Il progetto per la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti non pericolosi nella zona PIP di Francavilla in Sinni – Analisi e riflessioni

 

Antonio Amatucci
Antonio Amatucci

Il progetto di realizzazione di un impianto finalizzato al recupero di rifiuti non pericolosi nell’area PIP di Francavilla, per il quale l’AGECO srl di Tito (Pz) ha avviato la procedura V.I.A al Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione Basilicata, ha aperto un serrato e costruttivo confronto tra le forze politiche e tra i cittadini di questo comune, nonchè tra cittadini, associazioni, ambientalisti dei comuni limitrofi interessati comunque a valutare l’impatto ambientale, sociale ed economico di una opera di tale tipologia ricadente nel comprensorio.

Abbiamo partecipato, con l’attenzione che il tema merita, alla riunione pubblica indetta opportunamente dal Sindaco Cupparo per chiarire i termini della problematica evidenziata da più parti ed abbiamo avuto netta sensazione che il tema meritava approfondimento per una valutazione complessiva non solo dell’idea progettuale e dei suoi riflessi sul piano dell’impatto ambientale, ma anche della sua incidenza sul piano sociale ed economico, per cui solo un esame oggettivo degli atti ufficiali, degli aspetti giuridici sottesi, della normativa di settore e della pianificazione urbanistico-territoriale avrebbe potuto offrire risposte congruenti, che non evidenziasse un mero atteggiamento culturale.

Il progetto presentato dall’AGECO srl è un progetto per la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti definiti non pericolosi, con una potenzialità di trattamento di 5t/h, che se distribuita su un minimo di 8 ore lavorative comporterebbe una potenzialità di 40t/h giornaliere, con impiego di 5 unità operative all’interno delle fasi di lavorazione.

10155137_1489121191303889_4228196568795837275_nI codici CER di ingresso, che identificano l’elenco dei rifiuti ammessi all’impianto sono innumerevoli e ricomprendono materiali non solo inorganici, ma anche organici e, pertanto, sottoposti a decomposizione, oltre tutta una serie di materiali di scarto, molti dei quali inquinanti, il cui trattamento all’interno di un eventuale opificio di 600 mq. sembra non solo problematico, ma sicuramente incidente sul piano dell’impatto ambientale e sulla salubrità dell’aria e dell’acqua, oltre che in evidente contrasto con le vocazioni produttive del territorio, verso le quali sono state indirizzate notevoli risorse pubbliche e private.

Il territorio comunale di Francavilla è interamente ricompreso nel Parco Nazionale del Pollino e, pertanto, soggetto a tutela ai sensi dell’art. 142 del D. Lgs. n. 42/2004 e smi,lettera f, nonché interamente Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi del DM 17/10/2007 e della D.G.R n. 951/2012, regolamentato dalle Norme di Tutela del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nonché dal P.T.C del Pollino, dalle Norme Provvisorie di Salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino, oltre che dalle Norme di Settore per quanto attiene i vincoli idrogeologici, la tutela delle acque e dell’aria, la programmazione regionale in tema di Rifiuti.

L’opera ipotizzata, già illogica in via di principio per l’incongruenza rappresentata in relazione alle vocazioni territoriali, indirizzate alla valorizzazione turistica, agricola e della piccola e media impresa volta al recupero e al rafforzamento di attività manifatturiere tradizionali, è in contrasto con il Progetto di Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), adottato dalla Giunta Regionale di Basilicata con deliberazione n. 95 del 2/2/2016, ai sensi dell’art. 9-comma 2- della L.R 2/2/2001 n. 6, che nell’allegato “Criteri di localizzazione”,(all. 10) recita

1) alla lettera P2 “Aree tutelate ai sensi dell’ art. 142 del D.Lgs. n. 42 smi, lettera f “parchi nazionali e regionali…” Il criterio è di esclusione alla realizzazione di impianti di tutte le tipologie, in quanto aree per la salvaguardia delle loro qualità paesaggistiche”

2) alla lettera B2 “ Zone di protezione Speciale” (ZPS) “Il criterio è escludente di tutte le tipologie”

Il Progetto di Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, adottato dalla Giunta Regionale, che inizia l’iter di consultazione e partecipazione, per essere successivamente adottato dalla Giunta Regionale quale Piano Regionale ed essere, poi, trasmesso al Consiglio per l’approvazione, è già indicativo della volontà del legislatore regionale ed è strumento allo stato non derogabile, per cui nel territorio di questo comune ed in quello dei comuni ricompresi nel Parco Nazionale del Pollino è vietato qualsiasi intervento inerente impianti di rifiuti di tutte le tipologie.

