Mosè Antonio Troiano
Le comunità arbëreshe sono piccole minoranza etnico-linguistica di origine albanese, formate da profughi albanesi insediatasi nelle terre impervie che furono loro concesse dai regnanti di Napoli.
“Vige ancora – ha dichiarato Antonio Troiano sindaco di San Paolo Albanese e capofila del progetto – l’espressione gjaku ynë i shprishur ovvero <<il nostro sangue sparso>>.
La storia degli arbëreshë è la storia di un esodo di intere famiglie. Dedite, inizialmente, quasi solo alla pastorizia, hanno costruito i loro insediamenti, le loro case; hanno segnato, con le loro attività umane, con le loro opere, i luoghi, il paesaggio.

Vissuti, per quasi cinque secoli, in totale isolamento, gli arbëreshë conservano gli antichi usi e costumi. Nel mantenimento della loro diversità un ruolo fondamentale l’hanno giocato proprio le condizioni di minoranza etnica, di marginalità geografica e di isolamento socioeconomico, cui sono stati destinati, costretti. E noi questa storia vogliamo salvaguardarla non solo perché attraversa i nostri luoghi perché in fondo ricordare e tutelare è un esercizio utile a tutti – a concluso Troiano – poiché questo mondo siamo tutti potenziali minoranze”.

Con D.G.R. n. 630 del 30.09.2022 la Giunta Regionale ha approvato e finanziato il Progetto “Salvaguardia del patrimonio intangibile delle Comunità Arbëreshe di Ginestra San Costantino Albanese e San Paolo Albanese” candidato dal Comune di San Paolo Albanese.
Lo spirito di questo Progetto, la cui realizzazione è stata affidata alla Fondazione Appennino ETS con sede a Montemurro (PZ), è quella di unire i popoli, unire le culture e rivivere gli usi, i costumi, le tradizioni che queste Comunità tutelano e conservano da circa 5 secoli.
La salvaguardia del patrimonio intangibile delle comunità arbëreshe incontra l’attualità e ripropone un mare Mediterraneo con un unico colore: quello dell’umanità.
“È un ribaltamento di prospettiva – ha spiegato Piero Lacorazza direttore della Fondazione Appennino – che non si chiude nel folklore ma mette in movimento riflessioni che la storia ci consegna. Rileggere Raffaele Nigro nei libri ” Il muro del mare” e “Diario Adriatico” ha sollecitato uno sguardo verso un orizzonte che incontri la storia e forse anche uno stimolo critico: minoranza etnico linguistiche la cui salvaguardia è sostenuta da istituzioni pubbliche. Si investono risorse sulla salvaguardia di una storia di un popolo in fuga da una guerra che attraverso l’Adriatico Mediterraneo ha trovato asilo anche in Basilicata. E se calassimo questa scelta nell’attualità, oltre il folklore, nella navigazione delle vicenda “mediterranea”?

La scelta del ribaltamento di prospettiva – ha concluso Lacorazza – ci ha spinto e progettare e realizzare un programma che parlasse di Martin Luther King e Nelson Mandela, del valore alle contaminazioni artistico/musicali e gastronomiche, delle tradizioni popolari e religiose, di portare nelle scuole medie secondarie superiori il confronto sulla storia e sulla attualità del crocevia mediterraneo a partire dal mar Adriatico.”