Pax et bonum “pace e bene”

Vittorio Lo Fiego
Vittorio Lo Fiego

Il breve, ma toccante, articolo del carissimo Ernesto, dal titolo ”terrorismo e allarmismo”, ha vinto la mia naturale ritrosia a non intervenire su temi scottanti, come quello affrontato, con una semplicità e profondità davvero encomiabile, da Ernesto. Cercherò di non lasciarmi prendere dalle abituali considerazioni, che di norma si affermano in questi casi, andando, con la stessa semplicità di Ernesto, al nocciolo del problema. Una evidente riflessione storica ci rende evidente che la “pax et bonum” tra gli uomini è difficile da raggiungere. L’egoismo umano l’ha fatto, di norma, da padrone e la contrapposizione tra gli uomini, esemplificabile nel famoso detto “homo homini lupus” ne è stata l’inevitabile conseguenza. A questa prima osservazione se ne deve aggiungere, necessariamente, un’altra. Famosi uomini, legittimi detentori del potere, hanno spinto i governanti a sopraffare quelli di un popolo diverso, solamente per incrementare il loro potere. Accanto a queste ipotesi bisogna aggiungere quella di popoli che, rivendicando la loro identità nazionale e volendo essere liberi in casa propria hanno dovuto ricorrere ad azione di forza per raggiungere i loro obiettivi. Le guerre ne sono state la conseguenza e la storia ci dice che, raramente, l’umanità ne è andata esente. Si devono tenere presente, infine, le contrapposizioni religiose, che fanno sì che una persona che pratica una religione non sopporta che se ne possono professare altre. Anche in questo caso, le guerre così dette di religione, la fanno da padrona. La conseguenza ultima che ne subiscono le dolorose conseguenze le persone innocenti, gli indifesi, gli umili, i più deboli, bambini in testa. Chi scrive non crede che le così dette civiltà, di qualsiasi collocazione spaziale, siano le conseguenze di tutte le contrapposizioni sopra indicate. L’umanità si divide, fin dal nascere, in due categorie di soggetti: quelli che, anche in modo legittimo, riescono a prevalere sugli altri e quelli che vanno a costituire la grossa categoria dei così detti pax_et_bonumdiseredati. Il mondo è pieno di quest’ultimi: le favelas brasiliane e intere popolazioni africane ne sono, in via esemplificativa, la inoppugnabile dimostrazione. In questi ambienti possono essere facilmente reperite persone che, al limite della disperazione personale e vivendo in una situazione precaria, nella ricerca di una specie di rivincita sociale, sono facilmente adescabili da chi, avente un progetto di supremazia sociale economica e finanziaria, li spinge ad azioni, che, oggettivamente, non possono, per nessun motivo, essere giustificate. Se proprio dobbiamo cercare dei colpevoli, non li si può indicare, tout-court nelle civiltà, che, partendo dalle caverne sono arrivate a un grado di socialità che tutela, di per se, la dignità delle singole persone e attribuisce, a ciascuno i suoi diritti. Purtroppo i bisogni dell’umanità sono davvero immensi e non si riesce a soddisfarli tutti. Ci sono, è vero, delle situazioni che, messe a confronto con quelli degli indigenti, gridano vendetta al cospetto di Dio, come i cristiani dicono. Le colpe, però, delle stragi, per tornare al tema attuale, non sono queste. Il fondamento vero va cercato in coloro che, diversamente giustificando le loro azioni, spingono i più bisognosi a seguirli affinché possano raggiungere le loro ingiustificabili ambizioni. Alla critica “destruens” non può non seguire quella “costruens”. 2015 anni fa nasceva un “Uomo”, figlio di poveri, che, raggiunta la sua maturità, si è messo a predicare. Lasciando da parte gli aspetti teologici e religiosi, nei quali chi scrive fermamente crede che quest’Uomo, per i cattolici “FIGLIO DI DIO” ha dato due insegnamenti. Il primo e fondamentale è stato quello dell’”amore” reciproco, che avrebbe dovuto contraddistinguere anche i rapporti con i così detti nemici; il secondo non meno importante, è stato quello che si può definire, senza ombra di dubbio, il primo “CODEX IURIS HOMINUM” (codice del diritto degli uomini), dettato nel discorso della montagna. La chiave di volta sta in questi due insegnamenti. Il resto appartiene alla strategia dei governanti che debbono doverosamente difendere i loro governati da ogni azione delittuosa, specie se minaccia la loro vita, che la carta fondamentale di ogni nazione certamente afferma che deve essere rispettata e protetta.

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