Leonardo Pinto
Di fronte a puri atti delinquenziali di tifosi sportivi e tifosi politici, che trasformano passioni e piaceri in disgrazie umane. E’ il caso dell’uccisione dell’autista del pullman che trasportava i tifosi del Pistoia Basket di ritorno da una trasferta a Rieti.
Per la morte del povero autista, Raffaele Marianella, si indaga per omicidio volontario. Sono stati arrestati Manuel Fortuna, Kevin Pellecchia e Alessandro Barberini, ultras, estremisti di destra.

La condanna, per l’accaduto, non può che essere ferma, senza possibili comprensioni e/o attenuanti. Per la prevenzione di simili disgrazie, c’è un aspetto fondamentale che non viene sufficientemente considerato. I tifosi che vanno allo stadio per creare disordini, alla pari di quelli che vanno in piazza per proteste politiche violente, non riescono a controllare i propri impulsi privi di motivazione razionale. In tali casi la violenza non è frutto solo di impulsi individuali, ma è un fenomeno sociale complesso. Spesso è la conseguenza di frustrazioni. In ogni caso, si tratta di fenomeno che non compare all’improvviso; è sempre preceduto da episodi che vengono sottovalutati.
Non possiamo continuare a recriminare dopo accadimenti delittuosi, come quello in commento, bisogna agire in via preventiva; evidentemente il Daspo (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) non è sufficiente.
I tifosi sportivi e attivisti politici violenti, quando si rendono responsabili di gravi reati, che ledono la pace sociale, unitamente ai loro concorrenti materiali e morali, vanno puniti con pene esemplari e sottoposti a percorsi di recupero di riabilitazione e prevenzione di recidiva.
Insomma dev’essere chiaro che, in una società civile, il proprio diritto finisce laddove inizia il diritto altrui, secondo l’insegnamento di Kant e Martin Luther King che, personalmente, condivido. Questo insegnamento lo devono attuare le società sportive, i partiti e i movimenti politici e le associazioni che organizzano manifestazioni pubbliche.
Questione certamente complessa, sulla quale è necessario che la politica si ripieghi per trovare soluzioni che consentano l’esercizio del diritto a manifestare garantendo, al tempo stesso, chi non intenda farlo o ne sia estraneo.
Come sempre, non ritenendomi depositario di verità assolute, sollecito chi legge a riflettere e ad elaborare proposte per la migliore tutela del “bene comune”.