Lettera aperta al Vescovo Orofino e don Franco Lacanna

Vostra Eccellenza, Reverendo Padre,

nei giorni passati, camminando per le vie del paese, pensavo al tuo trasferimento, don Franco, e non capivo. Non capivo come mai un parroco deve lasciare la propria comunità alla quale ha dato tanto e alla quale è tanto affezionato. Ho parlato con tante persone vicine a te, ma anche con tante altre vicine a me e poco inclini, come me, ad ascoltare le prediche dall’alto del pulpito, ma sensibili alle iniziative sociali e culturali con le quali hai saputo avvicinare anche loro.

Chiesa Madre Francavilla

Ora, Vostra Eccellenza, Reverendo Padre, non so cosa possono le parole di una comunità, ma vi sarei grato se leggeste questo breve racconto e ciò che segue.


MA VOI NON POTETE CAPIRE

(racconto breve sulla Giustizia Divina)

Non era di certo la prima volta che nella nostra comunità correva la voce che il parroco dovesse lasciare il proprio posto a un nuovo pastore del gregge e non era di certo la prima volta che la comunità rimanesse sorpresa, spiazzata, come se la cosa non avesse seguito il naturale corso degli eventi, come se gli eventi fossero andati contro natura.

Ma questa volta la comunità era rimasta senza respiro, come una moglie e i figli quando un padre viene invitato a lasciare la propria casa dalle autorità, e loro non ne comprendono il perché.

Pensavo – “Ma cosa avrà fatto di male? Perchè non ci ha detto niente? Perchè non mi sono accorto di niente?

Poi andai da lui e dissi – “Ma sei tu che vuoi andare via? Se così è, resto dispiaciuto ma comprendo e me ne faccio una ragione. Ma se non vuoi andare via… perchè ti allontanano da noi? Forse ci fai del male e noi non ce ne accorgiamo?”

E lui – “Voi siete piccoli e non potete capire; arriverà qualcuno più bravo di me, più giovane di me e vi guiderà con tanto amore, vi…”

Io lo interruppi – “Ma ci vuole uno giovane e bravo per fare il padre? TU sei mio padre. Se non muori, perché ti devo cambiare? Quando ti vedo in giro, mi rassicuro. Le tue parole quando parli alla gente accolgono, abbracciano e… sinceramente, sono anche un po’ geloso. I miei amici sono contenti di incrociare il tuo sguardo dolce e comprensivo e di sentirsi dire che il Signore, la Madonna sono sempre lì a proteggerli, anche quando non fanno i santi…”

“Non è questo…” – disse lui – “…è che a un certo punto bisogna cedere il passo e…”

Io infuriai – “Ma che cavolo dici? Cedere il passo? Tu? Tu, che incoraggi sempre tutti a non mollare?”

Il mio sguardo finì sul volantino del gruppo musicale che lui, proprio lui, aveva fatto nascere e che ogni anno ci sorprendeva con interventi di giovani promesse del posto. “La musica avvicina a Dio”. Quanto era vera questa frase, era stato proprio con lui che la musica era entrata in chiesa per la prima volta in modo importante, con cori, concerti e grande partecipazione di pubblico.

Continuai – “Tu, che dici sempre a tutti che la giustizia del Signore prima o poi si fa sentire? Tu, che fai resuscitare le anime di tanti affranti ogni giorno? Dimmi, quanti ne vengono da te con le lacrime agli occhi e vanno via con una speranza, con un sorriso? Dimmi! Dimmi! Quanti? Tu, che senza farti vedere, accogli i poveri cristi, reietti della comunità?”

Silenzio di tomba. Lui rifletteva, ma non sapeva parlare. Una lacrima scendeva silenziosa dietro al profilo del naso, come per non farsi vedere.

E ancora – “Me l’hanno detto, sai? Me l’hanno detto anche gli amici miei più reticenti alla parola del tuo Padre: se non fosse stato per te, il paese sarebbe rimasto spaccato tra credenti e non credenti, il gruppetto degli “affiatati della parrocchia” e il resto della gente. Invece TU li hai messi insieme. Anche quelli che non vengono a messa… quelli, lo sai quanto seguono le tue parole? Quelli li hai portati a te portando personalmente la fede nelle loro famiglie, nelle loro case.”

Come ogni estate, lì, sotto la chiesa, dove le scalette portano al vicolo verso la casa delle suore, diventava una scommessa passare con la macchina in mezzo a tutti quei bambini usciti dal GREST. Sembrava essere in mezzo a un gregge di pecorelle e caprette saltellanti e non ci si muoveva con la macchina per paura di prenderne qualcuna. Al GREST davano una mano giovani e meno giovani, osservanti e non, per il semplice quanto profondo piacere di contribuire a far crescere i piccoli con sani principi. D’altra parte, è anche così che ci si avvicina a Dio. O no?

