Filippo Gazzaneo
Trent’anni dopo il tappo e dopo il fallimento delle politiche regionali di sviluppo niente è come prima. Gingillarsi fidando della pazienza di chi soffre è inammissibile. Due riflessioni. La prima. Le politiche regionalistiche di governo della risorsa principale sul quale il mezzogiorno ha costruito l’unico esempio di democrazia economica (una riforma vera, prima che questo sostantivo assumesse il significato macabro degli ultimi anni – la “riforma” fornero, per esempio, fa rabbrividire) hanno prodotto il nulla. O, meglio, hanno moltiplicato clientele, centri di spesa, malgoverno. Avevamo ente irrigazione e acquedotto pugliese e dopo 20 anni di governo di centrosinistra, colle protesi di centrodestra, abbiamo acquedotto pugliese ente irrigazione acque spa acquedotto lucano consorzi di bonifica autorità di bacino ato. Si faccia un solo ente Acqua e Ambiente (AA e, magari si aggiunga una +). E si eviti l’ anti estetismo visto ieri pomeriggio a Senise, dove a parlare di acqua c’erano tre enti che tra di loro dialogano solo nei convegni per litigare.
La seconda. Lo sviluppo. Chiacchiere. Venti anni di chiacchiere. La regione fallisce, dice Pittella. Tutti i dati sono in picchiata. Allora ci sono risorse? Dal petrolio, dall’acqua? Si annulli la filiera della spesa. Progetti, tecnici, enti, comuni servono solo a diluire le poche risorse che ci sono. Si diano soldi direttamente alle famiglie, ai giovani, alle associazioni che decidono di rimanere in Basilicata . Sulla base di piccolissime idee. Tenere aperta la biblioteca di Senise, riaprire la grotta nel centro storico, rifare gli intonaci del proprio palazzo, aggiungere una linea di produzione nel forno sotto casa. Chi più ne ha più ne metta. Una rivoluzione, presidente Pittella. La rivoluzione mite della semplicità.
Io cambierei la parola “diluire” con “sperperare”. A furia di usare eufemismi, siamo diventati troppo buoni.
Già ti avevo accennato la miseria politica del ns. avvento degli 80(gli anni della sx);il vero imbarazzo è stare come i pecoroni ad accettare ques
ta mediocrità culturale e politica;non non dovremmo stare fermi:i nostri sindaci, che conoscono le realtà sono in attesa in ordine sparso di una inutile candidatura decisa dall’oligarchia di vertice;è emblematico che nessuno emerga in modo autorevole per dettare un buon percorso