don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
L’Unione Europea di oggi è assediata dalle crisi: la minaccia del terrorismo, l’arrivo senza sosta e senza precedenti di migranti, i conflitti del Medioriente, la guerra in Ucraina e, come se non bastasse, la disoccupazione e i guai finanziari di diversi Paesi membri, a cominciare dalla Grecia ma che riguardano anche l’Italia.
A proposito di terrorismo si pensi all’orribile massacro perpetrato recentemente a Dacca contro nove nostri connazionali e mentre il Papa esprime il cordoglio e invita alla preghiera, Matteo Renzi rivolge un pressante appello a ritrovare l’unione e la compattezza di una “grande famiglia colpita dal dolore” ; ma la preoccupazione del Premier è anche quella di mostrare alla violenza jihadista e al mondo intero un Paese capace di serrare le fila compatto contro il “nemico”.
Riflettori puntati ora riguardo all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea per cui diciamo che Brexit non è la fine del mondo, anche se può essere di grave danno per la Gran Bretagna, un Paese spaccato in due come una mela e attraversato da forti spinte secessionistiche: oltretutto Inghilterra e Galles hanno votato per l’uscita, ma Irlanda del Nord e Scozia hanno votato per rimanere e ora chiedono l’indipendenza per agganciarsi all’Europa.
Diciamo ora che questo è il momento giusto per rilanciare la costruzione dell’Europa, proprio perché è nelle crisi che si cimenta l’unità del Vecchio Continente. Certo, nel momento dell’affanno europeo, non mancano comunque le forze che mirano invece a una disgregazione, ad un’Europa meno forte. Ma questa traballante “casa comune” non è soltanto un’unione tra Stati ma anche e soprattutto il simbolo, nel mondo intero, dei valori che ne hanno fatto la storia, primi fra tutti quelli di democrazia e libertà. Ed è proprio per questo che in momenti di crisi c’è bisogno più che mai di un’Europa forte, soprattutto dopo gli attentati di Parigi e nel bel mezzo di una minaccia terroristica sempre incombente. Tocca all’Europa ribadire ciò in cui crede e ciò che le ha permesso di uscire dalle due guerre mondiali che l’hanno ferita nei primi 50 anni del secolo scorso.
Questa Europa, oggi zoppicante, ha permesso a popoli nemici di non più farsi la guerra, ha saputo resistere alla minaccia comunista, ha contribuito alla riunificazione delle due Germanie e all’integrazione nel suo progetto dei Paesi dell’Europa dell’Est.

Proprio in un contesto difficile e colmo di tensioni, come quello del nostro tempo, vanno ricordate queste tappe, perché senza di esse oggi l’Europa sarebbe di sicuro più povera e più fragile, e con essa anche i suoi cittadini. Questo non significa non guardare in faccia alla realtà, perché la crisi è reale e occorre trovare soluzioni durature ad un processo di integrazione europea ancora incompleto.
Teniamo poi presente l’invito di Papa Francesco a metterci insieme per affrontare con vero spirito europeo le problematiche del nostro tempo.
L’Europa si trova in un mondo complesso e fortemente in movimento, sempre più globale e perciò meno eurocentrico, per cui Bergoglio insiste sulla necessità di un vero cambiamento per noi europei, tenendo presente l’immenso patrimonio europeo, permeato di cristianesimo, capace di ispirare la cultura e di donare i suoi tesori all’umanità intera. Il Vicario di Cristo auspica una società civile europea capace di lavorare in rete per l’accoglienza e la solidarietà verso i più deboli e svantaggiati, per costruire ponti, per superare conflitti dichiarati o latenti.
Ripetiamo: quello che bisogna cercare è una fusione di interessi dei popoli europei e non solo il mantenimento dell’equilibrio di questi interessi. Non ci sarà pace in Europa se gli Stati verranno ricostituiti sulla base della sovranità nazionale. Gli Stati europei sono troppo piccoli per garantire ai loro popoli la necessaria prosperità e lo sviluppo sociale. Le nazioni europee dovranno riunirsi in una federazione.
Malgrado molteplici e vistose lacune nel processo di integrazione europeo, chi crede che la democrazia e la libertà vadano difese come valori inalienabili dovrebbe guardarsi bene dal proporre un’Europa meno unita.
Forse un poco di autocritica al posto di proclami e citazioni varie, farebbe bene a tutti.
Le crisi che l’Europa sta affrontando sono figlie della tracotanza, della miopia e della disinvoltura dell’uso del proprio potere da parte dei Paesi occidentali.
La recente inchiesta inglese ci dice, pur con parole ben calibrate, che l’aver abbattuto Saddam, utilizzando prove inesistenti e false, è stato l’errore più grave dal quale sono scaturite tutte le crisi che stiamo pagando. A questo si aggiunga la ” primavera araba “, supportata da tutti i Paesi occidentali ma non accompagnata da adeguato sostegno, ed il quadro è completo.
Di cosa dobbiamo lamentarci; della nostra stupidità, della nostra prepotenza, della nostra presunzione di crederci perfetti e superiori a tutti ?
Buon senso vorrebbe che, a questo punto, ognuno accettasse le conseguenze di ciò che ha seminato e divulgato. Soprattutto, capire, finalmente, che sconvolgere equilibri etnici, razziali e religiosi, profondamente diversi dai nostri, non vuol dire affermare la verità ma vuol dire offendere, irrimediabilmente, la verità altrui..
Ermete Nustrini