Non riuscivo più a fermare il fiume di parole col quale stavo obiettando, ma forse ringraziando – “Col Covid sulle spalle, con la pandemia ancora in agguato TU DOVE VAI??? Quanti padri ho visto restare a casa anche se dovevano andare via? Avevano un santo in Paradiso, quelli? E tu? Il tuo Vescovo non può fare niente? Hai bisogno di santi in Paradiso, tu?”

“Io non ne ho, non ne ho bisogno e non ne voglio!” – disse – “Io seguo le regole…”

“E io mi chiedo, che regole sono?” – ribattei – “Che belle regole! La nostra Chiesa caritatevole e misericordiosa non capisce che una guida che apre gli occhi alla gente non può lasciare quella gente di punto in bianco? E poi, tu hai comunque passato dei momenti critici con la tua salute, con la tua famiglia… e la regola è ora che tu debba lasciare casa?

Si fece coraggio e ripetè – “Voi non potete capire. C’è una giustizia Divina che è al di sopra di quella umana e io credo in quella più che in questa. Ma ora sono stanco, devo fare i bagagli. Saremo vicini, ci vedremo spesso…”

“Ma non sarà lo stesso… Sono indignato, ecco” – lo interruppi – “Non posso capire. Forse un giorno capirò, ma ora, da uomo, non posso capire” – e me ne andai sconfitto e soddisfatto. Sconfitto, perchè non avevo saputo scalfire la sua integrità di sacerdote e soddisfatto, perchè avevo visto quella lacrima solcare il viso nell’uomo-sacerdote che si dimostrava sacerdote-uomo e che dimostrava che anche lui, un po’ non aveva potuto capire.


Questa è una storia, una piccola storia che dimostra quanto grande sia l’affetto che lega un parroco alla sua piccola comunità e che testimonia una presenza viva nell’animo delle persone che la compongono.

Mons. Orofino Vincenzo Vescovo di Tursi Lagonegro

Prima di concludere, vorrei citare alcuni tra i messaggi da me ricevuti nei giorni passati:

  • “…prima uomo poi sacerdote, capace di evolversi e adeguare il pensiero cristiano ai giorni nostri, pronto ad accoglierti, sostenerti, incoraggiarti o semplicemente ascoltarti nei momenti difficili. Capace di mettere a nudo la tua anima, facendo emergere sentimenti e pensieri nascosti, inconfessabili, senza mai giudicarti, ma invitandoti a riflettere con i suoi modi garbati e il suo fare ironico e galante.”
  • “Un padre a cui rivolgersi in maniera sicura, a cui affidare le nostre debolezze, le angosce del vivere quotidiano, certi che quanto rivelato resti sempre nell’animo di chi ascolta e di chi parla. Viviamo un tempo molto difficile in cui manca la comprensione e la solidarietà. Non sempre si ha bisogno di cose materiali, ma piuttosto di conforto, sostegno e di sapere che non si è soli. Lui ha coniugato tutte queste esigenze racchiudendole in una sola parola: servizio. Servizio sacerdotale, servizio alla comunità.”
  • Dopo aver appreso la notizia del trasferimento del nostro caro parroco è scattato all’improvviso un senso di smarrimento di dispiacere e forse anche paura. Sì, tutto questo… forse per il periodo particolare e forse per quello che la nostra comunità ha vissuto e sta ancora vivendo, dove ci siamo sentiti sottrarre persone a noi care. Il parroco di un paese è una figura importante per tanti motivi. L’aspetto spirituale è alla base; poi, quando quell’aspetto abbraccia anche altri campi (attenzione ai bisogni del singolo), capisci che forse puoi stare bene, forse puoi ritrovare la fiducia , forse puoi farcela….. e lui è stato capace di fare tutto questo. La fede non arriva per caso… complicato spiegare… c’è bisogno di qualcuno che abbia la chiave giusta per aprire quella serratura dove si nasconde il tesoro più grande.”
  • “A me ha dato tanto. Grazie a lui mi sono riavvicinata alla fede. Per me è un padre in tutti sensi: ti sa ascoltare e, come un padre, ti sa dare dei saggi consigli. Anche se non lo vedi spesso insieme ai più giovani, ogni volta che li vede è pronto ad abbracciarli. Per finire è misericordioso con tutti …non ti punta mai il dito.”
don Francesco LACANNA

Questa lettera, vuole essere un ringraziamento e un omaggio a te don Franco e, con grande sincerità, vuole testimoniare a Vostra Eccellenza il Vescovo la perplessità di una comunità riguardo a una decisione che forse non sarà mai compresa completamente.

Con osservanza,

Una della quattromila anime

della comunità di Francavilla in Sinni

 

Nota della redazione: “Questa lettera non ha un solo autore perché racchiude il pensiero di una gran parte della Comunità di Francavilla. Tuttavia, se si vuole sapere chi ha tradotto questo pensiero in parole, si può contattare questa redazione”.

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