don Nicola Caino
Forse, per troppo tempo, abbiamo presentato, descritto e, dunque, immaginato la quaresima come un tempo a tinte scure, un tempo triste; eppure, sin dalle prime battute, la liturgia ci invita alla speranza, ci invita a cogliere questo tempo favorevole come un’occasione di grazia per riscoprire la grandezza dell’amore del Padre, che non si è stancato di noi, anzi, apre a noi una strada nuova nel deserto della nostra storia.
Ponendo maggiore attenzione alla Parola di Dio che ci viene offerta, così come ai segni e i simboli che caratterizzano questo tempo forte, ci accorgiamo che siamo invitati a prendere sul serio la nostra vita, a coglierne il senso profondo, a non sciuparla e a orientarla al bene. L’itinerario quaresimale, potremmo definirlo, un tempo nel quale, in maniera forte, facciamo esperienza dell’amore del Padre, un amore che ci spinge a cambiare vita, che ha come fine rendere bella la nostra vita, chiamata alla gloria.
In questo tempo segnato dalla precarietà, dove emerge un senso di incertezza e smarrimento, si rende opportuno fermarsi, mettersi in ascolto, lasciarsi portare dal Signore su di un alto monte, per allargare il nostro sguardo e cogliere i segni di bene in questo tempo per viverlo in pienezza. Si comprende, allora, la necessità di lasciarsi segnare il capo con la cenere, come avviene a inizio Quaresima, non solo per ricordare la nostra caducità e per ritornare all’essenziale, ma soprattutto per ricordarci che siamo chiamati a rifiorire, a rinascere in Cristo; sappiamo molto bene quanto la cenere sia necessaria al contadino come fertilizzante.

Vogliamo fare nostra questa immagine, carica di speranza, per ricordarci che il senso di questo tempo è finalizzato ad una rifioritura esistenziale che trova il suo fondamento nella Pasqua del Signore. Protesi alla gioia Pasquale, viviamo il cammino di Quaresima, nella consapevolezza che questo tempo favorevole è un tempo di speranza per far rifiorire la nostra vita e la nostra storia.
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