Armando Lostaglio
Il viaggio mistico si addice in questo tempo sospeso, evidenza tangibile di una quiete interiore talvolta invocata ed ora “forzatamente” raggiunta. Ci chiamano così due testi dalla veste grafica che effonde un senso antico di sacralità: si assomigliano per misura e pregio. Accurata e ben definita è, in tal senso, la proposta delle Edizioni Feeria (Comunità di San Leolino, Firenze) che li ha editati dalle mani della innografa e poetessa Cristina di Lagopesole, lucana di origine ma da decenni, grazie ai suoi versi e preghiere ed omelie, cittadina universalmente riconosciuta.
“… a otto anni cominciai a formare la mia anima di pellegrina” scrive. Da un ventennio il suo Eremo: “ai piedi d’un castello avito, sul Monte / tra cielo e terra, e non lontano dal Crocifisso / e della Beata Vergine del Carmelo / v’è un sacro luogo ove la SS. Trinità dimora.”
Lì ha scelto come Fortezza dello Spirito (titolo del volume) il luogo dove sacralità e lode quotidiana si vestono di luce: il castello è quello di Federico II (Lagopesole, in Basilicata) e di fronte il monte della Madonna del Carmelo. La chiamata carmelitana è la fonte ispiratrice, e sull’onda lunga incontriamo, in precedenti secoli, altre consacrate dedite alla scrittura e alla riflessione: Santa Teresa d’Avila (scrittrice), Santa Teresa del Bambin Gesù (drammaturga), Suor Juana Ines de la Cruz , (poetessa messicana del XVII secolo dell’ordine di San Gerolamo, sulla sua esperienza terrena un premiato film di Maria Luisa Bemberg “Yo, la peor de todas” presentato nel ‘90 a Venezia).
Gli inni di Cristina di Lagopesole prendono luce in una quiete interiore, con versi che profumano di preghiere d’infanzia, ritmate di innocenza. “Ermetica e barocca insieme è la sinestesia” scrive nella presentazione il prof. Antonio Vincenzo Nazzaro. E sarà la contaminazione dei sensi a rendere fluide e immaginifiche le percezioni mistiche che Cristina lascia trasparire.
Preghiera come gioia ma anche sofferenza, come nelle pagine dedicate alla Settimana Santa, che si avvalgono anche dei versi di Requiem in latino del prof. Tuomo Pakkenen (Università di Helsinki) dedicate al Santuario Divin Crocifisso (nell’Eremo lucano). Altrettanto valore ascetico effonde l’altro testo “Il Giardino segreto” nel quale Cristina di Lagopesole vorrà distinguersi dal precedente (dell’anno prima, il 2016) per una visione potremmo dire floreale della preghiera. Il testo si avvale ad intervalli cadenzati delle pitture “impalpabili” di Piera Ruffo, mentre l’introduzione è curata da Antonella Lumini, la quale ripassa in chiave contemplativa la Centuria di Cristina, “inscrivibile nella tradizione della poesia mistica cristiana”. La poetessa introduce questi inni alla Natura circostanziando che “Paradiso veniva chiamato l’Orto botanico maggiore. Paradiso è l’Hortus interiore ove sboccia Dio: Giardino segreto dove la grazia trova riposo e l’anima canta”. Lungo la enunciazione di fiori e di piante, è sulla Rosa che la innologa lucana (di Rionero in Vulture) si sofferma più a lungo: “Fiore araldico e mistico della Passione, presente nelle catacombe e nei monumenti cristiani”, scrive.
Un bellissimo viaggio si offre a noi, dunque, in questa lettura che profuma di incontaminati giardini, di evasioni dalla terrena inquietudine e momentaneo sgomento. Auspicando (con l’ultimo verso) che “Oltrepassando l’intelletto, un balzo: ed è beatitudine”.