Riforma della Politica

Via libera al premier Draghi da Camera e Senato per avviare una nuova ricostruzione di un governo che nasce in una situazione di emergenza in cui già si parla delle fibrillazioni e dei contrasti insanabili.

Ernesto Calluori

I partiti sono stati costretti e rimettersi all’appello del Quirinale per accettare una coabitazione forzata, con l’eccezione di Fratelli d’Italia. Le fibrillazioni, lungo il percorso diventeranno una costante nella vita del governo da tutte le forze che hanno aderito di sostenerlo. Ciò significa che la riforma della politica come espressione di partecipazione alla vita pubblica è entrata in profonda crisi. Le dichiarazioni di voto lasciavano presagire un coro di “volemesi bene” fino all’arrivo del Recovery Plan essendo iniziata una nuova occasione storica – secondo Graziano Del Rio – “per essere all’altezza di quelli che dovremmo essere e non per quelli che siamo“.

Si è rotto, invece, l’equilibrio sul quale poggiava il rapporto tra etica e politica. Conseguentemente, sono entrati in crisi i partiti, i quali, anziché contribuire all’elaborazione della politica nazionale sono diventati, strumenti e SpA privilegiando un rapporto con gli imprenditori, trasformandoli in centri nazionali e periferici di affari. Per recidere il suddetto legame occorre sciogliere altri nodi. Il primo: riformare le coscienze e subito dopo procedere con urgenza alla riforma elettorale con l’introduzione del sistema proporzionale.

Camera dei Deputati

Lo scrittore francese Charles Maurras ebbe ad affermare nel suo libro “L’action francaise“ a proposito di politica e poterebisogna aspettarsi tutto in politica, dove tutto è permesso, fuorchè lasciarsi cogliere di sorpresa”. Un’altra affermazione di Andrè Suares che fa il paio con quella appena citata è “In politica la saggezza è non rispondere alle domande. L’arte, non lasciarsele fare”. Bisognerà battersi con coloro che stanchi di subìre da 20 anni l’emergenza del “non governo“, scelgano le riforme reali in luogo delle chiacchiere che solitamente si fanno sul riformismo.

Bisogna, in una parola, rigenerare questa classe politica e riuscire a cancellare l’attuale nomenclatura. I nuovi schieramenti – attenzione – pieni di buone intenzioni e buone premesse difficilmente saranno alternativi ai partiti, quantunque costituiscono un agglomerato eterogeneo con indefiniti obiettivi. Ci sono spazi ampi da recuperare, bisogni e sentimenti da rappresentare a misura d’uomo da proporre in modo giusto alla gente. Per soddisfare ciò occorre un nuovo modo di far politica che metta al centro “l’uomo” con le sue contraddizioni, con i suoi bisogni. La centralità di questo problema è stato capito nella sua vera specificità dalla Chiesa e dal Centro della sua cattolicità.

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