativo di “degenerazione spirituale e morale”; depravazione; totale abbandono della dignità e dell’onestà .
Afferma Raffaele Cantone: “siamo in un momento in cui tutta una serie di escrescenze tumorali stanno uscendo. Si impone un cambio di cultura della responsabilità da parte di chi sceglie e di chi si occupa di certi ruoli e compiti”.
La “sete di potere”, che riempie le pagine di una storia con eccessi retorici, si è trasformata in “fame di denaro”.
“Legalità e lotta alla corruzione sono condizioni irrinunciabili per la nuova crescita”: sono parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che ha chiesto alla pubblica amministrazione e al mondo delle imprese uno sforzo di rinnovamento all’insegna “di onestà, trasparenza, lealtà e responsabilità sociale”. In Italia non passa giorno senza un nuovo scandalo : ce n’è di ogni genere, a ogni livello.”
Ci chiediamo: che cosa conta di più: “essere” o “avere”: cioè godere di un buona reputazione oppure possedere tanto denaro? Cosa veramente giova all’uomo e dove sta la felicità?
La Bibbia ci insegna che la felicità è quando siamo insieme a Dio. Questa è l’unica felicità piena che possiamo trovare e alla quale aspirare. Tutta la felicità umana è un riflesso di questo anelito.
Ecco poi il filo rosso del pontificato di papa Francesco: il magistero di Bergoglio è stato segnato fin dall’inizio da alcune priorità chiare, che via via si sono palesate sia in atteggiamenti personali concreti, sia in testi programmatici, sia mediante decisioni di governo. Pensiamo, ad esempio, alle scelte di sobrietà e di solidarietà come richiamo permanente a tutta la comunità cristiana (la rinuncia al palazzo apostolico e il trasferimento a Santa Marta), la continua denuncia degli squilibri economici esistenti tra Nord e Sud del mondo.
Papa Francesco a tutti quelli che intendono valorizzare il Giubileo della misericordia così li esorta:
“Per il vostro bene, vi chiedo di cambiare vita. Non cadete nella terribile trappola di pensare che la vita dipende dal denaro e che di fronte ad esso tutto il resto diventa privo di valore e di dignità. È solo un’illusione. Non portiamo il denaro con noi nell’al di là . il denaro non ci da la vera felicità.”
Evidentemente le pie pratiche da espletare per usufruire dei vantaggi del Giubileo occorre che siano fatte con retta intenzione e non con l’intento di farne il salvacondotto di una futura vita licenziosa e nella idolatria del potere, del danaro, del sesso e quant’altro….. Sarebbe come ingannare se stessi e imboccare la strada della rovina.

In fondo in fondo ecco l’imperativo categorico: bisogna rifare l’uomo, ricostruirlo, rieducarlo per avere una società più giusta, più sana, più onesta. È inutile imprecare contro i tempi tristi e la società malvagia. Chi impreca contro i tempi e la società, magari senza pensarlo, cerca degli alibi per scaricare la sua coscienza di gravi responsabilità personali, per giustificare la sua resa al male che diventa così qualcosa di ineluttabile e di fatale. Eppure non dovrebbe essere difficile capire che è l’uomo triste e malvagio, non i tempi e la società, che sono delle astrazioni di comodo per volontà deboli e irresponsabili.
Provvidenzialmente il Giubileo in corso è una occasione validissima per l’adesione personale delle coscienze al Vangelo, per il rifacimento delle mentalità, per la liberazione dai mimetismi convenzionali, per la pacificazione con Dio, con i fratelli e con la comunità, per il ridimensionamento e il rinnovamento di se stessi e soprattutto per ottenere l’indulgenza così detta plenaria.
Finalità davvero incoraggianti per tutti noi bisognosi di misericordia e di perdono.