Leonardo Pinto
Il ricordo di un intellettuale vicino ai problemi esistenziali dei Lucani e del mezzogiorno.
Levi scrisse “Cristo si é fermato ad Eboli” non per consentire a pseudo intellettuali e a politici affaristi, di professione, di fare accademia e parlarsi addosso, incuranti delle condizioni di vita dei meno abbienti. La sua fu una “denuncia sociale” con cui descrisse l’arretratezza socio-economica di un territorio ove lo Stato era presente in modo puntuale solo con la cartella di pagamento della “fondiaria” e con la cartolina di chiamata alle armi o alla leva militare.

ll suo Intento, dunque, fu quello di mobilitare la politica affinché migliorassero tali condizioni.
A distanza di circa 90 anni cosa é cambiato in proposito?
Se nulla o quasi é cambiato, perché non é cambiato?
Che cosa occorre per conseguire i traguardi auspicati da Carlo Levi?
Se si vuol rendere omaggio seriamente alla memoria di Levi, come merita, bisogna avere il coraggio di rispondere con franchezza alle anzidette domande e smettere di utilizzare le sue denunce sociali e quelle di Scotellaro per “fare salotto” e accademia fine a se stessa.