Ernesto Calluori
Uscire dalla crisi tramite l’istruzione e ripartire da essa fu la premessa di Matteo Renzi il giorno del suo insediamento (Febbraio 2014). Infatti, la scuola è una grande infrastruttura, ha i suoi problemi da risolvere e i suoi obiettivi da raggiungere ed è giusto tornare a due ministeri. La crisi morde e le famiglie vanno aiutate con il diritto allo studio, potenziando le università del Sud.

Ricominciare con la scuola è una prerogativa, ieri come oggi! E’ lecito a tal fine pensare al futuro del Paese, di cui devono occuparsi in primo luogo i responsabili di governo. La scuola pubblica non viene mai finanziata come meriterebbe, anzi, a volte è declassata nei confronti di quella privata. Pubblica significa di tutti. Occorre farlo anche tramite la TV di Stato come fece il maestro Alberto Manzi che seppe cogliere le molteplici opportunità dello schermo televisivo. Con i tempi attuali. invece, abbiamo “Non è mai troppo tardi “, “X Factor ” o “il Grande Fratello “. Per tali presupposti è necessario in primo luogo investire nella crescita culturale che non può prescindere dal ruolo decisivo della scuola, la quale essendo essa preposta alla formazione e alla educazione delle nuove generazioni, costituisce il pilastro su cui regge un Paese.
Diventa prioritario ogni intervento necessario per mantenere adeguati e affidabili tutti i componenti del “pilastro”: “infrastrutture, organizzazione, risorse umane e disponibilità di risorse economiche” per assicurare alla scuola la possibilità di mantenersi culturalmente aggiornata e preparata. Preparare queste risorse spetta, naturalmente, ai dirigenti scolastici e ai rispettivi insegnanti preparati professionalmente e adeguati ai compiti e alle responsabilità loro affidati. La cultura è un diritto e una risorsa economica ma anche morale di dignità umana che attraverso la scuola si può garantire e fare evolvere una società e non già di appiattirla, poiché, nell’ignoranza un popolo si gestisce e si controlla meglio.