Generosità e coerenza nella vita e nell’opera di don Carmelo FIORDALISI – Un ricordo a cinquant’anni dalla morte –

ing. Felice Di Nubila

Parlare di don Carmelo Fiordalisi è per me evocare i ricordi più preziosi della mia infanzia, le prime scoperte delle cose del mondo: della Terra e del Cielo.

Quando don Carmelo arrivò come nuovo Parroco a Francavilla io avevo sei anni. era il 1 novembre del 1934.

Abitò a lungo in una vecchia casa signorile vicino alla Chiesa Madre, di fronte a casa mia.

Sempre attivo e presente iniziò ad elaborare un progetto che era difficile, per quei tempi, ritenere realizzabile: costruire per uso dei fedeli (credenti e non credenti) un complesso di nuovi edifici per asilo infantile, scuola, servizi sociali, uffici parrocchiali con terrazza e depositi per le attività vecchie e nuove della Parrocchia e trasferire le vecchie strutture sepolcrali dalla Chiesa Madre al nuovo Cimitero.

C’era infine bisogno di una casa per il Parroco, dal momento che i suoi predecessori erano stati sacerdoti locali, residenti nelle residenze familiari del luogo o nelle vicinanze: un investimento con fabbisogni finanziari impensabili per una piccola comunità della “Civiltà Contadina”, le cui risorse e caratteristiche erano molto simili a quelle della Gagliano del “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi, anche lui giunto in Basilicata nel 1935.

Era un’epoca in cui la quasi totalità delle abitazioni (signorili e non) si costruivano in tempi di durata più che decennale. Dapprima un pianoterra con un locale adibito a stalla ed uno annesso utilizzato come legnaia o cantina; sopra al pianoterra un modesto primo piano per abitazione; in un momento successivo la sistemazione del primo piano per accogliere la figliolanza, con il rustico di un secondo piano da completare in occasione del matrimonio del figlio o della figlia, o del ritorno di un congiunto emigrato, che portava un po’ di ricchezza dall’estero o dalla città italiana che gli aveva offerto un modesto lavoro.

Quando don Carmelo arrivò a Francavilla il 1° novembre del 1934, c’erano molte case rifinite parzialmente, abitate con modesti indispensabili servizi e con terrazzino usato per seccare fichi e peperoni o per stendere il bucato, prolungandosi spesso con un rustico non terminato, segnale – quasi augurio – speranzoso per una futura crescita del nucleo familiare… .

Don Carmelo non si fece intimorire: portò avanti i suoi progetti fidando nell’aiuto della Provvidenza più che negli approssimati preventivi o nelle proposte che gli faceva qualche fidato muratore o qualche imprenditore di larghe vedute. Raccolse centinaia di indirizzi da voluminosi elenchi telefonici, cataloghi comemerciali e dèpliant turistici; scrisse altrettante lettere a mano (non usava la macchina per scrivere); scelse i destinatari ritenuti più utili; incollò centinaia di francobolli e spedì giorno dopo giorno le sue lettere a tanti possibili benefattori in Italia e all’estero.

Noi ragazzi andavamo ad aiutarlo, compensati col regalo di qualche immagine sacra o di qualche opuscolo che conservavamo in cartella fra libri di scuola e giornaletti dell’epoca (Il Corriere dei Piccoli, Il Balilla, Il Vittorioso, e simili).

Nell’attesa di portare a termine il suo progetto don Carmelo pensava all’organizzazione: nelle vicinanze della Chiesa Madre si era reso disponibile un vecchio appartamento, unico per età e dimensione. Accollandosene l’affitto lo riadattò alla meglio, creando una residenza con Cappella, dormitori, refettorio e servizi per il gruppo di suore dell’Ordine delle Figlie dell’Oratorio, venute dal nord Italia a gestire il primo “Asilo Infantile del Bambin Gesù” e ad aggregare le giovani donne di Francavilla cui fornire insegnamenti e formazione civile e religiosa. Formazione che, trasferite all’interno delle rispettive famiglie, giovò sicuramente all’intera comunità, integrando per la prima volta l’insegnamento scolastico modesto e non sempre generalizzato per le giovani donne dell’epoca.

