Armando Lostaglio
Ha scritto Pier Paolo Pasolini: “La storia della Passione di Cristo è per me la più grande che sia mai accaduta, e i testi che la raccontano i più sublimi che siano mai stati scritti.” Il poeta regista le annotò mentre stava completando la sceneggiatura del film La ricotta (1963), che precede di un anno il capolavoro Il Vangelo secondo Matteo che girò in un Sud arcaico, la Basilicata.

Critiche feroci specialmente per La ricotta, accuse di vilipendio e blasfemia. Lo sguardo degli ultimi, i reietti della società che osano apparire laddove non era mai stato “visto” prima, grazie al Cinema. Eppure, il tema della Passione, nel sentire cristiano più terreno, affiora anche in Mamma Roma, del 1962, laddove il figlio della prostituta (sublime è Anna Magnani) muore come un Cristo dei giorni nostri, costretto in un letto d’ospedale. La regia lo riprende dai piedi, evocando il “Cristo morto” del Mantegna (1470, a Brera, Milano). Il film “cristico” per eccellenza resterà, tuttavia, Teorema del 1968, anno di piena contestazione giovanile contro il sistema e la borghesia. In questo capolavoro, l’ospite irrompe nell’annoiata vita borghese, come fa Gesù nella storia degli uomini. Politica, teologia, sociologia, in Pasolini restano elementi imprescindibili per valutare la struttura umana al cospetto di sé e degli altri. La Passione e la fine restano emblemi del dolore umano, e i racconti sublimi che annotava investono e si condensano nella paura di finire, che sulla Croce assume la sua apoteosi, la sua morte per la salvezza umana. Il Suo passaggio sulla terra che precede la Pasqua, Resurrezione. Cristiani e non cristiani, agnostici ed atei, nel condividere la visione pasoliniana della fede, annettono in essa la capacità di aver saputo scendere profondamente in quei concetti tuttora difficili e da dipanare. E che affascinano l’uomo, pur nell’autentica inquietudine. Il cinema continua a raccontare, a distanza di decenni, l’ansia del divino, la ricerca di un uomo, Pasolini, che, nel suo misticismo corsaro, ha fatto dell’arte e della cultura lo strumento più elementare di comunicazione fra la persona e gli altri. Fra sé e Dio.