Con il dolore dell’umanità… un gesto di speranza in Papa Francesco

Quelle immagini del Papa solo, in una piazza vuota,

quando fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città…si sono impadronite delle nostre vite…”

esprimono un gesto che segnerà la nostra storia, per il suo profondo e “rivoluzionario” significato umano. Così capita, infatti, quando un oggetto o un gesto non viene guardato solo nella sua consistenza reale, ma visto come simbolo, con i significati che ognuno di noi vi sa attribuire.

Prof. Renato Di Nubila

Un coro di consensi in tutto il mondo ha saputo dare al gesto di Papa Francesco il significato che meritava: un uomo solo, anziano, claudicante, che prende su di sé le pene e le speranze di tutti e chiede a Dio di guardare al mondo con sguardi benevoli: “Svegliati Signore!… siamo perduti!”. Immagine viva e gesto forte, indimenticabile, che qualcuno ha voluto fermare così in alcuni versi:

“Ho visto un uomo solo, vestito di bianco, sotto la pioggia battente, salire lento verso l’altare, carico di dolore, di sofferenza ma anche di speranza…”.

Così negli occhi e nell’animo di molti, anche se non proprio di tutti, se è vero – a prova che siamo poveri uomini – di alcuni i pseudo-giornalisti nostrani che non hanno perso l’occasione per scatenare il loro preconcetto livore verso questo Papa dall’immensa carità. Così la cronaca. Anche Gesù dovette ripetere ai suoi discepoli: forse non capite quel che sto facendo… ma un giorno capirete e subire gli attacchi del sinedrio, ammantati di ipocrisia, per subire la morte più ingiusta registrata dalla storia. Oggi, però, nulla riesce a scalfire il significato di una sera straordinaria che ha vissuto l’occasione di chi ha preso su di sé lo smarrimento di un’umanità per portarlo ai piedi di un crocifisso, diventato ancora una volta simbolo di speranza. Il tutto non in modo rituale, ma accompagnato da parole coraggiose di denuncia e di ammonimento per l’uomo dimentico della sua vulnerabilità, illuso da false sicurezze, inebriato da facili egoismi, avido di guadagno”, non curante dell’ambiente, dimentico de “l’appartenenza comune come fratelli!”. È un richiamo a pensare che Dio, a volte, sconvolge i nostri progetti per salvarci dalla rovina. Nella significativa comunicazione di un gesto che parla a tutti, nessuno escluso, Papa Francesco non perde occasione per pensare a tutti e specialmente a quanti, poveri, anziani in solitudine, giovani disorientati e alla ricerca di autorealizzazione, vivono questa emergenza con grandi difficoltà. Egli è consapevole della gravità della possibile recessione economica, ma teme che una recessione umana possa far crescere lo smarrimento delle persone.

Papa Francesco

Per questo è pronto ad abbracciare tutti, in attesa di rivedere il colonnato di San Pietro – quella sera drammaticamente vuoto – capace di accogliere tutti, credenti e non credenti, agnostici e atei, amici e avversari. È la grande carità la cifra di questo Pontificato, che ripete spesso

“… la bontà di Dio ha sì gran braccia…!”.

Non ci sono limiti, come ricordava il coraggioso parroco di Bozzolo, don Primo Mazzolari, nel giovedì santo del 1957, parlando di nostro fratello Giuda!”. Con la certezza che, anche in questa occasione, il Signore è nostro alleato e non del virus; in un rapporto di solidarietà, raccomandata dal Papa, nella constatazione che siamo fragili, vulnerabili e bisognosi di tanta umanità, nel ripensare la nostra vita, guardando avanti con speranza. E la speranza che – per usare le parole del poeta ch. Péguyvede e ama quel che sarà (2007). Lo conferma l’esempio generoso di tanti medici e operatori sanitari, di sacerdoti e volontari, additato da Francesco come un segnale incoraggiante di chi ha compreso che nessuno oggi si salva da solo!”.

La celebrazione della Via Crucis venerdì santo, nello stesso scenario di quella sera del 27 marzo in Piazza san Pietro, con le “toccanti” narrazioni scritte da alcuni detenuti, ripropone la drammaticità del dolore nel mondo e il bisogno di un “contagio di speranza”. Infine, il discorso del Papa la mattina di Pasqua suggella i gesti di questi giorni di passione in una cornice di desiderio di pace e di riscatto per una umanità sofferente e smarrita.

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