L'”Amoris laetitia” e la rivoluzione del discernimento

Mons. Orofino Vincenzo
Mons. Orofino Vincenzo

<<La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. […] Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia>> (Evangelii gaudium, n. 1). Caratteristica saliente del Magistero di Papa Francesco è, senza dubbio, la gioia. Oltre che dal suo operato, lo si evince chiaramente dai titoli delle due esortazioni apostoliche pubblicate dal Pontefice. La prima, quella in cui ha dettato le linee guida del suo pontificato, è l’Evangelii Gaudium; la seconda, l’Amoris Laetitia, è l’esortazione che ha chiuso i lavori dei due Sinodi sulla Famiglia. Lo scorso 17 settembre si è tenuto un importante convegno diocesano, dedicato alla presentazione della seconda delle due esortazioni apostoliche sopra richiamate: quella sulla famiglia. A presentarla sono stati due coniugi, invitati da Papa Francesco, in qualità di esperti, ad entrambi i Sinodi sulla Famiglia: il prof. Franco Miano, docente di filosofia morale presso l’Università Tor Vergata di Roma e Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana dal 2008 al 2014 e la prof.essa Giuseppina De Simone, docente di filosofia della religione ed etica generale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sezione San Luigi. Le relazioni tenute dai due coniugi sono state entrambe incentrate su uno dei temi più importanti dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia: il discernimento. Il tema, di grandissima rilevanza, è stato posto anche alla base dell’agenda pastorale per l’anno 2016-2017 dal nostro Vescovo Mons. Orofino. Per compiere scelte vere e coraggiose, in sintonia con il

Coniugi Miano
Coniugi Miano

Vangelo, è infatti necessario partire dal discernimento. Le scelte stesse di una famiglia e, ancor di più, la scelta di optare per il matrimonio, devono derivare da un’attenta ed instancabile attività di discernimento. Discernere vuol dire, infatti, “imparare a vedere” e, quindi, a cercare le ragioni, il senso e l’orientamento della vita. Il punto di partenza per un corretto e sano discernimento è la consapevolezza che, tale orientamento, non dipende da noi, ma ci è donato dal Signore ed è scritto nella nostra vita e negli eventi che fanno parte di essa. Al numero 35 dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia si legge: <<ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro>>. E al n. 36 si legge: <<abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario>>. È necessario dunque <<motivare l’apertura alla grazia>> (Amoris Laetitia, n. 37) ed imparare a cogliere, anche nelle situazioni più difficili, la grazia di cui Dio ci fa dono. Discernere vuol dire, quindi, aprire il cuore per accogliere la Parola del Signore che ci permette di riconoscere la grazia di Dio che è in noi. Il discernimento ci aiuta a leggere gli eventi del mondo alla luce della Parola e della grazia di Dio e, quindi, ci aiuta a scegliere, a decidere. Ci aiuta a non lasciarci sopraffare dagli eventi e a non decidere in relazione ad essi, cadendo in quella che i filosofi chiamano “fallacia naturalistica” (succede così ergo deve essere così). È inevitabile poi, collegare a tutto ciò, il discorso relativo alla solidarietà e all’apertura nei confronti degli altri perché, come dice Papa Francesco nell’Evangelii gaudium: <<il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualistica che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente>>. Anche le famiglie possono cadere nella trappola dell’individualismo perché, come ha sottolineato il prof. Miano, esiste un individualismo “soggettivo” ed un individualismo “collettivo”. Anche le famiglie possono chiudersi nei propri interessi e non dare più spazio alle altre famiglie. In un contesto storico-culturale come il nostro, in cui il relativismo sembra trionfare e temi quali la libertà, la verità, l’esistenza umana e lo stesso tema della famiglia, diventano ogni giorno di più bandiere delle diverse battaglie politiche e culturali, assumendo spesso sfumature che fanno comodo alle mode e agli stati d’animo del momento, noi cattolici siamo chiamati a fare discernimento, onde evitare di cadere, anche e soprattutto noi, nella trappola del relativismo. All’interrogativo circa la natura della famiglia, non possiamo non rispondere dunque con le parole che il Papa utilizza nell’esortazione apostolica Amoris Laetitia: <<la

Mattia Arleo
Mattia Arleo

coppia che ama e genera la vita è la vera “scultura” vivente (non quella di pietra o d’oro che il Decalogo proibisce), capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l’amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio (cfr. Gen 1,28; 9,7; 17, 2-5.16; 28,3; 35,11; 48, 3-4). […] infatti la capacità di generare della coppia umana è la via attraverso la quale si sviluppa la storia della salvezza. In questa luce, la relazione feconda della coppia diventa un’immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio, fondamentale nella visione cristiana della Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d’amore. Il Dio Trinità è comunione d’amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente. Ci illuminano le parole di san Giovanni Paolo II: “Il nostro Dio, nel suo mistero più intimo, non è solitudine, bensì una famiglia, dato che ha in sé paternità, filiazione e l’essenza della famiglia che è l’amore. Questo amore, nella famiglia divina, è lo Spirito Santo”. La famiglia non è dunque qualcosa di estraneo alla stessa essenza divina>> (Amoris Laetitia, n. 11). Voler formare una famiglia non è dunque solo un nostro sogno. <<Voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo>> (Amoris Laetitia, n. 321).

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