Con l’accresciuto fabbisogno economico, data la gratuità di tali preziosi servizi, si cominciò a ricevere un primo aiuto da parte delle istituzioni locali, chiaramente non adeguato alla copertura totale delle attività sostenute. Don Carmelo pertanto, ben consapevole della situazione, attivò ulteriori iniziative utili sotto l’aspetto economico: pesche di beneficienza, fiere di oggettistica e vendita di indumenti, incontri culturali e mostre di interesse sociale con raccolta di donazioni connesse sempre alla copertura dell’evidente fabbisogno finanziario del nuovo progetto e al sostegno delle attività già avviate.

 

Delibera Podestarile del 1938,

come riconoscimento dell’opera di don Carmelo:

“(…) Con deliberazione podestarile N.78 del 16.09.1938 è stata resa viva espressione di lode al Parroco don Carmelo Fiordalisi, al cui merito va ascritta l’iniziativa dell’Asilo di infanzia. Contestualmente è stato stabilito di erogare annualmente all’Asilo un sussidio di lire 1.500”

da L. Viceconte, “Dizionario dialettale di Francavilla sul Sinni” Osanna Edizioni,2005

 

Don Carmelo gestiva tutto con dedizione e correttezza mai sindacabile da quanti gli erano vicini e lo aiutavano direttamente o indirettamente. Probabilmente non c’è in paese una famiglia che non abbia qualche oggetto comprato o sorteggiato nelle fiere di beneficienza di don Carmelo; tutto impreziosito dalla modestia dell’ambiente, specie nel periodo difficile della guerra e negli anni dell’immediato dopoguerra.

Felice Di Nubila

Con l’arrivo della Repubblica e del miracolo economico si instaurarono nuovi rapporti, favoriti con l’entusiasmo e scorrevolezza degli scambi sociali e migratori in entrata e in uscita verso altre regioni, oltre che dalle novità imposte dai rinati partiti politici.

Don Carmelo era sempre presente nelle manifestazioni che fossero più o meno compatibili per modi e contenuti con il suo ruolo. Quando in occasione di festività religiose veniva proiettato un film all’aperto, egli si trovava pronto, accanto al proiettore, a coprire con la mano l’obiettivo se sullo schermo appariva una scena “peccaminosa”, con l’ingenua ma commovente premura di un padre attento a proteggere i proprio figli, specie se minorenni o indifesi. Quando i partiti politici cominciarono a sollecitar partecipazione e impegno, doverosi per tutti, don Carmelo fu presente. Quando un cittadino zelante, dopo gli applausi e gli abbracci, “issava” letteralmente sulle spalle il giovane deputato Emilio Colombo, don Carmelo applaudiva con i politici locali e con altri milioni di italiani le vittorie della Democrazia Cristiana.

Poi la politica fece il suo corso e – come spesso capita – i notabili e i “grandi elettori” di Francavilla cambiarono bandiera.

La Democrazia Cristiana fu affiancata e poi sostituita da altre realtà: il Partito Comunista, dichiaratamente ateo (almeno fino agli anni del “compromesso storico” e poi del nuovo Partito Democratico); il Partito Socialista, alleato dei Comunisti nel Fronte Popolare e nelle battaglie sui “nuovi diritti” (aborto e divorzio); il Partito Liberale e il Partito Repubblicano, laici a difesa di chiari interessi di parte con tradizioni risorgimentali e borghesi, eredi di conflitti tra Chiesa e Stato unitario (sanati da Mussolini nel ’29 con i Patti Lateranensi); la Democrazia del Lavoro, laicissima e con discussi legami dei suoi esponenti con organizzazioni massoniche, secondo molte opinioni correnti, note anche a don Carmelo.

Di fronte a tali diverse realtà don Carmelo restò sempre schierato con il partito di ispirazione cattolica, esprimendo chiaramente negli incontri pubblici e privati la sua posizione di osservatore e di elettore.

