Mario Di Nubila - già Senatore della Repubblica -
Chissà se in qualche momento della sua vita “assassina” la già ergastolana Barbara Balzerani è attraversata dal ricordo, o solamente dal pensiero, dei suoi assassinati! Una vita in armi, condannata a sei ergastoli, messa in libertà dopo 21 anni, nel 2011, ha ucciso più volte, terrorista, che non si è mai pentita, né dissociata dalla funesta lotta armata contro lo Stato, nei suoi rappresentanti e servitori.
I nomi di alcuni, tra i tanti, delle sue vittime: Aldo, Antonio, Domenico, Ezio, Girolamo, Giulio, Giuseppe, Michele, Oreste, Raffaele, Roberto, Rocco, MORO, le ritorneranno qualche volta, magari con sadico compiacimento, nella mente? Soggetto, che ha espresso e seminato odio “assassino”: odio, anzitutto, verso i terroristi pentiti, “rei dell’infamia dei traditori” per aver contribuito a facilitare il suo arresto il 19 giugno 1985 a Ostia, con il convivente Giovanni Pelosi, da parte dei Carabinieri, dopo anni di latitanza, quale inafferrabile “primula rossa delle B.R.”con una pistola cal.9 in tasca; odio verso i politici, i giudici, i giornalisti, le donne, le femministe, le forze dell’ordine; odio finanche verso il padre, colpevole di “essere un uomo del suo tempo”, odio anche verso la madre, ”anche lei troppo donna della sua epoca, operaia, che ha accettato di mangiare alla mensa dei padroni, anziché ribellarsi”. ”Manca del tutto, nel soggetto, qualunque capacità di empatia verso le vittime, o i familiari delle vittime; la follia ideologica esiste e pensa pure di avere ragione”.
Parte attiva ed essenziale ebbe nella strage di via Fani e nel sequestro e tragico assassinio di Aldo Moro, con la gestione, insieme al convivente Mario Moretti, della base operativa di via Gradoli, 96 a Roma.
Mai una parola di pentimento; in una intervista televisiva del 1987 con grande “gelidità” dichiarò:
“provo un profondo rammarico per quanti sono stati colpiti nei loro affetti a causa di quegli avvenimenti e che continuano a sentirsi offesi ad ogni apparizione di chi, come me, se ne è reso e dichiarato responsabile”.
A tanta, pur cinica estemporaneità non ha fatto mai seguito una parola di perdono e di pentimento. Non la si può ignorare sorridente e, direi irridente, dietro le “sbarre” della gabbia, in Tribunale, durante i processi, cui è stata sottoposta. Non si può ignorare – e ripercorriamo i suoi “ricordi” – la sua “emozione” nell’attesa che arrivi la “nostra macchina in Via Fani, mentre mi preparo a prendere posto in mezzo all’incrocio e, al primo sparo, tiro fuori la mia arma”!! …. ”da ultimo, il sorriso di saluto di un compagno che, in quell’inferno, sembra dirsi contento di aver trovato il modo di regalarmelo”! E’ la conclusione dell’atto della tragedia di via Fani, che l’assassina affida alla STORIA!!!
E la legge Gozzini nella previsione, ipotetica, di avviare ergastolani verso un percorso rieducativo, rimette in libertà soggetti di tale efferatezza! E qui in Basilicata c’è chi accoglie, riservando onori, soggetti di così distorti e cinici emblemi ideologici.
Accogliere a Palazzo Fortunato di Rionero, come è stato evidenziato, dove è stato accolto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e destinato a significative manifestazioni culturali, una brigatista, ergastolana, perché pluriassassina, mai pentita, non poteva non suscitare, come è avvenuto, perplessità e reazioni, anche vivaci.
La legalità, caratteristica fondante della democrazia, argomento di attualità nella nostra realtà civile e politica non è solo rispetto formale della legge, che consente, o vieta, alcuni comportamenti, ma è introiezione formativa di costume morale ed etico –e credo anche di buon gusto- che arricchisce o può impoverire la nostra storia culturale e politica, il nostro stile di vita.
Ottima analisi. Complimenti.