Giovanni Labanca
Finalmente! Finalmente una esposizione chiara e lucida, quella dell’amico Antonio Amatucci nell’articolo “La Centrale Idroelettrica sul Frido, una strana storia di ordinaria incongruenza” pubblicato in data odierna su questa testata, articolo fatto da un amministratore competente, che ha saputo e sa il fatto suo.

Io seguo sempre le vicende di casa nostra, specialmente del Parco del Pollino, che, si può dire senza smentite, sia nato anche dalla mia penna di giovane corrispondente della Gazzetta del Mezzogiorno, negli anni 60.
Il Parco descritto e ipotizzato dal CRN, dall’ingegnere Ferrara e Gianni Rusciani , dal Principe Filippo di Edimburgo, da Italia Nostra dell’amico Antonio Cederna, dalla WWF, è ora l’esatto contrario, fino a travisare tutte quelle che erano le prerogative e le aspettative. In poche parole: doveva interessare massimo 15 comuni lucani della montagna e un paio della sponda calabra; doveva essere diviso in tres partes (come la Gallia di Giulio Cesare, reminiscenze scolastiche.
La prima, Zona A, riguardava le vette con i Pini Loricati, i faggeti e gli abeti, da preservare con il massimo rigore, salvo la Zona B parte più meridionale e pianeggiante, riservata al pascolo e le attività agricole consuete, che andavano incrementate e razionalizzate al meglio, con riguardo alla pastorizia. Infine, ZONA C, riguardava i paesi, di cui era previsto un rigoroso risanamento igienico-ambientale, soprattutto delle case abbandonate, che, in seguito, avrebbero potuto essere affittate ai villeggianti.

Un piano bellissimo che avrebbe veramente fatto risorgere la nostra zona. Tutto bello, troppo bello per essere vero. Mi ricordo che con Giacomo Fasiello, indimenticato sindaco di Terranova, abbiamo girato, a piedi, tutte le frazioni per spiegare cosa sarebbe cambiato. Bisognava solo fare la legge ed era fatta. E qui conciano i guai. La Regione ci mette le mani, i politici ci mettono le mani e i piedi e ci troviamo, per farla breve, a quello che, diventato il Porco del Pollino, (così lo chiamano) ha creato solo burocrazia, disordine, malumore, allargament
Che si fa, nessuno lo sa, fa anche rima. Il mondo politico lucano, sempre distratto da altri affari, non prende una decisione univoca, mentre la fresca e chiara acqua del Frido è in attesa di sapere se deve continuare a dissetare i comuni, come è nato per fare, o far girare turbine per fare corrente, che pure ci vuole.

Amatucci ha fatto il punto dell’attuale situazione ed invita tutte le parti a trovare un accordo che tenga presente di salvaguardare le peculiarità per cui il Parco è stato istituito. Bisogna fare presto, però, altrimenti, con l’acqua, se ne vanno parecchi milioni che potrebbero servire a ben altro. Dopo questi interventi, giungerebbe gradita e definitiva la voce dell’autorità competente, Il sottoscritto, malgrado tutto, avrebbe preferito, visto le cose come stanno, che la montagna fosse rimasta in mano ai veri padroni, ai contadini e alle popolazioni che per anni l’hanno custodita con amore.
Mi sembra bene quello que lei a lottato da anni ,figurati con il sindico Giacomo Fasiello,coincido nell’argomento di preservare la montagna ,pero purtroppo il mondo no sta bene ,e propio vuol distruggere tutto.Grazie e saluti.