Leonardo Pinto
Ma una riforma dell’ordinamento giudiziario che introduce la separazione delle carriere dei magistrati, che prevede due distinti Consigli Superiori, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri; che modifica anche il sistema di elezione dei membri togati del CSM con il sorteggio, e introduce un’Alta Corte disciplinare la quale deve anche giudicare, come giudice dell’appello, sulle condanne irrogate dalla stessa ai magistrati requirenti e giudicanti in materia disciplinare.
Si tratta di riforma, come spiegato dallo stesso Ministro Nordio, che non porterà alcun beneficio ai cittadini; quindi le lungaggini e le prescrizioni dei processi continueranno.

È il caso che avvocati e magistrati, se veramente interessati a rimuovere le inefficienze e carenze della giustizia italiana, trascurando interessi corporativi di parte, nel superiore interesse pubblico, facciano capire innanzitutto ai cittadini, chiamati a votare il referendum confermativo, le vere criticità dell’attuale sistema giudiziario e le vere finalità della riforma approvata. Questo perché le narrazioni politiche sul punto sono artificiose e fuorvianti.
La politica omette volutamente di ricordare che l’Italia, per ottenere i finanziamenti previsti dal Pnrr, ha assunto con l’Unione europea impegni precisi. Il primo –il più gravoso– riguarda la riduzione dell’arretrato dei processi civili del 55-65% entro la fine del 2024 e del 90% entro la metà del 2026. Un traguardo che riguarda tutti i protagonisti della giurisdizione e il personale degli uffici giudiziari.
Bruxelles ha chiesto all’Italia profondi interventi sulla giustizia civile: una riforma importante con obiettivi ambiziosi, rientrante nelle riforme condizionate dal Pnrr.
Si tratta di obiettivi da raggiungere per ottenere l’erogazione dei finanziamenti per la giustizia, che nulla hanno a che vedere con la divisione delle carriere dei magistrati.
La recente riforma approvata non è migliorativa dell’esistente. Chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire.
Tutto questo dev’essere chiaro per non fuorviare il voto sul referendum.
Le questioni urgenti da affrontare non sono la riunione o meno delle carriere dei magistrati, ma le risorse materiali, le risorse umane, le strutture informatiche, che servono a velocizzare la giustizia.
La politica, tutta, è sorda. Non ci sono segnali concreti per il quadro delle riforme legate al Pnrr.
È importante che governo e legislatore ascoltino chi ogni giorno è nelle aule dei Tribunali.
Lo specchietto per le allodole della riforma approvata è il sorteggio per la nomina dei componenti del CSM per eliminare le correnti e le manovre di potere, da definirsi -quanto a requisiti dei candidati e modalità di scelta- con decreti attuativi. La maggioranza ha approvato un progetto di riforma blindato (e questo desta sospetti) da attuarsi con decreti successivi. Quindi il referendum si svolgerà su progetto in parte non chiaro e in parte non definitivo.
È possibile condividere una riforma senza conoscere previamente i decreti attuativi della stessa, che saranno emanati dopo il referendum se la maggioranza degli Italiani voterà sì?
Forza Italia è scesa in piazza per festeggiare e intestare l’importante modifica costituzionale a Berlusconi: errore politico gravissimo che denota l’inaffidabilità e l’inconsistenza politica della classe dirigente di governo.
Le riforme costituzionali non possono essere di parte; necessitano di ampia condivisione.
Ricordo opportunamente che i padri costituenti approvarono la Costituzione Repubblicana per tutti gli Italiani, senza distinzioni: tra vinti e vincitori del disastroso conflitto mondiale e neppure tra fascisti e antifascisti.
L’estremismo rumoroso e inconcludente non è utile né per capire, né per decidere come votare al referendum.
Avv Leonardo Pinto – Consigliere Autonomia Forense
