don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
C’è una responsabilità politica fondamentale che grava su tutti e su ciascuno, senza eccezioni: è quella che spetta a ogni cittadino in quanto tale. Ogni cittadino deve ritrovare un rapporto corretto, in ordine al bene comune, con le istituzioni e nell’adempimento dei propri doveri sociali: deve aprirsi alla partecipazione democratica in tutte le sue forme, a cominciare dal voto, dall’obbedienza alle leggi, dall’onestà nel pagare le tasse, fino all’impegno attivo e responsabile come genitori nella scuola, come cittadini nei comuni e nelle frazioni.
A nessuno è lecito limitare il proprio apporto alla protesta; a ciascuno compete una parte attiva, critica sì, ma anche propositiva, nella gestione della cosa pubblica.
C’è poi una partecipazione politica che anima il tessuto sociale nelle diverse forme di aggregazione, di confronto, sia culturale che di volontariato. Si è assistito in questo tempo al proliferare di diverse forme attive di aggregazione, tra le quali sottolineiamo quelle di volontariato locale e internazionale. Si tratta di forme di partecipazione e solidarietà fortemente qualificanti la vita collettiva, che non vanno vissute meramente come supplenza alle inefficienze dello Stato ma come vera e propria pratica quotidiana d’impegno sociale e politico. È il modo autentico di rispondere alle tendenze disgregatrici e alla perdita di valori etici. È soprattutto tra i giovani che va promossa la sperimentazione di queste forme o iniziative di aggregazione, di servizio, di scambio e di confronto culturale.
C’è infine il momento della partecipazione politica nella forma del partito politico, che non dev’essere vissuta come una sorta di mestiere o appropriazione del potere (=carica politica permanente), quanto invece come una <<chiamata>> al servizio del bene comune.
Chi ha responsabilità politiche e civili ha il proprio compito, che come cittadini bisogna sostenere in modo attivo.
Diciamo poi che alcuni membri della comunità cristiana sono chiamati ad impegnarsi in questo campo della politica, che è una forma di alta carità, come diceva Paolo VI, soprattutto in questi momenti in cui vi sono forti emergenze socio-economiche.
Ma come Chiesa abbiamo tutti una responsabilità forte che è quella di seminare la speranza con opere di solidarietà, cercando sempre di collaborare nel modo migliore con le pubbliche istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze.
Ecco allora alcuni valori essenziali e non negoziabili: la persona e la vita umana, la famiglia fondata sul matrimonio, il lavoro.
Occorre che le strutture sociali siano sempre più rispettose di quei valori etici, in cui si rispecchia la piena verità dell’uomo, il quale resta la vera risorsa, il valore dei valori.
Diciamo poi che purtroppo un fenomeno davvero raccapricciante è che nella Basilicata si va perdendo il parimonio più importante, la risorsa basilare e insostituibile: i giovani. Con la fuga dei giovani dalla terra, dall’attività artigiana, dai paesi di origine, dal comprensorio si preclude per sempre l’utilizzazione del territorio con tutte le disponibili risorse (terra, boschi, acque, sole, patrimonio artistico, monumentale e archeologico) e si chiude ogni possibilità di sviluppo a tutte le potenzialità che esistono per una reale, proficua, necessaria ripresa e valorizzazione del nostro territorio e per la vita e l’avvenire delle nostre popolazioni.
Il problema prioritario, per una saggia e proficua politica del territorio, è quello di tenere come punto fermo l’insediamento e l’incremento umano nel territorio e non lo svuotamento, la creazione in zone idonee e solide di altri insediamenti urbani e di altri centri di produttività.