Antonio Fortunato
Tempo fa ho scritto su questo giornale a proposito dello spopolamento di Francavilla, che non si vive di solo “effimero” se intendiamo con tale termine “tutto quanto è transitorio, di breve durata, ma accattivante”.
Purtroppo, in molti comuni della nostra Regione, compreso Francavilla, gli amministratori operano esclusivamente in funzione dell’effimero (e naturalmente l’ordinaria amministrazione) con tutte le conseguenze che conosciamo: spopolamento, fuga dei cervelli migliori, abbandono del territorio, impoverimento del tessuto produttivo in generale.

Ben vengano le iniziative tipo quella dell’8 dicembre che si sono svolte a Francavilla: un cantante popolare e tanti stand di prodotti di enogastronomia .
Se consideriamo la qualità della vita (la Regione Basilicata è l’ultima in Europa secondo gli ultimi dati), delle infrastrutture, dei servizi, degli sbocchi occupazionali per i giovani, della sanità che è sull’orlo del fallimento, la fantasmagoria turistica rischia di funzionare non da volano di sviluppo e di progresso per i nostri comuni, ma da effimera rappresentazione e di contribuire a un arricchimento superficiale e di poche persone.

Con quel poco di speranza che ancora alberga nel mio animo, dopo tante segnalazioni sempre disattese, in occasione del Natale voglio fare gli auguri al mio paese, Francavilla sul Sinni.
Vorrei che le nostre amministrazioni si dessero da fare per creare lavoro, lavoro, lavoro per arrestare l’emorragia delle partenze di solo andata di tanti giovani laureati e diplomati. Non vorrei che si realizzassero opere inutili, le cattedrali nel deserto, come l’Arena di Senise e non solo.
Non vorrei che si costruissero impianti sportivi ovunque per poi non essere utilizzati giacché i giovani sono andati via.
Non possiamo tollerare che il denaro pubblico venga speso per fare e rifare sempre le stesse cose: campo di calcio, di bocce e villa comunale.
Ci sono le strade di campagna che vanno migliorate e rifatte.

Vorrei che venisse migliorata la nostra offerta turistica innanzitutto con un ufficio informazione, il recupero del centro storico che versa in condizioni di assoluto degrado e abbandono, un museo delle attività artigianali che rappresentavano il nostro fiore all’occhiello. E perché no un macro attrattore turistico come ce l’hanno tanti comuni.
E più servizi. Non può esistere un paese del Parco del Pollino senza una bottega di souvenir e di prodotti tipici e la domenica senza un bar aperto.

Sarebbe il caso che anche gli esercenti prendessero coscienza di come affrontare queste criticità accanto a un rallentamento delle presenze turistiche. Un ultimo augurio che, secondo me, è il più importante è quello di pensare come coinvolgere i giovani alla partecipazione. Sicuramente le attività sportive, culturali e lavorative, sì lavorative anche nelle famiglie per le piccole cose, possono far crescere la gioventù sana con i valori che i nostri genitori, i nostri nonni, hanno trasmesso a noi. In poche parole dobbiamo ritrovare il senso di comunità.
Dimenticavo, dobbiamo avere più a cuore il problema ambientale, in primis dare l’addio ai botti a partire da quelli di capodanno per continuare con i fuochi pirotecnici delle feste religiose.
Ascoltiamo Papa Francesco!!!
Ho augurato troppo, sono un sognatore? Non lo so.

So solo con certezza che se non interveniamo con decisione il processo di degrado socioeconomico sarà inarrestabile e inevitabile.
Poniamoci questa domanda: “Io, che cosa posso fare per il mio paese, Francavilla?”
Francavilla non può e non deve morire.
