Antonio Fortunato

Il bellissimo articolo di Luigino Viceconte, (Il rintocco delle campane di nuovo a Francavilla) mi porta indietro di tanti anni facendomi ricordare la mia infanzia vissuta in via Roma, in prossimità della Chiesa Madre. E tra i ricordi indubbiamente ci sono i rintocchi delle campane quando, dopo aver giocato e svolto tante attività nell’oratorio dell’asilo parrocchiale con la compianta Suor Luigina, andavamo a Messa (era la Messa dei ragazzi appunto). I francavillesi che vivono fuori, anche se non possono ascoltare le campane del paese, leggendo l’articolo avranno senz’altro tante emozioni e ricordi. Vedi il commento del nostro carissimo Ernesto Calluori. Colgo l’occasione di pubblicare il ricordo delle campane della Chiesa Madre del nostro A. De Minco e il significato che esse assumevano nella quotidianità dell’epoca.
Sono ritornati i rintocchi delle campane ma nel paese è scomparsa la figura simpatica e pittoresca del banditore che descrive De Minco. Io ricordo in ordine di tempo alcuni banditori comunali:1) Nicola Lo Gatto; 2) Salerno Giovanni detto u Mirin’; 3) Carmine Ferraiuolo detto u’ Riching’ e Lo frano Carmine.
Oggi,e’ superfluo ricordarlo, ci son altre forme di comunicazione e pubblicità.
Antonio Fortunato
dal libro di Antonio De Minco
“Francavilla in Sinni -ricordi e considerazioni sulla realtà sociale, economica, politica, culturale, magica, religiosa… “

Il banditore – Le campane della Chiesa Madre
Il telefono, pur essendo stato inventato da moltissimi anni, nel nostro paese, (Francavilla) non aveva trovato ancora un uso quotidiano, come strumento d comunicazione. La rete dell’impianto nazionale, né quella regionale, non si estendeva fino a quella parte del territorio nazionale.
Il telegrafo delle poste era l’unico mezzo che consentiva di informare le persone, i parenti, gli amici lontani. In tutte le comunità, in quanto organismi vitali, esiste il bisogno della comunicazione sociale, della divulgazione di notizie, che possano raggiungere l’intera popolazione. A quei tempi, nel nostro piccolo centro urbano, si ricorreva al “banditore”, per le comunicazioni interne. Un uomo, che provvedeva anche alla pulizia delle strade del paese, esercitava il ruolo di informatore. Egli usando una tromba, il cui suono potesse raggiungere e pervenire a distanze varie, girava per le strade e, fermandosi agli incroci, prima emetteva quel suono caratteristico e ormai famigliare a tutti e poi annunciava la notizia. Veramente profondo e denso di significato, quel suono raggiungeva le orecchie dei compaesani. Le abitudini vanno sempre valorizzate, perché senza spreco di energia mette in moto processi che realizzano benefici e per l’uomo e per la collettività. Dicevo l’abitudine ed aggiungo la sua cristallizzazione, come simbolo, portano poi, alla ritualizzazione e di conseguenza alla realizzazione di atti concreti ed umani.
Le adunate (c’era il fascismo), l’annuncio dell’arrivo del venditore di pesce, che trovava luogo nella piazzetta dei “senisari” e di tutto ciò che doveva essere comunicato all’intera cittadinanza, venivano propalato attraverso quel banditore.
Un altro mezzo ed anche di una certa efficacia, della comunicazione, per allertare la popolazione, erano le campane della Chiesa.
Una catastrofe, un incendio, la morte di qualcuno, l’annuncio di una notizia liete, come quella della fine della guerra del 1945, venivano comunicate attraverso lo scampanio “ad hoc” delle campane.
Le campane inoltre, prima dell’avvento dell’installazione dell’orologio sul frontone del municipio, erano anche lo strumento del tempo e degli atti della quotidianità, intorno al quale gravitavano la vita e le attese della nostra comunità.
Esse annunciavano il mattutino, il mezzogiorno, l’Ave Maria, i vespri, nelle circostanze festive, annunciavano a tutti le vibrazioni dell’animo e la disposizione alla serenità.
Tutti gli abitanti si adeguavano con partecipazione intima e profonda a tutte quelle manifestazioni di cultura e di oggettiva quotidianità, che ne regolavano il trascorrere del tempo.
Antonio De Minco
Bellissimo articolo che mi riporta negli anni ’80 quando ricordo ancora la figura del banditore nel citato Carmine Lo Frano che con un megafono del Comune passava nei vari rioni per annunciare ai cittadini i vari avvisi. Non c’erano i tweet ed i telefoni ed era l’unico modo per avvisare i cittadini. Tra i vari avvisi ho un ricordo vivissimo della sospensione idrica in paese per la manutenzione o la partenza del signor Paolo Capuano (Paul ‘a Bell) che con in suo camion saliva in Piemonte a portare pacchi per i parenti dei francavillesi emigrati. Grazie al prof. Antonio Fortunato che ci delizia sempre con questi ricordi.