don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
I Papi dell’ultimo mezzo secolo, sulla scorta del Concilio Vaticano II, hanno più volte ribadito l’opzione preferenziale per i poveri. Che non significa donare il superfluo o dedicarsi all’assistenza: richiede invece di battersi contro ciò che impedisce l’uguaglianza tra gli uomini.
Intanto ecco cosa si verifica ad opera del governo gialloverde. Il terzo settore è sotto attacco e si tratta di un conflitto mai visto; ma non solo terzo settore ed economia civile.

Sotto attacco da tempo da parte della maggioranza di governo ci sono i valori della solidarietà e sussidiarietà. Non solo un’offensiva culturale, ma politica. Perché i due principi sono cardini della Costituzione e capisaldi delle società mature, che hanno da tempo eliminato la diarchia Stato-mercato valorizzando i corpi intermedi, le reti della società civile. Che in genere lavorano bene. E che ora reagiscono.
Conseguentemente la guerra alla solidarietà è guerra vera, e fa esplodere un enorme paradosso, visto che viene condotta proprio al tempo del Reddito di cittadinanza. Con una mano il governo gialloverde dà, con l’altra toglie. Si prepara a distribuire soldi sacrosanti – anche se a debito – come erogazione statale ai cittadini più indigenti, ma contemporaneamente percuote e tenta di sgretolare le reti di solidarietà che la società civile distende. Il disegno che sta prendendo forma è chiaro: è quello di una società civile che si vuole sempre più schiacciata tra le forze dello Stato e del mercato, nel nostro Paese, “è l’obiettivo non dichiarato di mettere sotto tutela gli enti del terzo settore”, in termini sia di fondi da utilizzare (sempre di meno) che di progetti da realizzare.
“Per questo è necessario che i cattolici, a cui è legato in termini ideali il 70% delle organizzazioni attualmente presenti nella società civile e nel volontariato, non si tirino indietro, si assumano le loro responsabilità e comincino a fare massa critica per poter incidere sulle scelte che davvero contano”.
I cattolici ascoltino Papa Francesco: serve una trasformazione complessiva del sistema, bisogna cambiarne le fondamenta e l’impianto. L’associazionismo non può fare solo diagnosi, servono terapie. Di più: il frazionismo fa male, soprattutto adesso che è evidente la strategia portata avanti per diminuire la presenza dei cattolici nel Terzo settore.
Occorre rilanciare l’impegno diretto in politica dei cattolici. Oggi come non mai servono i De Gasperi, non i politicanti. Occorrono nuove forze politiche e il mondo cattolico ha tutto il potenziale necessario per realizzare la trasformazione epocale evocata da Francesco.
Allora dobbiamo sempre più apprezzare il volontariato: intraprendenza, volontà di far qualcosa per gli altri, attenzione ai valori umani, desiderio di dare concretezza all’amore cristiano.
Nell’enciclica Sollicitudo Rei Socialis, Papa Giovanni Paolo II, al paragrafo 42, individuava, nella dottrina sociale della Chiesa, un tema prioritario: “l’opzione, o amore preferenziale per i poveri”. Questo primato nell’esercizio della carità cristiana è testimoniato da tutta la tradizione della Chiesa; riguarda la vita di ciascun cristiano, ma si applica egualmente alle responsabilità sociali di ciascuno e alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l’uso dei beni.

