Ernesto Calluori
Sarà l’età che avanza, sarà l’approssimarsi del magico Natale, sarà quel che sarà, ma del mio paese di nascita Francavilla sul Sinni, conservo un attaccamento morboso.
La nostalgia chi non la conosce o chi non è preso di tanto in tanto? Infatti, essa è associata alla tristezza che provoca in noi il ricordo di qualcosa che non c’è più. L’ultima volta che mi è capitato di sentirmi invadere l’anima dalla nostalgia risale a non molti giorni fa, quando nel sentire le note di un vecchio motivo, la scintilla del ricordo è scoccata inesorabile.
La musica era quella di una canzone dal titolo “Paese mio” intonata da Eduardo De Filippo. La canzone parlava della nostalgia per il paese natio di chi era stato costretto a stare lontano. Quelle note mi hanno riportato in quel luogo in cui ho vissuto giusto il periodo delle elementari da combinare una serie di storie vissute in rapporto all’età.
In collegio per le scuole medie. Poi, via un’altra volta con il biglietto di sola andata. Eppure il legame che sento,- anche se non frequentato da motivi pratici – per quella terra è molto forte. Mi sono chiesto spesso a cosa è dovuto.
Culturalmente mi sono formato altrove, grandi legami di parentela non ne ho, le amicizie sono soltanto un caro ricordo dell’infanzia. Odori, sapori, sensazioni sono presenti e vivi. Tutto il resto è sfumato: i nomi dei compagni di scuola dimenticati, pochi episodi impressi nella mente non possono spiegare questo legane. In me sento che questa nostalgia suscita solo il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato.