Tulipani di Seta Nera 2025 festival di cinema a Roma

Cinema sociale e cinema di espiazione

Il festival cinematografico Tulipani di Seta Nera propone, anche in questa XVIII edizione – con la presidenza di Diego Righini e la direzione artistica di Paola Tassone – opere in diverse sezioni e categorie; lavori ben realizzati, e pure sul confine del metaverso in videoclip e molti sulla solidarietà e l’integrazione. I corti sul filo del “metaverso”, mondo virtuale ed ancora ipotetico: proprio sulla ipotesi di futuro si adeguano alcuni dei corti, mediante l’utilizzo di una particolare tecnologia di realtà virtuale e realtà aumentata. L’idea è quella di sovrapporsi al mondo fisico. Molti film presentati con gli autori sono in tale determinazione e dunque centrano la selezione del Festival. Un cinema labirintico, nel quale ci si perde e ci si ritrova, magari con lacrime smorzate; un formalismo capace anche di trasmettere angosce ed espiazioni, metafore delle inquietudini giovanili e di un sistema sociale e politico spesso invasivo e opprimente…

Armando Lostaglio con Janet De Nardis
Armando Lostaglio con Janet De Nardis

Ci sovviene Kant: “Che cosa posso sapere? Che cosa debbo fare? Cosa mi è lecito sperare?” Interrogativi in “Critica della ragione pura” (1781) che in “Logica” spiegherà: Alla prima domanda risponde la metafisica, alla seconda la morale, alla terza la religione. La realtà, insomma, non è solo quella che si vede, ma anche (e soprattutto) l’altra che, nel mistero dell’invisibile, le dà valore, mete, significati. Il cinema ne rappresenta l’essenza.

Recensioni di film premiati: La legge del mercato di Alessandro Panza. Ovvero La misura di un uomo (titolo originale), cortometraggio con un irriconoscibile Claudio Amendola, straordinario, nei panni e le sembianze verosimili di un barbone, gettato per terra, come se ne incontrano a decine per le nostre strade, spesso in compagnia con un cane: randagi entrambi. Una regia accorta, puntuale nei particolari. Fotografia nitida per un racconto realista. Due solitudini e dunque invisibili, astratte, mentre la legge del mercato richiede altro, molto altro, nel senso che questi “ultimi” non hanno nulla da offrire al mercato, al mondo delle merci, essendo loro stessi merce di scarto, nella indifferenza del passante, cioè anche nostra. Un barbone seduto sul ciglio della strada che chiede l’elemosina senza ricevere la minima attenzione, un cane randagio che vaga per una strada deserta alla ricerca di qualche avanzo tra la spazzatura. Eppure entrano in contatto, e si scambiano uno sguardo, si riconoscono, la loro condizione li accomuna. Comprendono immediatamente che se si è da soli sopravvivono a fatica, insieme invece possono sopravvivere. Separati sono invisibili, insieme diventano improvvisamente “interessanti”. Ovvero, un cane attira maggiore attenzione di un uomo. Quella A nel cerchio della lettera O, cambia forse le loro esistenze, diventano interessanti anche se fuori dal mercato. E tuttavia, una A che suona di anarchia, felice, come la canterebbe De André.

Armando Lostaglio con Janet De Nardis e Vincent Riotta
Armando Lostaglio con Janet De Nardis e Vincent Riotta

Persone di Carlo A. Bachschmidt. Il documentario Persone, ossia esseri umani, segnati da destini indecifrabili e complessi, che da sempre le società hanno recluso in spazi limitati e resi invisibili…Questo straordinario documentario conduce lo spettatore in quegli ambienti disperati, che furono a Roma l’ex manicomio S. Maria della Pietà, dove alcuni protagonisti del “Progetto Giuseppina”, raccontano la propria esperienza, drammatica e comunque innovativa in merito a quel piano riabilitativo che dal 1995 ha favorito il processo di deospedalizzazione, gestendo il passaggio verso l’esterno degli ultimi reclusi. Essi raccontano quella “rivoluzione nella rivoluzione” attraverso i ricordi delle pazienti rimaste. Ci piace associare che 50 anni fa il cinema compì la sua rivoluzione, con il capolavoro “Qualcuno volo’ sul nido del cuculo” di Milos Forman, con un immenso Jack Nicolson. Il titolo è un’espressione impiegata nel gergo statunitense, indica appunto un manicomio, e simbolicamente: il cuculo è un uccello che non costruisce nidi, benché utilizza i nidi di altri uccelli per deporre le proprie uova.

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