Cambiare Noi per cambiare il mondo

Don_Camillo_Perrone

Terrorismo, emergenza migranti, fame, guerre, miseria e pestilenze di natura materiale e morale: non è una cronaca di inizio Medioevo ma la condizione in cui milioni di uomini vivono, soffrono e muoiono oggi, agli inizi del terzo millennio.

Le società nord-occidentali (che contano il 20% della popolazione mondiale) consumano l’80% delle ricchezze della terra e lasciano alla stragrande maggioranza dell’umanità briciole di risorse e di speranza. Sono 842 milioni le persone sottoalimentate che non hanno abbastanza cibo per condurre una vita sana. Quasi 16 milioni vivono nei Paesi sviluppati. Anche quando il livello di fame cronica è basso, la malnutrizione può causare problemi sanitari, sociali ed economici.
Il nostro modo di vivere è caratterizzato da un’orgia consumistica che porta a una crescita illimitata di bisogni da soddisfare, di beni da consumare e accumulare, di traguardi da raggiungere a ogni costo e a qualunque prezzo. Un modello di sviluppo che è iniquo perché sfrutta le ricchezze dei Paesi del sud del mondo a prezzi irrisori e rivende agli stessi Paesi i prodotti finiti a prezzi altissimi. Iniquo perché nei confronti di questi Paesi pratica un’usura legalizzata che li mantiene sotto il giogo di debiti mai saldabili e perché si arricchisce con il commercio di ordigni che seminano morte e distruzione.
Nel Nord del mondo poi assistiamo a uno squilibrio sociale sia tra le diverse nazioni, sia all’interno di una stessa nazione. I poveri sono sempre più poveri, i ricchi sono sempre più ricchi. Tra le nazioni ricche negli ultimi anni vi è stato un aumento di disoccupati, di emarginati, di emigrati, di profughi, di barboni senza fissa dimora e senza risorse certe, di famiglie con redditi al di sotto della soglia di povertà.
Gravi sono anche i guasti in campo ecologico.
Occorre lavorare insieme intorno ad un progetto per la costruzione di un mondo a misura d’uomo, di una società solidale che rispetti le leggi della natura attraverso un impegno convinto e responsabile, che per molti costituisce una semplice utopia ma che, in realtà, è una necessità ed una speranza cui anelare.
La tutela dell’ambiente richiede che siano rinnegate le dottrine economiche imperanti, per proporre una via alternativa capace di affermare un futuro durevole e sostenibile per le prossime generazioni, non necessariamente misurato e imperniato su criteri economici e di mercato.
Anche in Basilicata tante sono le emergenze ambientali avvertite, troppi i rischi incombenti, molte le contraddizioni che attendono d’essere sanate. Innanzitutto l’emergenza petrolio e le continue inondazioni dell’area del metapontino (la California del Sud). Emergenze improcrastinabili: danni accertati al territorio, manomissioni e scompensi ambientali, elevati fattori di rischio per le popolazioni autoctone, un modello di sviluppo incerto, imperniato sulle coltivazioni petrolifere.
È chiaro allora che urge salvaguardare gli interessi economici nella tutela della salute dei cittadini.
Diciamo poi che si sono persi quei valori morali che per generazioni sono stati i pilastri sui quali poggiava la famiglia e l’intera società.
La nostra società, malata di protagonismo e di edonismo, di superficialità – perché ciò che conta è apparire, stare in forma, mettere in mostra il proprio corpo, esporsi sessualmente, sedurre con il fisico perfetto, “da palestrato”, e soddisfare a più non posso le voglie dell’io, cedendo così all’efficientissimo, al salutismo –, non si accorge di essere alla deriva perché abbiamo rinunciato alla ricerca della verità oggettiva, del bene comune, come altresì al riconoscimento di valori universali inalienabili (il diritto alla vita, alla libertà religiosa, alla differenziazione sessuale, al rispetto dell’ammalato, dei deboli, alla salvaguardia dell’ambiente, al riconoscimento della legge morale naturale, etc…).
Anche nei Paesi del Sud il panorama è sconfortante. Questi Paesi sono sempre più poveri, sempre più abbandonati a se stessi, in balìa di dittatorelli locali che usano corruzione e terrore per il loro tornaconto.
A questo punto ci si può chiedere: l’uomo può ancora salvarsi?
Sì, è possibile, a patto che inizi una radicale inversione di mentalità, di comportamento. Questa rivoluzione deve partire dal basso, da ogni singolo uomo, in ognuna delle scelte individuali e costanti che la vita di ogni giorno ci chiama a operare. Dobbiamo mirare innanzitutto a un rinnovamento interiore, a una liberazione dai mimetismi convenzionali, a un rifacimento delle nostre mentalità, con la deplorazione più che altro delle nostre mancanze di fronte a Dio e verso la società degli uomini fratelli, e a riguardo del concetto stesso che ciascuno deve avere di sé come figlio di Dio, come cristiano, come membro della Chiesa. Il criterio direttivo del rinnovamento – è un paradosso, ma carico di verità – sarà quello di risalire alle fonti, di ricercare nel Vangelo, nel magistero della Chiesa, le formule buone della novità rigeneratrice.
È necessario cambiare il rapporto nei confronti degli altri comprendendo che ogni uomo, di qualsiasi livello, cultura, etnia, ha gli stessi diritti; cambiare il rapporto con la natura, cercando di rimediare ai disastri ecologici del passato e di evitare nuove ingiurie all’attuale ecosistema.
Anche nella nostra Basilicata si è celebrata la “Giornata della Terra” qualche giorno fa.
Si è convenuti: sull’urgenza di proteggere la natura che non è solo un dovere morale ma rappresenta anche un investimento sicuro che garantirebbe futuro e risorse alle nostre civiltà. Emergenze in tal senso sono nel nostro territorio lucano: depurazione e piano di tutela delle acque, biodiversità, rifiuti, il rafforzamento del ruolo di Arpab, la misurazione dei livelli di consumo di risorse e dei carichi ambientali: sono i temi già fissati, che saranno posti al centro degli appuntamenti in fase di calendarizzazione.
Urge cambiare il modello di sviluppo, già così largamente fallimentare, comprendendo che per sopravvivere tutti è necessaria una scelta di austerità nei consumi; che sarà necessario ridurre il tenore di vita per poter garantire a tutti l’essenziale.
In definitiva: rinnovare noi per cambiare il mondo.

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