La vergogna mondiale dei 47 milioni di schiavi

Dignità umana calpestata, vita umana banalizzata, cosificata e vilipesa. Ci domandiamo: che pensare della schiavitù? La legge morale proibisce gli atti che, a scopi mercantili o totalitari, provocano l’asservimento di esseri umani, il loro acquisto, la loro vendita, il loro scambio come fossero merci. Lo schiavitù ha un marchio intollerabile: è una condanna.

don Camillo Perrone

Ben 47 milioni di donne e uomini vivono il multiforme dramma: della tratta, dei matrimoni combinati con bambine date in sposa a vecchioni, del traffico di organi, dello sfruttamento sessuale, l’infinito spettro di una condizione disumana, dove l’idea stessa della dignità è calpestata. Accomunati dalla mancanza di ogni più elementare diritto, costretti solo a subire. Non lontano da noi, nelle nostre civilissime città vivono uomini e donne in condizioni di schiavitù. Sono prostitute immigrate clandestinamente, sono minori sfruttati nel lavoro, sono cittadini incappati nel vortice dell’usura, sono le vittime di illeciti traffici internazionali. I soggetti più esposti come sempre sono quelli più deboli (bambini, donne, minoranze etniche, ecc).
Nel passato la schiavitù è stata indirizzata a forme di sfruttamento “collettivo”. Pensiamo alle antiche civiltà. Gli schiavi hanno contribuito a rendere “grande” e imperitura la memoria dei sovrani e dei dittatori. Oggi la schiavitù moderna è a servizio della criminalità, concorre al suo arricchimento; risponde per lo più a esigenze individuali, come nel caso di quella sessuale, costringendo le donne a diventare mero oggetto di piacere. Inoltre il fenomeno della globalizzazione non solo ha incrementato gli scambi e i commerci tra i popoli, ma purtroppo ha reso più diffusa e radicata le varie forme di schiavitù moderna, assoggettando milioni e milioni di persone alle forme più turpe di sfruttamento.

Occhi puntati ora sul fenomeno dello sfruttamento sessuale dei bambini. E’ in fortissima espansione e assume forme nuove sempre più gravi. Le manifestazioni più evidenti di questo sfruttamento che interessano l’Italia e che devono richiamare la nostra attenzione sono soprattutto tre: l’importazione dai Paesi del Terzo Mondo di bambini e bambine perché si prostituiscono nel nostro Paese (ma l’abuso può avere come vittime anche i bambini delle zone più popolari delle nostre città); l’utilizzo dei bambini per la produzione di materiali pornografici destinati al mercato dei pedofili. Lo sfruttamento sessuale che gli abitanti dei Paesi occidentali esercitano nei confronti dei minori delle zone povere del mondo rappresenta perciò un prolungamento del rapporto squilibrato Nord-Sud, che ripercorre dolorosamente i meccanismi di sfruttamento politico, economico e sociale degli Stai ricchi sugli Stati poveri.
Vogliamo ora riferire quello che afferma la Costituzione italiana: “La Repubblica italiana protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.
Un terzo della umanità ha meno di diciotto anni e vive in gran parte in condizione di povertà e di emarginazione. La comunità internazionale si è dotata di strumenti giuridici importanti che riconoscono il minore come soggetto di diritti e non più solo come soggetto di tutela. Sta alla politica tradurre in azioni concrete i trattati sottoscritti e alla società civile creare reti di sostegno, stimolo e controllo che aiutino l’agire della politica.

I bambini non sono i cittadini di domani, ma sono i cittadini di oggi.
Riportiamo ora una terribile esperienza vissuta l’anno scorso da alcuni extracomunitari.
Tre rumeni sono riusciti a scappare dai loro “lavori forzati” nel Nuorese. Lavoravano alle dipendenze di un uomo che li confinava in un ovile, trattati come bestie, a schiena piegata da stelle a stelle, con un solo pasto al giorno (e chissà con quale varietà di alimentazione).
I tre, come moltitudini di altri simili, erano stati attirati in Sardegna con il solito miraggio di promesse. Poi, una vita terribile. I tre romeni, per un loro colpo di fortuna, sono stati avvistati da una pattuglia della Polstrada ed è finito il loro incubo. Che continua però per 129.600 donne e uomini definiti come schiavi presenti sul territorio italiano.

