Federica Olivo
Si è svolta giovedì sera, al circolo ARCI Sparwasser di Roma, l’iniziativa dal titolo “L’oro nero che in Italia rende poveri. Il caso lucano” nel corso del quale Camilla Nigro, del Presidio di Libera della Val d’Agri e del WWF e Enzo Alliegro, professore di discipline demoetnoantropologiche dell’università Federico II di Napoli, hanno spiegato ai presenti i vari volti della vicenda delle estrazioni petrolifere in Basilicata, al netto delle inchieste di cui si è avuta notizia in queste settimane.
La rappresentante di Libera e del WWF ha illustrato ai numerosi presenti la situazione in Val d’Agri, dal punto di vista degli abitanti dell’area: sono infatti circa 150 le famiglie che abitano nella zona circostante il Centro Oli di Viggiano e che da quando è incominciata l’attività inerente al processo di estrazione del petrolio hanno iniziato a notare una serie di anomalie, quali forti rumori, cattivi odori, senza contare le famose fiammate che di tanto in tanto allarmano la popolazione. “Come cittadini più volte abbiamo cercato di comprendere quale fosse il rischi effettivo degli abitanti dell’area” racconta Camilla Nigro “abbiamo registrato in 15 anni 90 episodi che noi soliamo chiamare non incidenti, ma che altro non sono che il sentore di una qualche anomalia le cui cause non ci sono mai state illustrate con precisione. Quando abbiamo chiesto spiegazioni, infatti, ci sono stati dati quelli che noi chiamiamo i tutto a posto di Stato: risposte, insomma, che non sono state valide per chiarire definitivamente la situazione, né ci hanno tranquillizzato”.

Il professor Alliegro ha invece fatto un excursus sulla simbologia del petrolio, il quale rappresenta la modernità ed è al centro delle principali dispute internazionali. Alliegro, autore del libro “Totem nero. Petrolio, sviluppo e conflitti in Basilicata”, ha poi spiegato come, secondo lui, nella vicenda delle estrazione petrolifere in Val D’Agri abbia avuto un ruolo anche l’utilizzo in maniera peculiare di determinate parole “Il Centro Oli” ha affermato il professore “è un esempio di mistificazione identitaria che si serve della lingua: la parola olio, infatti, prima di rinviare al petrolio richiama alla mentre un prodotto familiare agli abitanti della valle. Lo stesso discorso potrebbe essere fatto per termini come coltivazione o raccolta, utilizzati in un contesto differente dal solito, per tranquillizzare la popolazione con termini a lei prossimi”. Il professore ha poi analizzato il ruolo di quelli che secondo lui sono gli attori della vicenda del petrolio in Val d’Agri, vale a dire le multinazionali, lo Stato e la regione, la magistratura, la scienza e, infine, la popolazione locale, soffermandosi sull’importanza di una partecipazione attiva e cosciente della stessa. Al termine degli interventi è stato lasciato spazio al dibattito al quale, tra gli altri, sono intervenuti anche alcuni studenti lucani residenti a Roma.
Fonte: http://arrotinomagazine.it/index.php/cronache/1053-l-oro-nero-che-in-italia-rende-poveri