Tali tesi è logica e razionale, diversamente opinando dovremmo concludere che sarebbe derogabile ogni strumento normativo in itinere ed assoggettato a procedimento di partecipazione consultiva.

Il contrasto con il Progetto di Piano Regionale, già assorbente di qualsiasi altra motivazione, rende l’opera non autorizzabile e la domanda dell’AGECO srl andrebbe rigettata, perché in difformità con lo strumento di programmazione regionale di Settore.

Indipendentemente da tale motivazione e fatte salve quelle di merito relative alla opportunità di un intervento di tale tipologia in un territorio di Parco Nazionale e quelle del suo contrasto con le vocazioni e la salvaguardia ambientale, l’analisi del progetto evidenzia tutta una serie di discrasie, che in maniera sintetica possono così riassumersi:

1) l’opera sarebbe in contrasto con il vigente Regolamento Comunale per la zona PIP, approvato con Delibera di C.C n. 32 del 22.7.2003, modificato più volte dal Consiglio Comunale, in quanto il lotto B7, di cui è questione, è riservato per l’assegnazione ad attività artigianale, mentre quella dell’ AGECO srl sembra potersi catalogare quale attività industriale;

2) nessuna opera di regimentazione delle acque sotterranee è prevista in progetto in ossequio alle prescrizioni dell’Ufficio Geologico Regionale che accompagnano l’approvazione della variante al PTC del Pollino;

3) nel merito tecnico della progettazione:

  1. l’intera valutazione di impatto ambientale, così formulata appare inconsistente e povera di opere di mitigazione, senza alcun riferimento alla gestione dell’emergenza ( trattasi di zona di emergenze geologiche ed ex alveo di fiume);
  2. per il numero rilevante di codici CER, l’impianto ed, in particolare, l’area di stoccaggio appaiono insufficienti per accogliere sia il numero che i quantitativi di rifiuti in ingresso;
  3. non si ha evidenza di alcuna suddivisione tra rifiuti pericolosi e non pericolosi, considerato lo stoccaggio in big bag della capacità di 1mc, il numero di codici CER, 8 cassoni scarrabili e una superficie coperta esterna di soli 60 mq;
  4. l’intera superficie esterna può essere soggetta a percolamenti, in quanto per la insufficienza delle superficie coperte esterne, a seguito dello stoccaggio temporaneo dei rifiuti all’esterno, questi potrebbero trovarsi esposti direttamente alle intemperie con formazione di percolati;
  5. il dimensionamento della vasca di raccolta di prima pioggia, dimensionata per contenere 5mm di pioggia, in caso di piogge torrenziali non avrebbe la capacità di contenere l’acqua immessa che, non trattata, finirebbe per dilagare ed immettersi attraverso il terreno nelle falde acquifere.

Alla luce delle suesposte argomentazioni, appare palese non solo la inopportunità e la illogicità dell’opera fortemente impattante dal punto punto di vista ambientale e la sua incongruenza con la vocazione e la programmazione territoriali, ma anche il contrasto evidente con le norme di tutela dettate dal D. Lgs. n. 42/2004 e smi e le attuali Norme di Settore in materia di Rifiuti e di tutela delle acque e dell’aria.

Siamo certi che l’Amministrazione Comunale, sensibile a questi temi, assumerà nella sua interezza una iniziativa istituzionale conseguenziale, fermo restante la possibilità in capo al singolo cittadino di presentare, nei termini di legge, osservazioni all’Ufficio Regionale preposto.

Antonio Amatucci

Già Sindaco di Francavilla dall’ 83 al 93

e Vice-Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino

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