Ernesto Calluori
L’esperienza dell’epidemia da Covid-19 suscita molti interrogativi di diversa natura: medico-scientifici, sociali, economici.
Si tratta da un evento di gravità eccezionale che ha colpito ciascuno di noi e la collettività da evocare tempi di guerra. E, come ai tempi di guerra, abbiamo assistito allo spiegamento di imponenti difese, a decisioni straordinarie fino alla sospensione di alcuni diritti fondamentali.
Sono reazioni che rendono evidente come la pandemia sollevi altrettante domande sul funzionamento dei sistemi così come sulla idoneità a dare risposta a nuove esigenze che di seguito è nostra intenzione lambire e non approfondire.
Ai fini della nostra analisi è interessante esaminare tra i molti interrogativi che la pandemia suscita, quello, ad esempio, della società civile minacciata dalla globalizzazione in tanti modi diversi.
La globalizzazione economica sembra essere associata a nuovi tipi di esclusione sociale. Le disuguaglianze, innanzitutto, in termini di reddito sono aumentate. E’ certo, però, che povertà e disoccupazione minacciano la struttura portante di questa società.
Altro tema è quello della libertà la quale fiorisce in un clima di fiducia in se stessi e nelle opportunità offerte dal proprio ambiente. Quando la fiducia comincia ad incrinarsi anche la libertà arretra su una posizione caratterizzata dalla guerra di tutti contro tutti.
Un’altra grave causa di degrado ambientale è l’estinzione che attualmente minaccia migliaia di specie vegetali e animali. Gli incendi, che ogni estate distruggono centinaia di ettari, costituiscono un altro motivo di danno ambientale in cui periscono oltre agli alberi, tantissime forme di vita che nell’ecosistema boschivo trovavano il loro naturale habitat.
La situazione è dunque molto grave e l’unica possibilità di una inversione di tendenza risiede nell’opinione pubblica che dovrebbe, infatti, richiedere con forza al governo di porre un freno al disfacimento del patrimonio naturale alla luce di principi ispirati al rispetto ambientale.