“Ci vuole un intervento determinato contro lo sfruttamento lavorativo. E’ un problema di dignità umana”. E’ l’appello del vescovo di Sessa Arunca, Orazio Francesco Piazza. “Grida giustizia di fronte a Dio in particolare la condizione delle donne che vivono uno sfruttamento totale. Lavorano sottopagate, buttando il sangue tutto il giorno, e alla sera si devono occupare della famiglia”.

“Bisogna rompere questo meccanismo perverso, creare condizioni di minima dignità, mettere insieme tutte le Istituzioni per creare condizioni di vivibilità, di normalità coi bambini che vanno a scuola, gli uomini che lavorano e le donne che fanno le mamme e se vogliono lavorare non siano sfruttate in quel modo. In questo la Chiesa non si tira indietro e già si è mossa”.

Ci trasferiamo ora nel Foggiano. Sono dinanzi a noi ben presenti le scene macabre e raccapriccianti dei 16 braccianti agricoli africani (e il ferimento di altri 4 ancora in ospedale) morti tragicamente in questi ultimi giorni. Questa ecatombe ci consegna un quadro fosco di ciò che avviene nel settore primario. Occorre una risposta dura dello Stato, con interventi legislativi finalizzati a regolare il mercato del lavoro in agricoltura e ad istituire un regime periodico di controlli più adeguato di quello attuale. E circa 400mila lavoratori (di cui l’80% immigrati) rischiano di essere vittime del caporalato o di ritrovarsi sfruttati in condizioni servili.
Ciascun uomo, proprio a motivo del mistero del Verbo di Dio che si è fatto carne (cfr. Gv 1,45), è affidato alla sollecitudine materna della Chiesa. Perciò ogni minaccia alla dignità e alla vita dell’uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa.
Oggi questo annuncio si fa particolarmente urgente per l’impressionante moltiplicarsi ed acutizzarsi delle minacce alla vita delle persone e dei popoli, soprattutto quando essa è debole e indifesa. Alle antiche dolorose piaghe della miseria, della fame, delle malattie endemiche, della violenza e delle guerre, se ne aggiungono altre, dalle modalità inedite e dalle dimensioni inquietanti.
Tutto ciò che è contro la vita stessa , tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per violentare l’intimo dello spirito; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni infraumane della vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, le schiavitù, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiosi condizioni di lavoro con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili.

Urgenti e necessarie sono numerose riforme sociali. Del tutto urgente è lo sforzo di educare le coscienze per sconfiggere un turpe fenomeno di sfruttamento (turismo sessuale, filmini pornografici, prostituzione infantile, pedofilia…) che ha assunto ormai dimensioni mondiali.
In conclusione urge annunziare Cristo che ci libera da ogni male. Cristo è venuto per tutti!
L’universalità della Redenzione, uno dei dogmi di cui il cattolicesimo fa la sua più forte affermazione, e da cui trae la sua stessa definizione, è fra le verità più grandi che siano state annunciate all’umanità. Da questa verità scendono altre note affermazioni: l’eguaglianza fra i popoli, la fraternità tra gli uomini etc. E’ il dogma che fa cadere i privilegi, le prepotenze, le oppressioni, lo stesso clientelismo, i ricatti, l’usura, il rischio di schiavitù, il maledetto caporalato, le dittature, le sopraffazioni, gli imperialismi, i colonialismi e suscita il rispetto della persona umana in qualunque vita essa si presenti, sostiene la supremazia e la giustizia fra gli uomini, fonda la democrazia vera, positiva e progressiva, nel diritto delle genti e delle relazioni pubbliche e private.
Urge recuperare i valori cristiani, etici e morali, che sono alla radice della vita. Tali valori di vita vanno riaffermati con precisi impegni, negli ambiti della famiglia, del lavoro e della giustizia sociale, della scuola, della cultura, del costume pubblico, della comunicazione sociale, della scienza, della tecnica, dell’arte, della politica, dei rapporti internazionali.

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