Giovanni Fortunato

Poesie di Gino Costanza,
Come preannunciato nell’articolo di presentazione della silloge poetica di Gino Costanza, continua la pubblicazione delle liriche, tutte brevissimi bozzetti di poesia. Fermo restando che la recitazione ed il commento dell’autore saranno un’utile indicazione interpretativa di ogni “frammento”, è opportuno riprendere il discorso in generale sul genere letterario dell’haiku. Esso, essenzialmente, descrive la natura ed i sentimenti umani, in particolare gli stati d’animo attraverso le immagini della natura che lo circonda, caratterizzata dalla contemplazione della stessa senza tristezza, dal risveglio della malinconia, dal rimpianto per il tempo che, ahimè, passa inesorabilmente per tutti ed in ultimo, ma non ultimo, dal fascino che promana dalle cose nella personalissima interpretazione di ogni lettore. Ritengo opportuno ribadire che, comunque, è la percezione personale, l’intuizione di ciascun lettore a dare senso a questa raffinata poesia che, sia pure attraverso una tecnica espositiva di sapore “giapponese”, sa parlare all’immaginario di ognuno, proprio come quest’arte sa fare.
“Haiku sì, haiku no, tra sacro e profano” (II parte)
- SENTORE
sentor di basilico,
che il sugo onora.
- GOLA
porta acquolina in bocca
a gola ingorda.
- RAGAZZA
sei e in superficie
stancamente ami.
- FICO
un fico per te colto,
più del miel dolce.
- LOTI
lasciati in pasto a merli,
ghiotti di dolce.
- DISAGIO
Marciano i “forconi di ferro”,
i “partiti di latta” arrancano,
il disagio avanza
di tanti quanti
più non ce la fanno.
- VUOTO
Senza di te son perso
pensando a vuoto.
- TAZZA
di caffè felpo il fiato
d’”annosi affanni”.
- FAGGIO
S’appollaiano uccelli
sul faggio in foglie.
- TIGLIO
vizzi dell’alto tiglio,
senza fragranza.
Gino Costanza