AGC
Mina Vagante

Lento, il recinto non regge;
vorace, è la fiera nel gregge.
Belva feroce;
killer atroce.
Flagello globale;
monarca del male;
senza respiro, patire,
senza respiro, morire.
Strage, terrore, paura:
stravolgi la sepoltura.
Solitudine fra tanti;
soli in sala, soli coi Santi.
Come al mare così ai monti,
invasivo, crudele non fai sconti;
non ti palesi, celi il mandante,
sei al par di una “mina vagante”
Colme le tombe,
schiere di bare:
è un’ecatombe,
finite le lacrime da versare.
E va per le vie, desueto,
il silenzio eloquente
e per le case, assueto,
il clamor della gente.
Tremante, s’ode chi prega,
ma c’è pure chi se ne frega:
sui social quanta baldoria!
Mai tanta a fare la storia.
Famose note di canti e suoni
propiziatori, van dai balconi
agli angelici camici bianchi:
tanto avviliti, m’affatto stanchi.
Quale torto quale offesa?
Quale parte è stata lesa?
Ché ti scagli furibondo
e dai scacco a tutto il mondo?
Tu bacchetti l’ingrato
perché sporca il creato,
si comporta da matto:
sputa nel suo stesso piatto!

Niente perdono alla tua risposta!
Solo il Supremo sa quanto costa.
Ora, impotente, la scienza arranca,
ma prima o poi avrà la sua spranca.
Placato lo sdegno, recepita la lezione,
di parole nuove sarà la canzone.
Tracce dei danni su tutta la terra,
vincerai la battaglia, ma non la guerra.
AGC 18 marzo 2020
Poesia recitata dall’autore il dr. Antonio Giulio Covino