PD: “Democraticamente” – Ciao Compagno EMMA –

Provare a riassumere la vita, l’esperienza e la militanza di Emanuele Macaluso in poche righe è compito complesso e delicato.

Emanuele Macaluso ha attraversato quasi un secolo di storia del nostro Paese, ne è stato raffinato interprete e perseverante protagonista. Ha vissuto le piaghe secolari della sua terra, la Sicilia, gli anni ostili ed oscuri del fascismo, la clandestinità della lotta come dell’amore, l’avvento di una nuova era da sindacalista, segretario regionale della CGIL di Di Vittorio a soli ventitré anni, e poi da politico, nel Partito Comunista che fu di Togliatti, che lo volle nella Direzione Nazionale di Botteghe Oscure nel 1959.

Un pensatore perspicace ed assennato, un fervido uomo di cultura, amico di Sciascia, del quale condivise le ragioni del garantismo, ma anche appassionato combattente, sia al fianco di operai e contadini, vessati dal latifondo e dalla mafia, sia dalle colonne de ”l’ Unità” di cui fu firma e direttore fra il 1982 ed il 1986.

Mario Maurella

E’ stato un comunista “all’ italiana”, avrebbe detto il suo conterraneo Andrea Camilleri, una mente capace di districarsi dall’ indeterminato groviglio ideologico che ha sovente contraddistinto una parte del panorama comunista nazionale, più incline ad esegesi estere piuttosto che alla concreta sfida di costruire una consapevolezza politica ed intellettuale affine alle esigenze della realtà popolare.

“Una battaglia politico-culturale”, era solito invocare, tra le fila dei cosiddetti “miglioristi”, la corrente del PCI più propensa ad indirizzare l’azione politica e sociale verso un riformismo moderno e ad una idea di sinistra in grado di evolversi con e per la società mutevole che si delineava, soprattutto all’ indomani della caduta del Muro.

Amico di Enrico Berlinguer, che gli confidò l’indicibile segreto del fallito attentato bulgaro ai suoi danni, e del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; impavido ed esemplare oppositore del fenomeno mafioso, fu suo il primo comizio che si tenne a Portella della Ginestra dopo l’atroce strage del Primo Maggio 1947.

E poi, ancora, fautore dell’originale esperimento del “milazzismo”, lettore vorace, giornalista, scrittore con “50 anni nel PCI”, sua biografia, “Da cosa nasce cosa”, “Al capolinea”; per lui la scrittura era sinonimo di vita, partecipazione, lotta.
Venne persino arrestato per adulterio, colpevole di essersi innamorato di una donna già sposata e con figli, la sua amata Lina, per la quale dovette fronteggiare un’ulteriore lotta.
D’altronde, in privato come in politica, la traiettoria di Emma, acronimo con cui siglava i suoi corsivi, è stata segnata dalla passione e dall’ impegno, da un amore per la vita unico ed immenso.
L’ esistenza di chi, quasi fosse uno scherzo del destino, ci ha lasciato a cent’anni dalla scissione di Livorno.

Emanuele Macaluso

Lo spessore e l’acume del personaggio e dell’uomo Macaluso meriterebbero una descrizione ed un racconto più ampi e dettagliati, un’indagine approfondita delle diverse sfaccettature che lo hanno contraddistinto e che ne hanno reso indelebile il ritratto, l’esempio del passato e del futuro, per il futuro, una stella polare verso cui qualsivoglia sinistra di domani dovrà, ineludibilmente, volgere lo sguardo.
Con le toccanti e struggenti parole del ministro Peppe Provenzano: “Dallo zolfo alle stelle!”.

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