don Camillo Perrone "Parroco emerito di S. Severino L."
Già il Vaticano II aveva ribadito la scelta preferenziale dei poveri, ricordando che Gesù e il suo Vangelo hanno privilegiato gli ultimi. Di conseguenza la Chiesa post-conciliare ha capito che non basta essere “per i poveri”, ma che doveva schierarsi “con i poveri” e, addirittura, essere una “Chiesa povera”.

Allora diciamo che l’attuale situazione economica si innesta nelle povertà – materiali, culturali, etiche – che tradizionalmente affliggono la nostra società. Tutto questo crea un clima esplosivo e, nello stesso tempo, deprimente, che richiede interventi politici e morali.
Un compito non più eludibile se si vuole risanare – nel profondo – l’Italia.
Riferiamo ora le misure del governo: tasse record nel 2019 per imprese e banche, un conto da 7 miliardi. Le imposte colpiscono una platea molto vasta: compreso il terzo settore, anche se sono stati annunciati cambiamenti, penalizzato da un aumento dell’Ires.
Il settore non profit – ovvero l’associazionismo cattolico e laico impegnato nel sociale – d’ora in poi non godrà più dello sconto del 50% sull’Ires. Ragion per cui i vescovi bocciano la manovra: “In questo modo vengono penalizzate tutte le attività di volontariato – dice il segretario della conferenza episcopale, Mons. Stefano Russo -. Si tratta di realtà che spesso fanno fronte a carenze dello Stato”. Il rischio, continua, è che ci rimettano “le fasce più deboli”.

Peccato quindi che a farne le spese e a pagarne il costo più alto saranno proprio quelle fasce di popolazione, giovani del Sud e famiglie in condizioni disagiate, che più avrebbero avuto da guadagnare da un rigoroso programma di investimenti produttivi e di puntuali misure anti-povertà. Eppure quanta è necessaria oggi la carità con la pace! . . . Questa virtù è condivisione, denuncia e difesa dell’uomo.
L’impegno sociale e politico è la verifica della carità. Perché lo Stato procuri veramente il bene comune, è necessario che tutti i cittadini vivano il dovere della partecipazione e che siano disponibili anche ad accettare i sacrifici che il bene comune comporta; ma soprattutto che si siano allenati, a livello personale e familiare, ad “alleviare la miseria dei sofferenti vicini e lontani non solo con il superfluo, ma anche con il necessario”. Così la carità vissuta nel quotidiano sostiene e alimenta la carità vissuta a livello sociale e politico.
La politica deve ritornare ad avere una credibilità forte, starei per dire, una sacralità nel discorso pubblico. Deve essere proposta e recepita come professione alta, a servizio della comunità e del bene comune. La comunità poi deve crescere insieme con gli ultimi , non per gli ultimi. Va rifiutato il paternalismo e la carità puramente assistenziale. Nessuno nella comunità va considerato come “oggetto”: tutti hanno la dignità di protagonisti.
“La buona politica è a servizio della pace”. E’ il tema del Messaggio di Papa Francesco per la 52° Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2019). Senza dubbio si tratta di una tra le sfide più cruciali che ci troviamo ad affrontare, in tempi non facili: sia come cristiani, preoccupati di testimoniare il Vangelo con la nostra vita; sia come cittadini e come politici, impegnati nella costruzione di un bene comune condiviso, in cui la centralità della persona umana sia riconosciuta e garantita. La responsabilità politica – ricorda il Santo Padre – appartiene a ogni cittadino, in particolare a chi ha ricevuto il mandato di proteggere e governare e “la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine” (Enciclica Laudato sì, 178).
Occorre rimanere fedeli, nella propria missione, a quella che De Gasperi chiamava “la mia stella”, secondo una visione alta, sopra ogni particolarismo, egoismo, tornaconto personale.
“La buona politica è al servizio della pace”. E’ un altro aspetto della concretezza cui è chiamato il cristiano, qualunque ruolo ricopra: adoperarsi per la concordia e l’armonia, riconoscere nella necessità di domare paure, sconforto ed egoismi la sola via per l’autentico benessere. La collera, il voler trovare capri espiatori ai problemi che ci attanagliano nella quotidianità, le rivalse, non giovano in alcun modo alla risoluzione delle difficoltà: slogan da stadio e proclami populistici hanno davvero poco di concreto. Intanto viviamo in una stagione di altissima conflittualità in cui la politica si fa guidare più dalla paura che dalla progettualità. E poi guardiamo preoccupati a un Paese in cui le differenze – tra Nord e Sud, tra ricchi e poveri, tra cittadini italiani e persone che arrivano in Italia cercando di sopravvivere – si stanno allargando.
