25 novembre Giornata contro la Violenza di Genere, ma anche contro la Violenza dei Diritti Umani

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999, ha istituito la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che cade il 25 novembre di ogni anno.

Tale data precede quella del 10 dicembre, anniversario dell’approvazione -nel 1948- della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata dalla stessa Assemblea.

Si tratta di ricorrenze che cadono, quest’anno, in un periodo in cui la violenza la fa da padrona con i sanguinosi conflitti in Ucraina e nella striscia di Gaza.

Manifestare in un clima simile contro la violenza di genere e, quindi, contro la violazione di diritti umani, non è facile, se si considera l’inerzia -o quasi- dell’ONU rispetto alle guerre in atto.

Tuttavia va fatto richiamando, altresì, l’attenzione dell’ONU al rispetto dei suoi principi fondativi.

La violenza contro la persona, in quanto tale, va sempre e comunque condannata a prescindere dal sesso e dall’età della vittima; causa giustificatrice può essere solo la legittima difesa a determinate condizioni, ma non è questa la sede per parlarne.

Importante è, invece, per restare alla ricorrenza del 25 novembre, comprendere il fenomeno del femminicidio e i possibili rimedi per prevenirlo essendo ormai chiaro che la sola previsione della punizione dei responsabili non è sufficiente ad evitarlo.

Infatti, se si considera che dall’inizio del 2024 si sono verificati circa 100 femminicidi, è evidente che la sanzione penale non è un valido deterrente.

La punizione interviene dopo il delitto che, invece, bisogna prevenire.

 

Nella generalità dei casi, la forza, la capacità offensiva e difensiva dell’uomo prevalgono su quelle della donna. La quale, quasi sempre deve decidere da sola se proseguire o interrompere una relazione di coppia; si tratta di decisione che difficilmente assume razionalmente perché condizionata da convenienze, solitudine, necessità, minacce, promesse, giuramenti, che le impediscono di interrompere la relazione quando va interrotta, cioè alle prime avvisaglie di comportamenti anomali del partner, incompatibili con i sentimenti del rispetto, solidarietà, condivisione, confidenza e affinità, necessari per alimentare una sana relazione di coppia.

Quasi sempre, invero, è più corretto dire sempre, le violenze estreme sono precedute da episodi sottovalutati che si replicano, anche a distanza di molto tempo, in modo sempre più preoccupante.

Il femminicidio, dunque, va soprattutto prevenuto, mettendo a disposizione della donna i necessari strumenti per sollevarla dagli anzidetti condizionamenti.

Si tratta di questione che implica l’interesse pubblico, inteso come tutela del diritto alla vita, alla salute, alla pace sociale, di cui si deve far carico lo Stato nel rispetto della Costituzione, al di fuori del sistema repressivo.

Attualmente, in merito, esiste molto poco e quel poco che esiste lo si deve ad iniziative di associazioni e volontari, mentre è necessario che la politica promuova e realizzi un vero Welfare per evitare il femminicidio.

Avv. Leonardo Pinto – Presidente Onorario ANSB (Associazione Nuova Sanità e Benessere)

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