I “maggiorenti” si adeguarono secondo convenienza: per convinzione ideologica e/o per opportunità politica.

Si distribuirono nei diversi schieramenti. Don Carmelo si trovò quasi solo nel partito dei cattolici. Continuò a sostenere i “reduci” della prima Democrazia Cristiana nelle nuove forme di organizzazione politica ed elettorale. Si trovò in sempre maggiori difficoltà negli anni sessanta, persistendo con nobile coerenza nel suo rifiuto a sostenere le nuove formazioni clientelari con nuove forme politiche.

Nel 1966 i notabili ex-democristiani, ormai passati tutti nelle nuove formazioni, fecero sottoscrivere da alcuni cittadini una dichiarazione che accusava don Carmelo di aver ceduto ad estranei alcuni beni di proprietà della Chiesa. L’accusa era totalmente infondata, dal momento che, anche dalle poche notizie circolanti nei gossip del momento, tale cessione era rappresentata da due vecchi candelabri in legno che don Carmelo riconoscente aveva donato ad un notabile di un paese vicino, donatore di una ragguardevole somma destinata alle tante iniziative benefiche sopra descritte.

D’altra parte, più che la consistenza dei fatti descritti nella dichiarazione accusatoria (che sarebbe utile oggi rileggere), fu dannoso per tutta la comunità il clima di tensione e di sospetto che venne ad inquinare l’azione e la missione pastorale di un parroco fattivo e generoso. Don Carmelo (divenuto frattanto Monsignore per i tanti visibili e riconosciuti meriti) si ritirò a Montegiordano, suo paese natio in Calabria.

Fu gratificato ancora dalla Chiesa – che non poteva non sapere la verità – con il conferimento della titolarità di Parroco di Anglona, con i connessi modesti benefici e con l’autorità che gli permise di attivare altri progetti di beneficienza e solidarietà nella sua nuova residenza calabrese.

Visse ancora per circa un anno, fino alla primavera del 1968. Il 25 di aprile Monsignor Carmelo Fiordalisi rendeva la sua anima a Dio, dopo aver dedicato la vita al servizio sacerdotale dal 1923, (23 luglio 1923) anno della sua Ordinazione.

Fu sacerdote umile, generoso, coerente.

Il ricordo di don Carmelo è rimasto ben presente tra i molti che ne hanno conosciuto l’opera benemerita, conclusasi con il sacrificio imposto da una nobile coerenza, virtù civile certamente, prima che autenticamente cristiana.

Foto tratta dal libro di Vincenzo Viceconte “frammenti di memoria”

In un territorio ove opportunismo e clientelismo sono stati per quasi un secolo fondamenti a volte colpevoli, a volte incolpevoli della vita politica (anche per la sua natura compromissoria), dobbiamo astenerci dai giudizi e cercare risposte nei comportamenti. E anche nei ricordi sereni ed equilibrati, non inquinati da partigianerie.

Concludiamo questa memoria riportando la testimonianza di cittadini francavillesi sull’utilità del “ricordo positivo”. Essi condividono con noi il ricordo di don Carmelo:

Antonio Capuano, “il bianco e il rosso”

Renato Di Nubila, “I ricordi tra passato, presente e futuro”

Li presentiamo stralciandoli da pubblicazioni recenti, nella convinzione di raccogliere da quanti ci leggono lo stesso sentimento.

One thought on “Generosità e coerenza nella vita e nell’opera di don Carmelo FIORDALISI – Un ricordo a cinquant’anni dalla morte –

  1. Bellissimo ricordo di un sacerdote che tanto ha dato alla comunità Francavillese. Conosco la figura di Monsignor Fiordalisi dai racconti di mio padre e dei miei zii che sempre lo hanno ricordato con stima e affetto, sebbene però con il grande rammarico per il periodo finale della sua vita conclusasi nell’oblio e nella mancata riconoscenza di tanta benevolenza elargita.
    Anna Donadio

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