Viviamo in un contesto dove sembra trionfare l’antipolitica, con le considerazioni più banali e qualunquistiche che ne conseguono. Si è portati a vedere la politica soltanto come potere, come difesa di interessi particolari, fino ad arrivare alla guerra (considerata da qualcuno la prosecuzione della politica).
Papa Francesco, invece, ci ricorda che la politica è la massima espressione della carità. Quando guardiamo alle vittime delle guerre, agli impoveriti, quando guardiamo per esempio allo Yemen, dov’è in atto la peggior crisi umanitaria al mondo, ci chiediamo: ma la politica cosa fa? E ci sono grandi responsabilità anche italiane. In Sardegna la Rwm di Domusnovas produce bombe che poi l’Italia, tramite intermediazioni, vende all’Arabia Saudita, che le usa per bombardare lo Yemen.
E’ un esempio drammatico che interpella la politica. E che ci fa chiedere se è “buona politica”. E se è “al servizio della pace”. Ma interroga anche ognuno di noi. Il messaggio del Papa è un invito a riscoprire l’impegno politico di ogni cittadino, uomo e donna, nella costruzione della polis, per il bene comune del pianeta, per riparare ai tanti disastri umani e ambientali di cui siamo responsabili anche noi.
La politica è prodigarsi per gli altri, farsi prossimo. Non è potere o interesse.
Fa presente Sua Santità Paolo VI: “La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri, un servizio davvero efficiente e disinteressato agli uomini”.
L’amore per il povero e l’indifeso al centro della vita cristiana. La nuova evangelizzazione impegna ad approfondire e testimoniare la dimensione sociale della carità. E’ urgente dimostrare al mondo che il cristianesimo ci ispira un amore esigente. Il Cristo affamato, assetato, umiliato e ferito dei nostri giorni si nasconde in milioni di essere umani.
Il cristianesimo va vissuto radicalmente fino in fondo e con piena dedizione, sicuri di essere testimoni di colui in cui abbiamo creduto. La Basilicata ha bisogno di questi messaggi, di queste proposte. Sarà difficile parlare di una nuova società se per i poveri non cambierà nulla, se essi continueranno ad essere ignorati e discriminati.
Con rammarico affermiamo che la Basilicata ci appare oggi mortificata, ferita, smarrita.
In seno al governo gialloverde c’è la lotta alla povertà: quale Reddito? Cambiare si può. Però in meglio…
Noi lucani pertanto invochiamo lavoro, cultura e sviluppo ora in proiezione di Matera 2019.
Matera capitale europea della cultura 2019. Il sogno cullato da tempo sta per diventare bella realtà fra la gioia e l’entusiasmo della gente lucana. Auspichiamo che il “riscatto” di Matera 2019 – appellandoci alla nemesi storica – diventi anche riscatto dell’intera Basilicata.
Auspichiamo che fra non molto la città di Matera e tutta la Basilicata possano dotarsi di infrastrutture materiali e immateriali quali prerequisiti fondamentali per la crescita e lo sviluppo socioeconomico del territorio. E non dimentichiamo mai le priorità su cui dovrebbe investire il nostro Paese: energia, innovazione, educazione, lotta alle disuguaglianze, difendere il risparmio degli italiani, rafforzare la fiducia di famiglie e imprese, porre l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria.
Infine diciamo che è di grande importanza l’Osservatorio delle povertà, inteso come lettura di tutte le marginalità esistenti sul territorio, di documentazione delle gravità e delle priorità, di interpretazione dei problemi con serietà scientifica. La conoscenza delle povertà deve portare all’attenzione verso le persone ed alla considerazione delle situazioni.
L’amore preferenziale ai poveri di ogni specie è la caratteristica propria del cristiano che trae le sue origini dall’amore trinitario e dalla sacra inabitazione di Dio nei poveri e negli ultimi.