Egidio Giordano
Possiamo affermare che con l’apertura solenne della “Porta Santa” nel “Santuario Diocesano B. Domenico Lentini”, titolo di cui si fregia la Chiesa Parrocchiale di San Nicola, in Lauria, avvenuta il 12 Ottobre 2022, si apre, contestualmente, una nuova e preziosa opportunità per ravvivare quel “cammino sinodale”, fortemente voluto da Papa Francesco, a partire dalle Chiese particolari, e, con uguale intensità, proposto e sostenuto dal nostro Vescovo, cui unisce l’“Evento” paterno ed ecclesiale, qual è la “Visita Pastorale”?
Ricorrendo, giusto il 12 Ottobre, di quest’anno, il 25° della Beatificazione, del Sac. Diocesano, Don Domenico Lentini, avvenuta in P.zza San Pietro e proclamata da San Giovanni Paolo II, si è voluto far dono alla Chiesa che è in Tursi-Lagonegro e a quella lucana, di un particolare tempo di “grazia e conversione” per stimolare, ancor di più, l’aspirazione allo spirito comunitario di un popolo fortemente legato a uomini, dalla vita vissuta nella “sequela di Cristo” e, per questo, annoverati tra i Santi e i Beati e proposti quali Modelli.
L’Evento che da Lauria si proietta verso il Grande Giubileo del 2025 ci preannuncia, in qualche maniera, quanto la Chiesa Universale auspica per ogni uomo, che è in questo mondo, e che troviamo ben espresso nel suo Logo ufficiale, recante il titolo “Peregrinantes in Spem” (Pellegrini di o verso la Speranza) accompagnato dalla significativa immagine che mostra quanto il “cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario, tendente sempre più verso la Croce”.

La Croce è ben presente nella iconografia ufficiale del Santo Sacerdote lucano e, come segno di speranza si radica vigorosamente nella vita di ogni uomo per indicargli la via della salvezza, proprio come un’ancora cui ci si affida nele tempeste della vita.
C’è, dunque, un validissimo motivo per conservare quale “tesoro prezioso” l’attualità del messaggio che è insito nella spiritualità e nell’azione pastorale del Beato Lentini, Prete di “altri tempi”, ma vivo nell’affetto e nella devozione del popolo cristiano che vive nel vasto territorio della Lucania meridionale proiettandosi verso orizzonti più vasti.
Cosa si scopre aprendo lo scrigno nel quale si conserva come “tesoro prezioso” la “spiritualità lentiniana”?
Per scoprirlo ci facciamo aiutare dal Documento nel quale si fa la Sintesi della prima fase del cammino sinodale, nella nostra Diocesi, inviato, come richiesto, alla Segreteria nazionale della CEI, e dal quale, dopo attento ascolto di un considerevole numero di credenti, è emersa una immagine di Chiesa che è interpellata nel prendere coscienza della propria “dinamicità missionaria”.
Dall’abbondanza di sollecitazioni che scopriamo in questo “prezioso scrigno” emerge, subito, un riferimento, un forte legame con il “Giubileo Lentiniano” della nostra Diocesi, individuando nella figura e nell’azione pastorale del Beato Domenico una immagine di Chiesa che, “incarnata” in un modesto paese lucano, più di duecento anni fa, offre ai giorni nostri stili di “vita buona del Vangelo” dai quali non si può assolutamente prescindere.
L’immagine di “Chiesa che annuncia” non richiama, forse, la straordinaria opera di “Predicatore itinerante” di Don Domenico Lentini definito, così, dal Papa San Giovanni Paolo II? La sua era una visione di Chiesa che annuncia il “Vangelo della salvezza”, uscendo dal ristretto ambito di un piccolo borgo senza aver paura di affrontare i disagi di percorsi aspri per raggiungere comunità assetate di “buona novella”.

La seconda immagine che il nostro Documento sinodale configura per una Chiesa al passo coi tempi è il luogo dove “il popolo celebra l’Eucarestia”, in particolare, nel “Giorno del Signore”, con la partecipazione ad una Liturgia cui spettano “decoro, eleganza, bellezza” dando la giusta dimensione ad “una preghiera corale che sia epifania della Chiesa sposa che colloquia e adora il suo Sposo divino e di tutti i ministeri in essa presenti”.
Cosa ci hanno tramandato i contemporanei di Don Domenico Lentini Celebrante dei Divini Misteri, in particolare l’Eucarestia, altro, se non che Egli si trasformasse in “Angelo dell’Altare”, tale da rimanere attratti dal suo “ardore mistico” nell’adorazione del Corpo e Sangue di Cristo elevandosi, addirittura, di qualche centimetro da terra?

Prendere a modello per le nostre Celebrazioni il “modus celebrandi” del Lentini (lo dico soprattutto nei riguardi dei cari Sacerdoti!), non deve ritenersi una forzatura ma solo un auspicio per non perdere di vista, in questo anno “giubilare” e nel “cammino sinodale diocesano”, le esigenze poste dalla Riforma Liturgica nelle modalità e nei ritmi dettati dai nostri Pastori.
Per l’immagine di Chiesa, “Popolo che educa”, l’esemplarità della figura del Lentini emerge con forza dalla sua opera di Educatore, Docente “ante litteram”, avendo legato il suo ministero sacerdotale alla “formazione integrale” umana e cristiana dei ragazzi, dei giovani che accorrevano nella sua piccolissima e poverissima casa al Quartiere Cafaro di Lauria, dove rimanevano per molte ore, consumando, pure, un frugale ristoro elargito loro con amore di Pastore. Insomma, Don Domenico Lentini affrontava e risolveva la “questione educativa “del proprio tempo, senza integralismi di sorta, proponendo una immagine di Chiesa, del suo tempo e del suo territorio, con tutte le limitazioni, le ristrettezze e le povertà di un lembo miserevole dell’Italia meridionale, quale “antesignana” di una Chiesa che, molto più a Nord di Lauria, avrebbe avuto una fioritura di “Preti Sociali”, riconoscendo nel Prete di Lauria un “Precursore”!
A tal proposito voglio riportare quanto espresso dal nostro Vescovo, Mons. Orofino, il 12 Ottobre, a Lauria, in occasione dell’inaugurazione del “Giubileo Lentiniano”, in riferimento alla “passione educativa” che si auspica, animi “i Presbiteri e Laici” presenti in questo delicato settore, cioè una rinnovata modalità di accoglienza dei giovani senza doverli, letteralmente “braccare”, ma accompagnare, senza farli sentire estranei, lontani, motivandoli nell’affrontare le sfide della vita.

Voglio concludere queste mie brevi considerazioni segnalando come “occasione provvidenziale”, tra le altre che la nostra Chiesa Diocesana propone al popolo cristiano, per ridare nuova linfa alla vita ordinaria delle Comunità parrocchiali e agli altri Organismi di indirizzo pastorale, l’Evento “giubilare” che, come fiaccola di luce vivissima, si irradia dal luogo che conserva le spoglie mortali e le tracce indelebili della straordinaria vita del Beato Domenico Lentini.
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