don Enzo Appella
É particolarmente felice la tappa che, con la celebrazione di questa Domenica, la IV di Pasqua, raggiungiamo: la Domenica del Buon Pastore che è Gesù e, dunque, la Domenica in cui si prega per le Vocazioni agli Ordini Sacri e alla Consacrazione, le si celebra, le si invoca. Naturalmente tutto è ancora frenato e, per molti versi, oppresso dalla pandemia.
La situazione presente non ci deve impedire, però, di allargare le nostre vedute, lo spazio del cuore, che poi è la logica per cui siamo stati “programmati”. Ciascuno di noi è come un piccolo seme che porta in sé il germe del futuro: ne sente il richiamo, lo cerca con tenacia, perforando gli impedimenti, arrampicandosi attraverso gli ostacoli e adattandosi alla piega del coraggio per raggiungere la meta iscritta nel suo DNA.
Questo, nel linguaggio dei credenti, si chiamerebbe “vocazione”.
Essa è rispondere all’anelito di vita, al meglio di essa, come recita lo slogan di quest’anno, per centrare lo scopo: nessuno infatti è inutile nella meravigliosa storia umana, ognuno può dare il suo contributo prezioso perché essa sia davvero un’esperienza fiorente. Preghiamo, allora, perché Dio ci dia di scoprire la bellezza della vita e di poterci dare al meglio di essa.
Ascolterete la bella e intensa testimonianza di un mio amico, un seminarista albanese, Fation, che ho conosciuto con gioia e piacere nelle settimane scorse in Albania. Mi ha e ci ha voluto fare questo dono: raccontarsi in meno di dieci minuti, per testimoniarci la sua vocazione ad essere prete cattolico, nonostante le difficoltà che comporta il vivere in quel paese, passato per la repressione tirannica e per l’angustia della povertà ancora oggi molto forte. Ringrazio di cuore Fation per questo, per la sua vita, per il suo sguardo profondo, per la sua gentilezza, soprattutto per la sua testimonianza di cristiano semplice e umile, abitato da una grande sensibilità. Gli auguro di essere in Albania aiuto per molti, speranza per tutti.