Andrea Bernardo
Intendo fornire alcuni chiarimenti sulla mia candidatura ad Amministratore Unico di Acquedotto Lucana, Società a totale partecipazione pubblica da parte della maggior parte dei Comuni Lucani e della Regione Basilicata, alla luce di alcuni articoli di stampa pubblicati negli scorsi giorni.
La mia Candidatura è stata decisa soltanto venerdì 18 ottobre, alle ore 9:00, ovvero lo stesso giorno della scadenza per la presentazione delle liste. Ho immediatamente comunicato la decisione a ciascuno dei 131 Sindaci, i cui Comuni detengono la maggioranza del Capitale Sociale di Acquedotto Lucano, pari al 51%. Proprio i Sindaci, in poche ore, mi hanno consentito di superare abbondantemente la soglia minima ( 4,5% del capitale sociale) prevista dallo Statuto per proporre la candidatura. Ho raccolto il sostegno di oltre 30 Comuni, pari a circa il 15% del capitale societario, seppure ho depositato solo 26 sottoscrizioni (pari al 11,74% del capitale sociale), per un mero problema connesso al tempo a disposizione per consegnare il tutto nella sede di Potenza di AL SpA. Aggiungo che per il tempo stringente, non ho avuto modo di contattare telefonicamente o personalmente molti Sindaci per spiegare dettagliatamente le motivazioni della mia candidatura, cosa che sto facendo in questi giorni.
Di converso, la candidatura dell’Amministratore in carica è stata riproposta dal Presidente della Regione con largo anticipo. Peraltro, il modello di adesione alla candidatura è stato, inaspettatamente, inviato dal Presidente della Regione ai Comuni sin da lunedì 14 ottobre ed i Sindaci sono stati sollecitati a sottoscrivere la candidatura ripetutamente dalla sua segreteria. Molti Sindaci, ignari di altre candidature, hanno sottoscritto per mero rispetto del Presidente e nella convinzione che non vi sarebbero state altre candidature. Il ché, mi fa ben sperare per il prosieguo, potendo i Sindaci cambiare idea sino al momento del voto. Ciò nonostante, le notizie di stampa parlano di solo una quarantina di 40 sottoscrittori in favore della candidatura dell’attuale Amministratore, che rappresenterebbero circa il 60% del capitale sociale, ma appena il 35% dei voti, infatti l’articolo 7-comma 2 dello Statuto prevede che “…. per le azioni possedute dallo stesso soggetto, in quantità superiore al 24% del capitale sociale, il diritto di voto è limitato nella misura massima del 24%”. Pertanto, a differenza di quanto riportano alcuni articoli di stampa, la circostanza che la candidatura sia stata sottoscritta dal 60% del capitale societario di cui il 49% detenuto dalla sola Regione e solo l’11% dai Comuni, non decreta alcuna vittoria anticipata, anzi; in quanto il voto della Regione vale soltanto il 24%. Dunque, ritengo che la decisione sull’Amministratore da eleggere il prossimo 31 Ottobre sia esclusivamente in mano agli amministratori comunali, il cui capitale sociale, seppur pari al 51%, equivale al 76% dei voti! Ritengo che la candidatura di un amministratore comunale sia una novità assoluta e legittima, considerato il predetto peso societario dei Comuni. E’ un segnale di discontinuità avverso la pretesa della Regione Basilicata di individuare sistematicamente, inaudita altera parte, il candidato ad essere Amministratore Unico di Acquedotto Lucano.
Ovviamente la discontinuità della mia candidatura ad Amministratore vorrà consistere anche nella proposta di una diversa gestione della Società Pubblica, come esporrò ai Soci in sede assembleare. E in tal senso, non deve essere letta contro la Regione Basilicata o l’Amministratore in carica, ma in favore della stessa Regione, dei Comuni e dei Cittadini Lucani. La mia candidatura, peraltro, intende proporre un nuovo modello di gestione di Acquedotto Lucano: verrà chiesto, infatti, preventivamente, che l’assemblea, ai sensi dell’articolo 16-comma 1 dello Statuto, decida se la Società -per i prossimi tre anni- debba continuare ad essere governata da un Amministratore Unico, ovvero da un Consiglio di Amministrazione composto da 5 componenti, secondo la normativa vigente e mantenendo invariati i costi e le relative spese. Un Consiglio di Amministrazione del quale, ovviamente, mi onorerei di far parte.All’uopo, l’auspicio è quello di eleggere un Consiglio di Amministrazione composto esclusivamente o prevalentemente da amministratori comunali, con un equilibrata rappresentanza dei Territori e delle forze politiche che siedono in Consiglio regionale. Amministratori comunali che sapranno certamente porre rimedi agli atavici problemi di Acquedotto Lucano: continui disservizi e disfunzioni nell’erogazione dell’acqua ai cittadini; perdite idriche eccessive; nessun controllo agli allacci abusivi; scarna attività di recupero nei confronti di chi non paga; costi di gestione smisurati; perdita di finanziamenti pubblici ed eccessivo ritardo nella realizzazione degli investimenti; dilazione nei tempi di pagamento di imprese e fornitori che spesso rinunciano ad effettuare lavori e prestazioni; gestione meramente emergenziale e non programmata (basti pensare al Comune di Potenza e ad altri 28 Comuni che fanno i conti con la razionalizzazione dell’acqua in questi giorni), assenza di personale tecnico-amministrativo negli uffici nonché di un numero adeguato di fontanieri nei Comuni. Una situazione gestionale che va totalmente rivista e modificata, ascoltando i Comuni che sono i principali soci di Acquedotto Lucano, prevedendo assunzioni mirate e riorganizzazione del personale esistente; nonché ripiegandosi ogni giorno e per ogni singola ora in un instancabile lavoro volto ad un nuova e innovativa programmazione societaria, che deve essere condivisa con tutti i soci e svolta solo nell’interesse degli utenti pubblici e privati, programmazione che deve dar vita ad una nuova vitalità nella gestione della Società e del prezioso “oro blu”, l’acqua, bene pubblico primario per le esigenze vitali dei cittadini e per svariate attività economiche. Ebbene, confido che il voto dei Comuni Lucani, che pesa ben il 76% in Assemblea, possa essere espresso dai Sindaci con l’intento di rinnovare la gestione societarie e divenire essi stessi i protagonisti del cambiamento.