Lucia Antenori
Oggi vi parlerò di due ricette molto simili legate a due ricorrenze diverse ma che sicuramente hanno alla base lo stesso significato: propiziare un ricco raccolto.
Grano cotto o rappajuole
Le ricette a cui mi riferisco sono: il grano dei morti caratteristico della zona del Vulture e della vicina Puglia e la rappajuole , dolce che si realizza a Francavilla.
La ricetta del grano dei morti è collegata alla commemorazione dei defunti del 2 novembre, la seconda ricetta, invece, viene preparata il giorno di Santa Lucia il 13 dicembre. La rappajuole, inoltre, è chiamata anche rappasciona nella vicina Viggianello dove viene mangiato in occasione di San Silvestro.
Entrambe le ricette hanno in comune il grano, la melagrana e il mosto cotto ma si differenziano per altri ingredienti che ora vedremo.
Il grano dei morti, ricetta a me più familiare e di cui ho inserito la foto, viene arricchito anche con noci e nella versione più recente con cioccolato, mentre la rappajuole può contenere un misto di legumi vari quali ceci, lenticchie, cicerchie, favette e chicchi di granturco.
In questo articolo vi scriverò solo la ricetta della rappajuole che ci è stata gentilmente raccontata dalla signora Felicia Roseti originaria di Senise, sposata a Francavilla che con tanta pazienza ce l’ha raccontata permettendoci di condividerla con tutti voi. Io non sono riuscita a prepararla non avendo trovato tutti gli ingredienti, ma lo farò con molto piacere al più presto.
Grano cotto o rappajuole
Ingredienti
- 1 chilogrammo di miscuglio di grano tenero, ceci, granturco, lenticchie, cicerchia, favette
- Mosto cotto q. b.
- Chicchi di melagrana a piacere
Come preparare il grano cotto o rappajuole
Mettere a bagno per 24 ore il grano o il miscuglio di legumi e granturco, far cuocere per molto tempo.
Appena il grano, il granturco e i legumi si saranno raffreddati, condirli con il mosto cotto a piacere e con chicchi di melagrana.
Per leggere la ricetta del grano dei morti come lo preparo io a Venosa potete guardare qui>>
Lo sapevate che…
La tradizione di questi dolci risale sicuramente alle feste pagane collegate ai cicli della terra. Feste che con il tempo sono state riprese e trasformate dal Cristianesimo. L’utilizzo di semi in queste due ricette non è casuale, i semi hanno un significato simbolico. Ogni seme ha in sé la rinascita di una nuova piantina, racchiudendo l’auspicio di un raccolto abbondante.
Non a caso in molti paesi per commemorare i defunti vengono utilizzati dei semi vari in base ai frutti presenti nel proprio territorio per preparare pietanze dolci e salate.
Novembre coincide con la fine dell’anno agricolo e la festa dei defunti nasce per ringraziare la terra per i frutti ricevuti e per augurare un futuro raccolto abbondante.
Ma in tutto ciò i defunti cosa centrano?
Questo periodo era considerato dai Celti un Capodanno, la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre era la notte in cui i morti entravano in comunicazione con i vivi.
Con la semina il chicco di grano viene messo nella terra e deve attraversare il gelido inverno prima di germogliare. Diventa, così, indispensabile chiedere l’aiuto ai morti per prendersi cura del seme, vigilando su di esso. In cambio i vivi si prendono cura dei morti facendo visita alle loro tombe, lasciando loro del cibo e un cero che illumini la strada per raggiungere il regno dei vivi e per tornare indietro.
Ora tocca a voi raccontare
Se la ricetta ti è piaciuta, puoi lasciare un commento oppure puoi darmi un suggerimento per aiutarmi a fare meglio. I commenti o le critiche costruttive sono importanti per migliorare quindi io le accetto sempre volentieri.
Continuate a mandarmi le vostre ricette tramite mail, vi chiedo solo una cortesia, di raccontarmele nel modo più dettagliato possibile affinché io possa realizzarle fedelmente.
Grazie ancora e vi aspetto alla prossima ricetta!