Papa Francesco ha richiamato questi concetti con forza e frequenza, usando un linguaggio chiaro, diretto. L’attuale Papa avverte l’urgenza di mettere in pratica, a cominciare dalla Chiesa, le esortazioni del Concilio, di concretizzare l’opzione preferenziale verso tutte le persone, figlie di Dio, ancora considerate e trattate come scarti.
Riconoscere il volto di Dio nei poveri e diseredati significa operare sempre in modo sincero e amoroso, per promuovere ogni essere umano e ogni comunità umana verso lo sviluppo umano integrale: fisico, ambientale, culturale, economico, sociale, morale, spirituale.
Significa escludere ogni sfruttamento, a qualsiasi titolo. E darsi l’obiettivo di modificare le strutture economiche e sociali che causano la povertà.
Dare il superfluo non basta, occorre cambiare stile di vita, modelli di produzione e di consumo, strutture consolidate di potere. Non si tratta di moralizzare il capitalismo, piuttosto di battersi concretamente, in pensieri, parole e azioni, contro ciò che impedisce l’uguaglianza tra persona e persona, tra comunità e comunità, tra stato e stato, tra società e società. Non si tratta, nel campo economico, del diritto a un salario minimo di sussistenza, ma del diritto a un uguale reddito. La giustizia è volto di carità.
Amore preferenziale per i poveri. L’apertura all’amore riempie di gioia. La preferenza preoccupa se comporta una esclusione, ma premia se dice un’attenzione particolare a chi ha di meno. La povertà va lottata, i poveri vanno amati. I poveri sono uomini ricchi della stessa dignità di tutti, ma privi di un bene essenziale e quindi vivono in condizioni che creano marginalità tali da esigere solidarietà. Potenzialmente siamo tutti poveri e tutti ricchi.
La certezza di una solidarietà genera fiducia e speranza e predispone a quella umiltà che non è scarso senso di sé o passività illegittima, ma è equilibrio che mette in fuga presunzione e avvilimento.

Se l’attenzione ai poveri è esigenza del Vangelo di Carità si eleva il concetto di solidarietà. L’esigenza del Vangelo di Carità è l’istanza del Figlio di Dio fatto uomo per amare i poveri, per amare gli uomini. L’amore diventa storia e la storia, guidata dall’amore, diventa nuova. Quando è Cristo che ama, gli uomini, consapevoli di questo amore, sono nuovi: nuovi nell’amare nella condizione di ricchi, nuovi nell’essere amati nella condizione di poveri.
Amare tutti come Gesù ha amato è il comandamento nuovo. Preferire i poveri come Gesù ha fatto è l’esigenza nuova.
L’amore deve diventare una “scelta”, non esclusiva ma preferenziale, nel contesto dell’amore universale.
Dimensione essenziale della fedeltà al Vangelo è l’opzione preferenziale dei poveri che qualifica ed identifica la Chiesa e la rende credibile. Giova ora tener presente gli impegni emergenti: l’Osservatorio delle povertà, il Volontariato, la Caritas.
La conoscenza delle povertà deve portare all’attenzione verso le perone e alla considerazione delle situazioni. L’osservatorio deve conoscere le leggi utili per il lavoro e per l’assistenza.
Giova anche tener presente: la carità del Papa, per condividere l’amore del Papa verso i poveri, la conoscenza e promozione delle possibilità cooperativistiche e la riscoperta dell’impegno politico come carità, in un’ottica della promozione della persona e non già della pura assistenza.
Tutto ciò per migliorare la vita degli italiani e soprattutto di noi lucani.
Siamo una regione popolata da vecchi, con aree di povertà da terzo mondo, con disuguaglianze sociali e reddituali profonde, con capacità produttiva in molti settori fuori mercato, con inefficienze e disservizi.
In Basilicata si trova il più grande giacimento di oro nero d’Europa. Ma anche il maggior numero di indigenti d’Italia.
Se leggiamo con attenzione i primi quattro articoli della Costituzione, vi troviamo il fondamento dei principi del servizio sociale: la centralità della persona, la solidarietà su cui si basa la convivenza sociale, il principio dell’eguaglianza, il principio della responsabilità sociale.

Ogni politico, di qualsiasi schieramento, dovrebbe avere questo a cuore. Senza dimenticare il rispetto di ogni persona, non solo dei propri cittadini, come ricorda l’articolo 2 della Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.
La ricerca del bene comune e il rispetto della persona sono i due fondamenti della dottrina sociale della Chiesa.